Niente selfie agli Uffizi

In un mondo in cui farsi le selfie davanti ai quadri famosi è ormai diventata una moda, il Mibac, l’avveniristico Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, ha deciso che continuare a impedire di fare le foto nelle gallerie d’arte sia un’idea vincente. Complimenti. Se è vero che le foto con il flash sono dannose per i dipinti, è altrettanto vero che le foto senza flash e con gli smartphone non possono far male alla cultura e la Venere di Botticelli non si offende se viene immortalata vicino alla Sciura Tina in gita. Anzi, come si diceva, possono diventare un utile e gratuito veicolo promozionale per i musei stessi e per i paesi e le città che li ospitano. La selfie è una specie di pubblicità porta a porta (ma molto meno fastidiosa), che diffonde in modo capillare sui social network faccioni e, unitamente a questi, concetti. Questo l’hanno capito dappertutto meno che in Italia, dove vige la morale parruccona e asfittica del divieto aspecifico di fare foto nei musei. Nessuno mette in discussione il copyright sulle immagini e il divieto di riproduzione. Ma cosa c’entra questo con un’innocente foto di fianco a un’opera d’arte più o meno famosa?

ICONOCLASTIA IN PINACOTECA – L’altro giorno ero in visita agli Uffizi, che, come tutti sanno, è una delle più straordinarie pinacoteche sulla faccia della Terra. Era metà settimana ma c’era una folla spaventosa di gente la più varia. Ebbene, i poveri custodi erano indaffarati a impedire alla selva di ragazzini italiani e stranieri in gita scolastica di scattare selfie o innocenti foto dei compagni di scuola davanti ai dipinti da condividere su Facebook et similia. A dire il vero c’erano anche molti adulti che cercavano di farsi foto. Gli italiani lo facevano di nascosto perché conosco le muffose regole dei musei autoctoni, gli stranieri, soprattutto i più giovani, estraevano con naturalezza lo smartphone e cercavano di mettersi in auto-posa, per poi essere sgridati dal personale della galleria. Poveri custodi, non è certo colpa loro, che fanno semplicemente il proprio dovere. È la regola che è superata dai tempi, è lei che deve tramontare anche qui come è già accaduto altrove. Dopo aver attraversato intere sale sentendo la litania del no-photo e aver sentito cose tipo che non è dignitoso ritrarre se stessi vicino a un’immagine sacra (e perché mai, non siamo noi forse fatti a immagine e somiglianza del divino?), dopo aver compreso che c’è gente che rinverdisce i fasti dell’iconoclastia in un luogo strapieno di immagini, ecco presentarsi, secondo la dantesca legge del contrappasso, la solita eccezione alla regola, anzi le due eccezioni alla regola.

URCA CHE BEI VIP – Nella sala di Botticelli arriva di corsa un nugolo di fotografi con macchine fotografiche galattiche dotate di flash accecanti. Stanno seguendo due uomini del mistero (chissà chi diavolo erano), che però se la tiravano moltissimo ed erano vestiti in modo molto elegante. Questi due si piazzano davanti al celeberrimo quadro della Primavera belli sorridenti e lì partono decine e decine di sparafleshate sul povero dipinto. Le custodi cercano di intervenire, ma vengono immantinente freddate da quello che deve essere il loro superiore, che si trova nel corteggio dei due individui potenti e famosi, i quali possono farsi tutte le cavolo di foto che vogliono davanti a tutti i cavolo di capolavori che pare loro, con il benestare di tutti. Mentre il gruppo esce in gloria dalla sala per andare a sparafleshare da qualche altra parte, entra un celebre personaggio televisivo (di cui non faccio il nome perché prima di questo fatto mi era davvero simpatico e non vorrei che venisse in antipatia anche a voi), che si mette in tutta tranquillità a farsi le selfie, piazzato stavolta davanti alla Nascita di Venere, che forse gli piace di più della Primavera. Anche in questo caso le custodi provano a intervenire, ma ancora una volta viene detto loro di lasciar perdere. Alcuni stranieri e ragazzi cercano di imitare il vip della tivvù, ma vengono immantinente redarguiti. Lui vede quello che succede e ridendo se ne va in un’altra sala, probabilmente a scattare altre selfie. LA

DEMOCRAZIA PASSA ATTRAVERSO LE SELFIE? SÌ – Le povere custodi, circondate dagli astanti che si lamentano, sono arrabbiate e mortificate e, con il loro simpatico accento toscano, spiegano di aver ricevuto ordini dall’alto e che i vip agli Uffizi possono fare quello che vogliono, perché loro non devono attenersi alle regole che sono valide per gli altri. Così, nell’aprile 2014, in uno dei posti più belli del mondo, dentro il cuore del Rinascimento, si ha la ventura di sprofondare nella solita italietta arbitraria e patetica, che non si rende conto dei fermenti che agitano il mondo ma è straordinariamente attenta a concedere privilegi ai cosiddetti vip televisivi, che non si curano di noi ma passano e vanno. E chi l’avrebbe mai pensato che dentro una selfie potesse nascondersi un principio democratico? Eppure è così, la democrazia passa anche attraverso la libertà di farsi le selfie.

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