Le foto shock del cadavere di Riccardo Magherini arrivano in Senato

ATTENZIONE, LE IMMAGINI CONTENUTE NELL’ARTICOLO POTREBBERO DISTURBARE

 

 

 

Il fratello di Riccardo Magherini accompagnato dal suo legale, Fabio Anselmo, e dal senatore del PD Luigi Manconi hanno presentato in Senato le immagini inedite del corpo dell’uomo, sulla morte del quale chiedono che sia fatta chiarezza, sospettando un abuso di polizia simile ad altri che hanno funestato le cronache recenti.

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UN CASO DI MALA-POLIZIA? – È Andrea Magherini, fratello di Riccardo, a mostrare le immagini dell’ex calciatore morto il 3 marzo a Borgo San Frediano, a Firenze, dopo essere stato bloccato dai carabinieri in seguito a una crisi di panico, secondo la procura provocata dall’assunzione di cocaina. Secondo alcune testimonianze, due dei quattro carabinieri intervenuti avrebbero dato dei calci a Magherini mentre era a terra, ammanettato a faccia in giù, con le braccia dietro la schiena e a torso nudo, oggi la famiglia tenta la strada già intrapresa dai Cucchi, dagli Adrovandi e dagli Uva, che solo dopo aver mostrato le immagini dello stato pietoso dei corpi dei loro parenti defunti sono riusciti a imprimere una svolta alle relative indagini. All’epoca i fatti furono raccontati così da La Repubblica:

Riccardo Magherini, ex calciatore cresciuto nel vivaio della Fiorentina e figlio di Guido Magherini, a sua volta ex giocatore di Palermo e Milan, si era appena separato dalla moglie e, dopo essere tornato a vivere con la madre aveva affittato una stanza in una pensione a San Frediano. Aveva sicuramente un passato, e forse anche un presente, di consumo di sostanze stupefacenti. Ricostruire quello che è accaduto quella notte però non è semplice. Domenica sera è a cena in un ristorante con dei commensali, pare tranquillo. Poi è per strada, vaga per il quartiere, urla, grida che gli anno rubato il portafoglio e il telefonino. Entra in una pizzeria lì vicino in cui era di casa, Il Borgo, ed è visibilmente agitato: urla nuovamente, prende il telefono a un cameriere, sfonda la porta a vetri di ingresso, esce e sale sulla macchina di una donna.

La donna, che lo descrive visibilmente alterato ma non pericoloso, lo fa scendere. Lui continua a vagare per strada, cerca di entrare in un’altra pizzeria. Nel frattempo arrivano i primi due carabinieri che cercano di fermarlo e sono aggrediti, ne sopraggiungono altri due, in quattro lo immobilizzano a terra e lo ammanettano. Magherini resta a torso nudo, pancia a terra, immobilizzato per lunghi minuti. Poi verso l’una di notte sono gli stessi carabinieri a chiamare il 118, che una volta sul posto chiama un medico. Trasportato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Santa Maria Nuova, alle 2.45 è constatato il decesso.

LE ACCUSE AGLI AGENTI – Ci sono però numerose testimonianze e un video che hanno animato una controinchiesta condotta dagli avvocati Luca Bisori e Antonio D’Avirro, legali di Guido e Andrea Magherini, rispettivamente padre e fratello della vittima.  Testimonianze che raccontano di un uomo preso a calci a lungo, in particolare calci al fianco e all’addome, mentre era sdraiato a terra e di soccorsi chiamati quando ormai non reagiva più: «Per una quarantina di minuti Riccardo è stato steso a terra immobilizzato dai carabinieri con un ginocchio sulla schiena. Era ammanettato ed è stato percosso”, intanto Riccardo urlava: «Sto morendo, sto morendo» ha raccontato un testimone alla trasmissione «Chi l’ha visto», ma ce ne sono diverse e concordanti a sostenere questa ricostruzione, tanto che la procura fiorentina ha già identificato i militari che hanno proceduto quella notte e aperto un’inchiesta per stabilire se gli agenti intervenuti abbiano travalicato i limiti al legittimo uso della forza nel contenere l’uomo.

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L’APPELLO AI MEDIA – I video e le foto sono appena stati presentati in Senato in una conferenza con Luigi Manconi e Fabio Anselmo, appena nominato legale della famiglia. Sono le immagini e le voci di un fermo violento in una strada di Firenze. La vittima che grida ripetutamente aiuto. I carabinieri su di lui, le manette ai polsi, l’ambulanza senza un medico. Sul corpo segni evidenti di percosse, mentre s’attende ancora che l’autopsia dica una parola definitiva sulla causa della sua morte, per ora ha solo escluso l’infarto. La famiglia invita chiunque abbia ulteriori testimonianze o registrazioni, si è parlato dell’esistenza di una altro video, a farsi avanti e a contribuire alle indagini.

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