Tutta la verità sui migliori siti di bufale d’Italia

02/04/2014 di Luca Carano

Tutti, almeno una volta, forse anche senza accorgersene, siamo stati colpiti da un loro titolo e abbiamo deciso di approfondire aprendo la pagina dell’articolo attraverso il link da un social network. Qualcuno, sicuramente, si è sentito estremamente felice o estremamente arrabbiato, senza notare che si trattava di un falso, ha condiviso la notizia sulla sua bacheca, commentandola polemicamente con termini del tipo “E’ una vergogna!!” o “Speriamo!!”. Stiamo parlando di Lercio, Il Corriere del Mattino, la Gazzetta del Nord, Notizie Pericolose e Corriere del Corsaro: le false testate giornalistiche più seguite d’Italia.

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CHI E COSA – E’ innanzi tutto necessario classificare i siti web che si occupano della produzione e distribuzione di bufale attraverso la rete: da una parte abbiamo i blog satirici, che, pur avendo un’impaginazione molto simile ad una testata giornalistica reale, dichiarano dal nome all’articolo la falsità dei contenuti, prodotti al solo fine satirico o umoristico. Il blog di questo genere per eccellenza in Italia è Lercio. Dall’altra, invece, ci sono i blog attira-click, che non sono facilmente riconoscibili come i primi. Di questi, infatti, è possibile scoprire la vera natura solo in imbucatissimi disclaimer (testi in cui è contenuto una sorta di “regolamento” del sito). Questa classificazione è utile per poter specificare chi c’è dietro a queste produzioni, poichè per quanto riguarda i blog satirici non è complesso risalire al fondatore o agli autori: il fondatore di Lercio, che fa parte di questa categoria, è Michele Incollu, che, ci dice, non ha più un ruolo attivo nella gestione del sito. Mentre se scrivete alla pagina vi risponderà Alfonso, con una cortesia che difficilmente potrete trovare nei blog attira-click. Questi ultimi, infatti, sono gestiti da persone che come unico scopo hanno quello di farvi entrare, anche per un secondo, in una pagina del sito. Per questo motivo se per curiosità vorreste risalire alle persone fisiche dietro a questi blog vi ritrovereste incappati in profili falsi, pagine che non rispondo ed email impersonali. I restanti siti precedentemente citati appartengono, per quanto riguarda la maggioranza degli articoli, a questa categoria.

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PERCHE’ E COME – Anche qui, la classificazione torna utile. Mentre per i primi possiamo, nella maggior parte dei casi, riconoscere che il motore principale è l’amore per l’umorismo e per la satira, i blog attira-click puntano a registrare ogni giorno più accessi del giorno prima, in quanto accessi , per loro, significano Euro. Questo, però, non esclude che i blog satirici non monetizzino i contenuti. In sintesi funziona così: si crea un sito impaginato similmente a una testata giornalistica reale, si producono articoli che rispettino i canoni di elevata credibilità e originalità, si mettono in circolo attraverso i canali giusti (commenti a post popolare su Facebook, tweet con tag multiple, eccetera) e si associa al sito un servizio che venda spazi pubblicitari sul proprio blog pagando in relazione alle visite sul sito. Siamo riusciti a parlare con il “direttore” (così si fa chiamare) della Gazzetta del Nord e ad estrapolare un po’ di cifre. Per 1500 visite in un giorno, attraverso la piattaforma pubblicitaria di Altervista si guadagnano circa 0,50€. In una giornata in cui un articolo prende particolarmente piede, dove le visite sono 45mila, il profitto è di 22€. Ma come fanno le visite di un sito sconosciuto, spesso appena nato, a crescere in questo modo?

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LA TECNICA E LA TATTICA – Gli articoli sono studiati appositamente per attirare l’attenzione e suscitare emozioni quali rabbia, felicità o semplicemente la voglia di dire la propria sull’argomento trattato. Se un articolo riesce in questo, allora verrà condiviso dall’utenza e visualizzato su migliaia di bacheche, aumentando il bacino esponenzialmente. Il primo fra tutti, a cui Lercio deve gran parte della sua fama, è “Kyenge shock: prendiamo cani e gatti degli italiani per sfamare gli immigrati” . L’articolo, sicuramente scritto con un intento di stampo satirico, ha in realtà convinto un elevatissimo numero di utenti del web.

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…APPLICATE – Un altro articolo che ha raggiunto una marea di persone è stato il già citato “Hai un cane? Potrai usufruire di un sussidio statale di 900€ annui”: pubblicato sia sul Corriere del Mattino che sulla Gazzetta del Nord, ha ottenuto un totale di 82mila condivisioni su Facebook. Una storia che ha appassionato molto, forse rientrante nei casi più assurdi in cui il popolo del web ha creduto a una fandonia, è quella dei sette leghisti che, per protesta, a bordo di un gommone sarebbero voluti andare in Tunisia per testare il soccorso marittimo maghrebino, ma sono naufragati a Malta. 36mila persone hanno condiviso questo elemento. Per non parlare di altre bufale colossali come il trasporto pubblico per i rom gratis dal primo aprile (smascherata poi da tutte le testate giornalistiche più autorevoli) e delle presunte dichiarazioni del papa che vorrebbe donare tutto l’oro della chiesa ai poveri per sconfiggere la fame nel mondo. Tutte notizie finte che hanno creato scalpore, fatto discutere, ma sono sintetizzabili con il detto “tanto rumore per nulla”, anche se qualcosa hanno prodotto: l’arrotondamento dello stipendio dei gestori di questi siti.

COME RICONOSCERLE? – Prima di tutto guardate il nome del blog. Se è uno dei citati o presenta caratteri simili, non necessariamente siete in presenza di una notizia falsa ma è molto probabile. Se poi nell’articolo non vengono citate fonti, o i siti del governo e le maggiori testate giornalistiche non confermano, la probabilità diventa ragionevole certezza.  Teoricamente, sì. Una bufala viola la legge solo nel caso in cui l’autore, o gli autori, procurino per sé o per altri un ingiusto profitto a scapito delle vittime, oppure se per qualche motivo procura allarme. Ma si tratta di casi davvero difficili da giudicare serenamente, dal punto di vista giurisprudenziale. Dal punto di vista morale, poi, ognuno giudicherà in autonomia.

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