Come vengono fatti sparire i «migranti» di Lampedusa

C’è chi porta un dizionario bambara-italiano, chi regala sigarette, chi ricariche telefoniche. Vengono aiutati così, da 15 giorni, i 39 migranti ospitati presso l’Hotel Holiday di Monteroduni in Molise. Gran parte di loro proviene dalle coste libiche. Il loro primo ricordo in Italia? Lampedusa. Poi, dopo l’assegnamento di un codice personale, ognuno ha iniziato il suo viaggio. Rifugiati sì, ma smistati come pacchi postali di città in città. La notte tra il 22 e il 23 marzo sono arrivati nella struttura a due passi da Isernia. Molti di loro non hanno vestiti, cibo e scarpe necessari. A deciderlo il prefetto locale senza consultare o chiedere consenso al Comune. Perché? Perché il “sistema” lo prevede. Ma al loro arrivo i ragazzi si sono ritrovati senza nulla tra le mani. Nessuna associazione formalmente a supporto della struttura alberghiera, nessun psicologo, nessun mediatore culturale. Dietro la macchina della solidarietà non c’è lo Stato, bensì privati cittadini, Caritas e associazioni locali di volontariato. Colpa di una emergenza “gestita male”, colpa di fondi da assicurare ma si va avanti così da due settimane: assistendo i ragazzi e dando una mano ai gestori dell’albergo. Una situazione che avrebbe del paradossale se non fosse simile a quello che sta già accadendo in altre regioni d’Italia (ad esempio in Toscana).

MALTA-ITALY-IMMIGRATION-REFUGEE-ACCIDENT

A CHI SPETTA LA CURA DEL MIGRANTE – Come è possibile? Le pratiche, per la richiesta di asilo politico, possono durare dai 90 ai 150 giorni. Durante questa attesa lo Stato italiano si fa carico dell’assistenza del rifugiato. In Molise sono diciotto i comuni coinvolti nei progetti triennali finanziati dal Ministero degli Interni con i fondi FEI. C’è una graduatoria delle strutture attive per il 2014, scelte in base a criteri restringenti e altamente qualificati. Ma in casi di emergenza il prefetto può indicare altri luoghi adibiti all’accoglienza. In questo caso però il privato (in contratto con lo Stato) deve anticipare la somma nel caso in cui i fondi non siano subito erogabili. Quanto costa un rifugiato al giorno? 36 euro (iva inclusa). E’ questa la somma necessaria a garantire alloggio, vitto, ricariche telefoniche, biancheria e quant’altro serve per una esistenza dignitosa. Eppure ora sono i cittadini che aiutano di fatto la struttura alberghiera consegnando spazzolini da denti e sapone nelle camere. Come mai?

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SPAR E QUESTIONE FONDI – L’accoglienza migranti viene gestita tramite SPRAR, ovvero il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, formato dalla rete degli enti locali. Come funziona? Attraverso la realizzazione di progetti di accoglienza integrata si può accedere al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Si tratta di una concezione che va al di là del semplice pacchetto pranzo per il rifugiato e che include informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento degli ospiti. Ogni regione che aderisce alla convenzione ha un suo gruppo ospiti da sistemare nelle varie strutture locali. Qui è possibile risalire all’elenco delle proposte progettuali pervenute. A sollevare il caos fondi Sprar è lo stesso Unhcr che ha auspicato (pochi giorni fa) l’intervento del governo “con un piano per il 2014 che preveda anche il finanziamento alla rete dello Sprar“. L’alto commissariato per i rifugiati spiega: «Nel corso dell’audizione presso il Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, l’Unhcr ha ribadito il proprio apprezzamento per i salvataggi in mare svolti negli ultimi mesi nell’ambito delle operazioni di soccorso predisposte dal governo, sottolineando comunque la necessità di una maggior pianificazione delle misure d’accoglienza per i richiedenti asilo che potrebbero arrivare in Italia nei prossimi mesi». A rincarare la dose, a fine marzo, anche l’Anci: «Auspichiamo – anno rilanciato – quindi che si attivi nei prossimi giorni in tutta la sua capienza, l’intera rete dei progetti SPRAR, ed in particolare i “posti aggiuntivi” che garantirebbero in tempi celeri la disponibilità di quasi 7.000 posti in accoglienza, per i quali i territori hanno già dato la loro disponibilità. Posti che per essere attivati richiedono la disponibilità del finanziamento, ma allo stesso tempo anche di altre risorse che invece si stanno utilizzando in modo non efficace ed efficiente».

