Gianluca Busato e la «rivolta» dei militanti veneti

02/04/2014 di Alberto Sofia

Ha aizzato i proprio militanti con slogan come «arrestateci tutti», dando loro appuntamento in Piazza San Marco, a Venezia, per una dimostrazione con le bandiere del Veneto. Il leader di Plebiscito.eu, Gianluca Busato, ha lanciato nuovi attacchi contro lo Stato, bollato come «criminale e violento», dopo che il Ros con 24 arresti aveva bloccato il progetto del gruppo secessionista veneto «L’Alleanza», definito dal Gip come «eversivo, pronto a una deriva violenta per una rivolta popolare in armi». L’imprenditore, a capo della realtà locale che aveva organizzato la controversa consultazione online per l’indipendenza della Regione, ha così ripreso la battaglia dei venetisti. Non senza esprimere “solidarietà” nei confronti degli arrestati, alcuni dei quali per gli inquirenti trattavano per l’acquisto di armi con la criminalità albanese. Busato ha anche rievocato la retorica sui numeri del referendum, in realtà, rivelatisi gonfiati, come ha ricordato anche la Stampa: «Lo stato italiano ha perso la testa di fronte al processo democratico e pacifico in corso che ha visto l’89,10% di 2.360.235 di veneti votare sì all’indipendenza della Repubblica Veneta», ha attaccato, attraverso una nota pubblicata sul sito di Plebiscito.eu.

Padania

GLI ARRESTI CONTRO I SECESSIONISTI – Questa mattina, su ordine della Procura di Brescia, erano state eseguite le misure cautelari nei confronti di 24 persone (55 gli indagati in totale, 33 le perquisizioni), che facevano parte del gruppo secessionista veneto “L’Alleanza“, accusato di aver messo in atto «varie iniziative, anche violente», per ottenere l’indipendenza del Veneto (e non solo). L’accusa mossa dalla Procura di Brescia è quella di terrorismo (in base all’articolo 270 bis del codice penale). Tra gli arrestati ci sono numerosi veneti che militano tra le file del movimento indipendentista, compreso l’ex parlamentare e fondatore della Liga Veneta Franco Rocchetta  già sottosegretario di Stato agli Affari esteri tra il 1994 e il 1995 –  oltre agli ex Serenissimi Luigi Faccia e Flavio Contin e il leader dei Forconi Lucio Chiavegato. Quest’ultimo è il presidente degli imprenditori veneti della Life e promotore della mobilitazione del 9 dicembre, che era stata lanciata – non senza contrasti interni – con il siciliano Mariano Ferro e l’agricoltore pontino Danilo Calvani.  La Procura di Brescia ha ricostruito come le persone arrestate farebbero parte di «un gruppo riconducibile a diverse ideologie di tipo secessionista, che aveva progettato iniziative anche violente finalizzate a sollecitare l’indipendenza del Veneto e di altre parti del territorio nazionale». Compresa l’emulazione di quanto avvenne il 9 maggio 1997,  con l’azione dei “Serenissimi” , il gruppo che occupò piazza San Marco e il campanile di San Marco, per poi issare sulla cella campanaria la bandiera di Venezia. Tutto allo scopo di rivendicare la secessione del Veneto. Un’azione realizzata a pochi giorni dalla ricorrenza del bi-centenario della caduta della Repubblica di Venezia (avvenuta il 12 maggio 1797). Nelle indagini che hanno portato agli arresti di questa mattina, tra le accuse mosse al gruppo secessionista è emersa anche la «costruzione di un carro armato del peso di 40 tonnellate, «in grado di sventrare un edificio», che sarebbe servito nel progetto «eversivo» del gruppo per compiere un’azione eclatante proprio in piazza San Marco, forse durante il periodo delle elezioni europee. Ma non solo. Come hanno riportato gli investigatori, i secessionisti miravano alla «costituzione di una sorta di direttorio del nuovo governo Serenissimo, per le trattative con lo Stato italiano finalizzate alla secessione del Veneto dall’Italia».

Gianluca Busato Matteo Salvini secessionisti veneti

 

LE POLEMICHE LEGHISTE E GLI ATTACCHI DI BUSATO ALLO STATO –  Dopo la notizia degli arresti, non sono mancate le polemiche della Lega Nord, con Matteo Salvini che via Facebook ha attaccato lo Stato che «libera i delinquenti e arresta indipendentisti», tanto da “invitare” i propri militanti in piazza dei Signori a Verona domenica prossima. Il segretario non è stato l’unico nel Carroccio a difendere gli arrestati: «Non è più possibile riconoscersi in uno Stato che premia gli immigrati clandestini, tira fuori di galera i criminali e poi arresta i cittadini veneti che chiedono democraticamente la loro autodeterminazione. É inaccettabile che i veneti, che con il loro lavoro e le loro tasse hanno mandato avanti finora il Paese, non abbiano nemmeno la possibilità di rivendicare la propria libertà in maniera non violenta», ha aggiunto anche il deputato veneto della Lega Nord, Roberto Caon. Ma le parole e i toni più duri sono arrivati proprio da Gianluca Busato, il leader di Plebiscito.eu. Il capo dei venetisti ha già dato appuntamento ai propri militanti per manifestare questa sera alle 19, proprio in piazza San Marco a Venezia. Non senza propaganda, con tanto di difesa degli arrestati:

