Il Rainbow Club di Milano torna a vivere nel Fuorisalone

Punto di riferimento della cultura underground milanese degli anni Ottanta e Novanta, il Rainbow Club è stato definitivamente chiuso nel 2008 e demolito per fare spazio alla costruzione di un nuovo complesso residenziale, lasciando almeno due generazioni di frequentatori abituali con la nostalgia per un locale ormai chiuso per sempre. O almeno così si pesava fino ad oggi.

Photocredit: Oliver Pavicevic/oliver.graphics/rainbow-project
Photocredit: Oliver Pavicevic/oliver.graphics/rainbow-project

DI NUOVO AL RAINBOW. PER UNA SERA – In occasione del Fuorisalone 2014, il designer e artista multimediale Oliver Pavicevic ha ricreato il Rainbow in uno spazio virtuale visitabile grazie a un’applicazione per smarphone e attraverso un tour interattivo che si terrà il prossimo 12 aprile presso il Rock’n’Roll club di Milano, in via Giuseppe Bruschetti, 1. Il progetto di Pavicevic si chiama «Ricordi? Il Rainbow» e, come si spiega sul canale YouTube di Pavicevic, il locale è stato infatti minuziosamente ricostruito attraverso programmi di modeling 3D, a partire da fotografie, planimetrie e ricordi personali condivisi. Navigando nell’applicazione o indossando il visore per la visita virtuale Oculus Rift, si potrà rientrare quasi fisicamente negli spazi del Rainbow per una sera.

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«RICORDI? IL RAINBOW» – Solo un’occasione per fare un po’ di amarcord durante i giorni del Salone del Mobile di quest’anno? Non solo. Perché il lavoro di Pavicevic vuole essere anche un modo per recuperare un po’ di memoria storica a una città «in continua trasformazione» che muta continuamente e riscrive ogni giorno la propria identità, spesso a scapito della cultura underground. «Quello che ho voluto fare – scrive Pavicevic – È stato ricordare uno di questi club, il Rainbow, ricostruendolo fedelmente e rendendolo esplorabile attraverso la realtà virtuale. Il mio progetto è ispirato sicuramente dalla nostalgia per ciò che si è perso, ma vuole anche essere un atto d’accusa contro questa continua cancellazione dei luoghi che hanno fatto la storia della città: certo una storia alternativa e non allineata, ma anche la storia in cui io mi riconosco, e con me molti altri».

IL RAINBOW, TRA VIRTUALE E SPAZIO FISICO – E, parlando del suo lavoro, dice: «Mi affascinava molto questa idea di usare il virtuale – che è spesso inteso come sinonimo di effimero – per ricordare e rendere permanente qualcosa di importante per me e per la città, proprio quando il reale – lo spazio urbano, fisico, fatto di cose e di mattoni – è diventato il luogo dell’oblio e della continua cancellazione».

(Photocredit: Oliver Pavicevic – oliver.graphics/rainbow-project)

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