La Gabbia e le nomine di Matteo Renzi

LA GABBIA, EURO CAPRO ESPIATORIO? – La professoressa Elisabetta Gualmini leggendo il confronto sui sondaggi Ipsos che determinano un calo di Forza Italia spiega che al momento si sta superando la differenza tra destra e sinistra a causa del cambiamento nell’elettorato. E con il cambio della politica, continua la Gualmini, potremmo arrivare alla ripresa perché sarà il rinnovamento la chiave della riforma. Per Giordano invece è l’uscita dall’Euro la chiave di uscire dalla crisi e per questo si difende la crescita dei partiti euroscettici e di estrema destra, avversati dalla Gualmini che sostiene come le forze conservatrici siano proprio quelle più estreme. Interviene Adinolfi, sparito in precedenza, dicendo che secondo lui Renzi e Grillo sono le stessa faccia della medaglia. E che i voti persi da Forza Italia finiranno nel Movimento Cinque Stelle. E dopo questo scambio di battute si parla dei riciclati del Partito Democratico a partire dalle Primarie fino ad arrivare alle Europee perché, per dirla come Corradino Mineo, visti i sondaggi alti tutti cercano in un modo o nell’altro di salire sul carro del vincitore.


LA GABBIA, IL RUOLO DEL POTERE – Paragone dopo la storia Marcegaglia dice che Renzi ha voluto mandare un messaggio a Giorgio Squinzi nominando Federica Guidi ed Emma Marcegaglia, due nemici del Presidente di Confindustria. Giordano e Gomez dicono che è gestione del potere ma nessuno ricorda che Squinzi è stato vicepresidente della Marcegaglia. Si propongono poi alcune domande del pubblico con gente che si chiede perché il neopresidente dell’Eni non si tagli lo stipendio mentre un altro non capisce come possano essere controllati i nominati tecnici mentre un altro chiede cosa devono fare per essere mandati via. E finita questa parentesi si va al Senato con lo scontro tra Cinque Stelle e Pietro Grasso, presidente del Senato, con l’espulsione del senatore Santangelo. E per farlo si parte da Grillo arrivato a Roma per l’ultima tappa del suo spettacolo sull’Europa. E sulla conferenza stampa relativa all’abolizione di Equitalia dice che quest’istituzione rappresenta un rapporto criminogeno con i cittadini e che per questo Equitalia va abolita per una questione di giustizia anche perché ora i suicidi non fanno più notizia, in quanto devastati da un sistema criminogeno. Ed in conferenza stampa si scaglia contro Renzi ed il governo, dicendo che a capo dell’esecutivo c’è un pagliaccetto che fa tutto entro il 25 maggio, con gli 80 euro che sono in fondo una prova di voto di scambio. E lui è un capo politico mentre il candidato posto contro di lui è la democrazia. E relativamente alle nomine, Grillo dice che tutti sanno la struttura aziendale della signora Marcegaglia e non c’è un innovatore ma la strategia del fossile. E lui non frequenta quelle persone per mentalità anche se lui non ha niente contro una signora intelligente e degna. Si prosegue con Grillo che dice che se si prosegue con la strategia di nominare persone che investiranno sulle grandi opere sarà un disastro.