«Apprendiamo notizie che stanno già assumendo i connotati del ridicolo e dell’indecenza, a proposito di arresti di patrioti veneti. Sono questi gli ultimi rantolii dello stato italiano criminale, ladro e violento. Esprimo la mia totale solidarietà e vicinanza a Franco Rocchetta, Lucio Chiavegato, Luigi Faccia, Flavio e Cristian Contin e a tutti i patrioti arrestati questa notte con accuse che appaiono fin d’ora risibili»

Per poi aggiungere: «Lo stato italiano ha perso la testa di fronte al processo democratico e pacifico in corso che ha visto l’89,10% di 2.360.235 di veneti votare sì all’indipendenza della Repubblica Veneta», rilanciando i presunti numeri della consultazione on line autogestita – senza alcun valore dal punto di vista giuridico -, sui quali in realtà non mancano i dubbi sulla veridicità. Busato lancia con toni pesanti la sfida allo Stato: «La nostra rivoluzione democratica, evoluta, digitale non sarà di certo rallentata dai tentativi puerili e dalle buffonate messe in piedi da uno stato burletta, che non vuole rinunciare ai soldi che ruba dalle nostre tasche senza vergogna». Fino al lancio della manifestazione: «Prepariamoci per una mobilitazione di popolo, civile, composta, pacifica e democratica a sostegno della Repubblica Veneta», ha concluso. Aggettivi che stridono con i suoi attacchi contro le istituzioni.

LA STRUTTURA SECESSIONISTA E LA VIOLENZA – Se la Lega Nord e Busato hanno difeso gli arrestati dalle accuse, in realtà basta leggere le ricostruzioni del Gip per comprendere le finalità violente del gruppo secessionista:

«Nel programma dell’organizzazione si afferma la necessità di uso della violenza, al fine di provocare e guidate in armi una rivolta popolare, per giungere alla proclamazione della Repubblica Veneta». E si spiega come «l’organizzazione non ha di mira un’azione simbolica o meramente dimostrativa come nel maggio del 1997, ma al contrario ricerca armi leggere e progetta mezzi blindati effettivamente operativi e dotati di armi pesanti costruite ad hoc, con un piano che, pur avendo di mira Venezia ed altre città (tra le quali Brescia), stavolta prevede un’azione militare in senso proprio, con resistenza armata, per di più coinvolgendo al contempo un’ampia platea di manifestanti».

Con tanto di carro armato “artigianale” per l’azione a Venezia. Ma non solo: intercettato dai carabinieri del Ros, il bresciano Giancarlo Orini, tra i secessionisti finiti in manette, si esprimeva così: «Più che tagliare il salame abbiamo bisogno di caricare i candelotti di dinamite», aveva affermato, secondo quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. Alcuni militanti dell’organizzazione si sarebbero anche adoperati per reperire armi leggere attraverso dei contatti con la criminalità albanese, da destinare ai membri dell’organizzazione. Per il gip, inoltre, «i dirigenti del nuovo sodalizio teorizzano e mettono in pratica un’operatività su un doppio binario: uno dei quali costituito dal volto pubblico e legale di propaganda politica dei valori indipendentisti e secessionisti, l’altro costituito dalla creazione di una struttura organizzativa segreta, con reclutamenti mirati, i cui veri fini non potevano essere divulgati». Dalle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, è possibile ricostruire anche la struttura dell’organizzazione secessionista sgominata dal Ros: «Era basata su una precisa ripartizione dei ruoli tra gli associati, con l’attribuzione di compiti specifici, quali il Comandante della Piazza per la Veneta Serenissima Armata». C’era poi, tra gli associati,  «un nucleo centrale, motore propulsore dell’organizzazione», mentre la formale adesione al progetto indipendentista avveniva «attraverso la compilazione e sottoscrizione di schede di adesione, contenenti la carica rivestita e le regole tassative da rispettare». Le indagini hanno inoltre evidenziato «la disponibilità di luoghi di riunione riservati, quali private abitazioni, aziende di proprietà degli indagati e ristoranti; la disponibilità di utenze cellulari dedicate esclusivamente alle conversazioni tra gli associati; una diffusa attività di proselitismo, anche attraverso riunioni aperte ad un pubblico selezionato, vertenti principalmente sulla storia veneta; una rigorosa compartimentazione interna, anche in termini di conoscenza delle iniziative in corso, come la realizzazione del carro armato blindato conosciuta solo da soggetti di accertata affidabilità e non da tutti i militanti». Pagine e ricostruzioni che smontano le difese di Busato e della Lega Nord. Altro che “patrioti”. E intanto, mentre il leader di Plebiscito.eu ha aizzato i secessionisti, su Facebook è già stato lanciato un gruppo in cui i membri sposano la causa degli arrestati, con tanto di slogan di «Patrioti liberi» contro «il regime italiano» .

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