Quando lo psicopatico è vicino a te

Quando comunichiamo con altre persone siamo convinti di trovarci di fronte una persona con il nostro stesso modo di vedere il mondo, che attribuisce alle parole lo stesso nostro significato, che ha convinzioni di base uguali rispetto alle nostre, che riesce a concepire nella nostra spessa maniera quel che è giusto e quel che è sbagliato. E invece no, ci sono categorie di persone, come quella di coloro che definiamo ‘psicopatici’, che mal si combina con questa descrizione, una piccola fetta di popolazione caratterizzata da una diversa capacità di percepire emozioni proprie o altrui, e che spesso associamo esclusivamente alla schiera dei violenti o dei criminali ma che, in moltissimi casi, comprende persone che svolgono una vita normale senza che nessuno si accorga di alcun disturbo.

 

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IL TEST DI HARE – A parlarne è il quotidiano britannico Telegraph in un articolo a firma Tom Chivers che riprende oggi il parere e le storie di alcuni autorevoli scienziati della materia indicando qualche interessante risultato dei loro studi. A destare particolare interesse è soprattutto il test elaborato dal criminologo americano Robert Hare, denominato PCL-R, ovvero, Psychopathy Checklist Revised, e che comprende un elenco di 20 fattori della personalità ai quali attribuire un punteggio: 2 nel caso la persona esaminata ne sia dotata, 1 nel caso ne sia dotata parzialmente e, infine, 0 nel caso ne sia priva. Nella scala di Hare (coautore tra l’altro di un libro dal titolo ‘Quando gli psicopatici vanno a lavorare’) sono inclusi valori come la menzogna patologica, la superficialità emotiva, l’eccessiva autostima, la tendenza alla noia, i problemi comportamentali nei primi anni di vita, e viene considerato psicopatico un individuo che si avvicina ad un punteggio di 40, dai 30 in su.

INSOSPETTABILI – Stando al test, spiega dunque il Tepegraph, ci sono molte persone che ottengono punteggi molto alti, ma non sono riconoscibili come psicopatici e nè costituiscono un rischio per le altre persone. Spesso sono nostri amici, che magari si approfittano di noi, ma non certamente serial killer o altro genere di criminali. In un test che Hare con alcuni colleghi ha compiuto su ben 203 dirigenti d’azienda, ad esempio, è stato scoperto che il 4% risponde ai criteri dello psicopatico. Secondo il criminologo Hare non si tratterebbe di un dato casuale e non sarebbe un caso nemmeno il fatto che abbiano fatto registrare valori alti anche i manager attivi nel campo della finanza.

QUALCHE STORIA – Parla di psicopatici ‘borderline’ anche un altro esperto, James Fallon, neuroscienziato all’Università della California, che ha scoperto i suoi stessi tratti della personalità fossero compatibili con quelli dei comuni pazienti affetti da disturbo della personalità. In particolare, come racconta il Telegraph, era il 2005 quando Fallon osservava le sue scansioni cerebrali pensando di osservare in realtà quelle di un potenziale assassino. Lo psicopatico invece era proprio lui che in passato aveva esposto a gravi rischi i suoi familiari e che non aveva provato emozioni quando si era trovato in pericolo davanti alla polizia.

(Fonte foto: archivio LaPresse)

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