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LA GABBIA, I FUGGITIVI DALLA GABBIA – Vengono proposte le fughe da domande ritenute scomode da parte dei giornalisti di Paragone. A fuggire sono Antonio Martino, Sandro Bondi, Alessandro Profumo, Giuliano Amato e Matteo Renzi. Si torna poi dalla pubblicità con un pezzo su Padoan che non risponde alle domande sulle nomine pubbliche, nomine che premiano la continuità tra fedelissimi del Primo Ministro e del potere in generale. Vengono eviscerati i casi Marcegaglia, Mancuso, Rao. Spazio poi al nuovo ospite, Marco Veronese Passarella, docente di economia a Leeds che prende il posto di Adinolfi. Passarella commentando le nomine dice che ci sono molti profili liberisti, segno di una volontà di dismettere approfittando anche dell’interesse di banche come Goldman Sachs. Ed il sospetto è che si vogliano dismettere le partecipazioni per abbassare il debito è pericoloso. Le vendite si fanno poi quando gli asset valgono molto, ma oggi lo shopping italiano costa poco e chi sta all’estero è molto interessato ad inserire liquidità in aziende dall’alta capitalizzazione nella borsa. Formigoni dice che ora non è il momento di privatizzare mentre dal punto di vista della dottrina si possono cedere partecipazioni non strategiche. Quindi Eni ed Enel devono rimanere sotto il controllo pubblico e bisogna stare attenti a non perdere su prezzi e soldi. Blackrock punta sulle Poste e, commenta Mario Giordano, non ha senso che lo stato gestisca una banca come oggi sono le Poste. Peter Gomez riprende le parole di Renzi a Ottoemezzo che si è lasciato sfuggire che l’Eni è un mezzo d’intelligence, dicendo che è Eni è un mezzo importante dei servizi segreti italiani. Formigoni dice che Eni al di là di tutto sostiene il potere in paesi difficili come accaduto in Libia e che quindi non è così grave. Passarella, parlando di Finmeccanica, continua a dire che se si perdono le partecipazioni strategiche mentre Paragone ricorda che ora sono entrati anche Aspen, la tri-lateral e Bilderberg. Si passa poi a parlare del caso Marcegaglia, alla nomina alla presidenza dell’Eni ed alla protesta di 167 dipendenti dello stabilimento milanese di Viale Sarca ed al fatto che la produzione di pannelli solari verrà spostata a Pozzolo Formigaro, in provincia di Alessandria. Si ricorda che a Pozzolo Formigaro ci sono 50 esuberi e che l’area su cui sorge l’impianto di Milano è appetibile dal punto di vista edilizio. E sul montacarichi di La Gabbia c’è uno degli operai di Viale Sarca, Massimiliano Murgo, che ripete che secondo l’azienda bisogna chiudere e che per questo bisogna spostare la produzione ad Alessandria con il trasferimento di 167 persone mandandovi a lavorare a 110 chilometri. E la proiezione sociale è arrivata dopo la nomina all’Eni. Intanto Marcegaglia ha 400 esuberi con la chiusura dell’impianto di Taranto in cui si producevano impianti fotovoltaici. E Murgo spiega che secondo lui questa è la prova che qualcosa sapeva dal punto di vista delle nomine.

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LA GABBIA, RENZI COME BERLUSCONI? – Formigoni stupisce la platea quando dice che Renzi ha fatto un’operazione personale di puro potere scegliendo persone con capacità ma tenendo conto anche degli aiuti al Pd e personaggi come la Marcegaglia che con una sua azienda è in conflitto con Eni. E Nuovo Centrodestra è incazzato perché Renzi sta facendo come Berlusconi mettendo insieme il potere realizzando un castello proprio. Paragone trova la notizia della serata dicendo che Nuovo Centrodestra è nervoso e ricordando -e trovando l’appoggio di Formigoni- che il cambio Letta-Renzi è nato anche per fare le nomine, l’ex presidente della Regione Lombardia dice che è successo certamente ed ha così dato autorevolezza al suo potere, mentre Ncd è entrato al governo nella speranza che cambiassero le cose. E Paragone, a questo punto, si chiede, testuali parole: «ma che cazzo ci fate in maggioranza con loro?». Adinolfi lancia la crisi, Formigoni si chiude in difesa con Giordano che lo incalza. Peter Gomez invece spiega che ciò che sta facendo Renzi è cercare di andare alle elezioni con una speranza di un buon risultato e poi vederlo agire. Ora siamo ai giochini preliminari ma non è un bel vedere. Viene presentato un pezzo sugli amici di Renzi con Roberto D’Agostino che spiega che i nominati sono tutti amici di Renzi come Antonio Campo dall’Orto, ex La7 oggi alle Poste, o l’avvocato di Alfano o Salvatore Mancuso, coinvolto il 9 aprile scorso nel crac Zunino. D’Agostino dice poi che De Gennaro doveva essere sostituito da Marta Dassù, ma Napolitano ha ripreso Renzi per la collottola mettendo l’ex capo della Polizia in Finmeccanica. Analizzando le nomine di Renzi nel dettaglio si parla di Luigi Zingales in Eni, che prima aveva detto che lo Stato doveva uscire dall’impresa salvo accettare una nomina. Poi c’è Andrea Gemma, l’avvocato di Angelino Alfano e curatore fallimentare del gruppo Valtur. Fabrizio Pagani, ex consigliere economico di Letta oggi espressione di Padoan. In Enel c’è Alberto Bianchi, finanziatore e legale di Renzi, con Gomez che aggiunge che è la cassa di Renzi. Adinolfi dice che non è un problema ottenendo la risposta di Formigoni che ricorda che questo sistema non è nuovo. Ed alla fine c’è Adinolfi che giustifica la presenza di persone vicine ma rifiuta l’idea che questa è la continuità del passato. Ed in Enel c’è anche Salvatore Mancuso che doveva andare in Eni ma poi a causa di un delirio si è trovato in Enel, presenza viziata da un processo in corso. Adinolfi continua a dire che queste persone sono valide ma interpellato sulla presenza di Rao dice che come lui è stato trombato alle elezioni e che a questo punto è stato bravo a riciclarsi. E si apre il caso Antonio Campo dall’Orto, enfant prodige della televisione, che potrebbe da lì saltare alla Rai a posto di Luisa Todini che lascerebbe Viale Mazzini. E Peter Gomez spera che almeno in questo caso ci siano le due udienze pubbliche in cui s’informano gli italiani del curriculum dei candidati prima di nominare un personaggio come ad esempio Campo dall’Orto che comunque sa di televisione.