Hundreds Of African Migrants Feared Dead Off The Coastline Of Lampedusa

TAVOLO E MOLTIPLICAZIONE DI POSTI – Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), l’ARCI, la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes hanno inviato nei giorni scorsi una lettera aperta chiedendo al più presto un piano nazionale di accoglienza e integrazione. O perlomeno un tavolo che risolva la situazione “caotica” lungo lo stivale. Eppure il Governo, con una circolare diffusa l’8 gennaio 2014, ha annunciato l’aumento dei posti annuali previsti dal sistema: si è passati da 4 a 13mila. Stima degli arrivi previsti per il 2014? Oltre 40mila. Nell’ultimo tavolo nazionale si è parlato dei 43 mila arrivi totalizzati nel 2013. Sempre nella nota del Viminale si raccomanda  il coinvolgimento di realtà consolidate nel sistema SPRAR, preferendo, ove possibile, l’accoglienza in strutture non alberghiere. Importo di accoglienza massimo? Trenta euro al giorno per ospite (iva esclusa), necessari per vitto, alloggio, prima accoglienza, biancheria, ricarica telefonica (di 15 euro all’ingresso) e tanto altro. In pratica tutto quello che di fatto stanno facendo i monterodunesi in questi giorni (a loro spese e per iniziativa personale). Come è stato possibile? Semplice. Il ministero ha diramato una circolare del 19 marzo 2014. Tra le righe si delega alle prefetture la necessità di trovare strutture in situazioni di urgenza e trovare come coprire i costi di trasporto da e per alloggio. Insomma: tana libera tutti.

migranti sprar 3

(Fonte Progetto Melting Pot Europa

CONFLITTI TRA PROVINCE – Le strutture non erogano per bene? Chi controlla? Ci sono i fondi immediati per garantire il pacchetto giornaliero? Quali criteri si devono seguire per la loro individuazione? Non solo, in Molise c’è anche un problema di competenze. Il prefetto di Isernia aveva per esempio indicato un medico della Asrem locale per un primo screening degli ospiti. Screening che è stato sì fatto ma “invalidato”.  «Il giorno la prefettura di Campobasso – spiegano – ha “preteso” la competenza, delegittimando gli esami fatti. Ora una altra equipe (Asrem Campobasso) ha svolto un nuovo screening: dieci giorni dopo». Eppure le competenze spettano a Campobasso, o meglio al prefetto del capoluogo regionale. A ribadirlo è il vicepresidente della Giunta regionale del Molise Michele Petraroia: «Facendo seguito alla nota prot. n. 786 del 31.03.2014, viste le vigenti normative che assegnano al Prefetto del capoluogo regionale la funzione di coordinare il tavolo interistituzionale sull’immigrazione, e stante la disperata emergenza in cui versano i profughi giunti a Monteroduni (IS), sollecito la convocazione urgente di una riunione con tutti i soggetti coinvolti e le rappresentanze del Tavolo Regionale sull’Immigrazione, per individuare ad horas soluzioni tese ad assicurare delle risposte immediate per i generi di prima necessità, le cure mediche e altre esigenze impellenti». Esigenze che ora qualcuno dovrà pagare.  Servono ventimila euro erogabili fin da subito (gestiti man mano dal Comune). Venerdì si terrà un incontro con le prefetture per risolvere la querelle molisana. Fino a quel giorno la solidarietà di cittadini ed associazioni andrà avanti come sempre: senza l’ausilio di mediatori o realtà garantite nelle liste SPRAR. Chi metterà una “toppa”?

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