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LA GABBIA, POLTRONIFICIO RENZI – E dopo aver salutato Daria Bignardi per tre volte, una su Twitter e due in diretta, Gianluigi Paragone dice che oggi si parlerà del sistema di potere nascosto dietro le nomine di Renzi. Vengono intervistati alcuni personaggi politici a cui si chiede conto anche della presenza dell’avvocato di Angelio Alfano. E dopo che Nico Stumpo dice di non sapere e Paolo Gentiloni parla di rinnovamento con molte donne, Italo Bocchino dice di essere nel nuovo consiglio di amministrazione di La7, con la giornalista che risponde che gli è sempre stato molto simpatico. Altri esponenti invece non sanno chi sono i nominati. Renata Polverini non risponde sulla pericolosità sociale di Berlusconi così come fanno Fioroni e Fiano. Ci sono poi le confidenze con Annarella, Osvaldo Napoli meno abbronzato del solito, Rotondi e Bonaiuti che sulle note di Anima Mia non risponde a nulla e saluta con una stretta di mano. E dopo il servizio vengono presentati gli ospiti, Mario Giordano, Roberto Formigoni, Mario Adinolfi, Peter Gomez. Si presenta un nuovo grafico, la ragnatela di Renzi. Adinolfi dice che la presenza di donne rappresenta una novità ma allo stesso tempo non bisogna negare l’uso del bilancino. Tuttavia secondo lui le persone nominate hanno valore e dignità. Di Gennaro è restato a Finmeccanica per via dei suoi rapporti con l’estero e con Napolitano, continua Gomez, aggiungendo che rispetto al passato qualche faccia migliore c’è. Ma se volessimo migliorare davvero si cambierebbero i criteri per la nomina dei manager pubblici che vengono scelti in base alle competenze. Secondo Formigoni la nomina di Moretti ad Ad di Finmeccanica rappresenta una criticità molto grave perché sembra che abbia tolto il cane da guardia dell’Alta Velocità dando una mano a Montezemolo e mettendo l’ex Ad di Ferrovie in un posto in cui prenderà più soldi (e si risolverà anche la questione Montezemolo), con la Borsa che ha reagito negativamente sulle nomine e specie su Moretti perché la nuova azienda è legata al mondo ferroviario. E Formigoni aggiunge che è stato Renzi ad esporsi con nomine personalistiche che coinvolgono anche Luisa Todini, Forza Italia, con Nuovo Centrodestra che conferma che è stato lui a scegliere le nomine. Lui dovrebbe raccogliere le proposte e fare una sintesi. Invece ha fatto solo lui. E questa è una notizia. Ncd resta fuori dalle nomine e da qualche parte recupererà. Mario Giordano ricorda poi che le presidenze non contano nulla e sono la cartina di tornasole del renzismo, ovvero di uno spot meraviglioso caratterizzato da una realtà diversa. Ad esempio si parla di svolta rosa ma poi togli il velo e trovi Roberto Rao, casiniano finito alle Poste. Peggio della Prima Repubblica. Adinolfi dice che così Renzi conquista centralità mentre per Giordano così s’ingannano gli italiani. Peter Gomez aggiunge che forse bisogna trovare un metodo diverso per evitare errori.

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LA GABBIA, LA PRESENTAZIONE – Questa sera a La Gabbia, il programma di approfondimento politico condotto da Gianluigi Paragone ed in onda su La7 a partire dalle 21.10, si parlerà di Matteo Renzi, delle nomine alle società partecipate dello Stato, si affronterà il nodo delle riforme e si discuterà dei servizi sociali inflitti a Silvio Berlusconi. Spazio poi al dibattito sull’Euro, sulle elezioni e sulla crisi, con le aziende italiane schiacciate dalla stretta del credito. Tra gli ospiti, annunciata la presenza dell’economista Michele Boldrin.

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