Ballarò con Filippo Taddei e Nunzia De Girolamo

BALLARÒ, OBIETTIVO ELEZIONI EUROPEE – Virman Cusenza spiega che al momento la prospettiva dell’esecutivo è legata alle elezioni europee ed a dimostrarlo ci sono gli 80 euro che confermano la politica come macchina del consenso e che in fondo il governo sta comunque commettendo degli errori dovuti forse anche all’inesperienza. Maria Stella Gelmini spiega che il contenuto del decreto è appoggiato da Forza Italia perché bisogna dare fiducia all’impresa ed agli imprenditori che hanno fiducia a formare e mantenere persone in azienda. Scatta poi l’autocritica sull’approvazione alla legge Fornero che non ha rilanciato l’occupazione.


BALLARÒ, IL VINCOLO DI MANDATO DI BEPPE GRILLO – Viene proposto un servizio sui video degli aspiranti europarlamentari del Movimento Cinque Stelle parlando anche del vincolo di mandato studiato da Beppe Grillo, proponendo prima due filmati di due vincitori al primo turno. Si sono candidati in 4.000 con l’unica condizione di essere iscritti fino a dicembre 2012. A votare sono stati in 35.000 ed ora ci sarà il secondo turno e fioccano le critiche per coloro che sono iscritti ma non sono mai stati attivi. E si parla della penale di 250.000 euro citata da Beppe Grillo a Bersaglio Mobile che parla di un atto privato davanti ad un privato a tutela di persone che rischiano di essere acquistate. Alcuni elettori spiegano che è giusto che Grillo controlli. Luigi Di Maio parlando della multa di 250.000 euro spiega che è un grandissimo segnale dopo aver visto Razzi e Scilipoti che hanno tradito il mandato degli elettori. Anche Paola Taverna dice che ha fatto bene ed è possibile con un accordo davanti al notaio. Ma il Parlamento dice che ogni accordo pre-elettorale è nullo così come qualsiasi accordo sul mandato. Quindi il futuro parlamentare si rifiuta di fare fede a quell’accordo. E i 250.000 euro? Intanto si scopre che il primo spettacolo di Catania al Palacatania è stato spostato al teatro Metropolitan a causa dei soli 5.000 biglietti venduti. Si torna in studio con Elisabetta Rubini che spiega come questi sono rimedi paradossali e non devono essere valutati dal punto di vista giuridico. Emerge però la certezza che questa sia una reazione alla corruzione estesa nel nostro Paese e che ha contaminato anche le Camere. Ed il parlamento risponde con una legge elettorale che non rispetta i dettami della Consulta tanto che prevede ancora la mancanza delle preferenze.

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BALLARÒ, IL NODO DEL LAVORO – Vera Lamonica teme che le regole del lavoro sono secondarie rispetto alle difficoltà d’ingresso in questo mondo. Per questo, spiega Nunzia De Girolamo, è necessario agire per garantire flessibilità al fine di creare lavoro anche attraverso i voucher, in tanti settori in cui si sono create opportunità. La Lamonica dice che già ora il 70 per cento dei lavoratori entrano con i contratti a termine. Per questo motivo bisogna pensare ad un sistema integrale per cui si deve invertire l’agenda magari ripartendo dalla copertura universale ai precari. Per questo appare opportuno cambiare priorità. Tito Boeri viene chiamato a commentare il tema delle pensioni, degli esodati fuori dalle salvaguardie, del taglio degli stipendi dei manager. E per questo vengono fatti vedere i gradini che deve scalare Matteo Renzi spiegando che secondo lui il finanziamento delle tasse non dev’essere finanziato con l’abbassamento del debito pubblico o con le misure straordinarie altrimenti si rischia di vedere il debito salire. Ci vogliono quindi riforme strutturali. Parlando di demagogia, tagliando la spesa pubblica bisogna parlare di equità. Ci sono i dirigenti, i rappresentanti delle forze armate, i salariati del pubblico impiego. Sugli interventi sul lavoro di Renzi, ci sono misure condivisibili come il sussidio di disoccupazione ed il salario minimo. Ma queste verranno attivate da una legge delega e ci vorrà un altro anno. E nel frattempo il governo ha varato un decreto con cui nascono due mondi diversi e si potranno licenziare i lavoratori senza preavviso e senza indennità, tirando su un muro tra quelli indeterminati e gli altri. Per questo bisogna mettere le misure della legge delega nel decreto. Filippo Taddei chiamato a parlare delle differenze tra chi ha un lavoro e chi vi entra, dice che il paese sarà d’accordo con una proposta forte indicata da scadenze vincolanti. E per quanto riguarda la riforma del lavoro bisogna pensare ad una visione d’insieme. Il governo ha voluto dare una scossa magari imprecisa che può essere rinnovata come ha detto Poletti. Per questo però dobbiamo pensare alla riforma più profonda presente nella legge delega ed il governo con i decreti attuativi può accorciare i tempi. Floris dice che se cambiano la legge delega bisogna cambiare i decreti attuativi. Taddei sembra perdersi nel discorso spiegando in sostanza che al momento senza legge delega la riforma del lavoro appare zoppa.

 

 

 

 

 

 

BALLARÒ, IL TEMA DEGLI 80 EURO – Fernando Napolitano parla di opportunità lanciate dalla Italian Business & Investment Initiative parlando di borse di studio tra Italia e Stati Uniti dove professionisti e dottorati. E per questo ci sono possibilità per i ragazzi italiani, a patto però che le autorità aiutino e sostengano il cambiamento. Parlando di Renzi, Napolitano dice che al momento si stanno facendo le cose giuste passando da un modello social democratico ad uno in cui si può fare impresa. Si torna all’intervista a Renzi, la sua seconda parte, parlando degli 80 euro al mese per 1.500 euro l’anno, un piccolo segno per l’equità sociale che potrebbe rilanciare i consumi e non vengono messi da parte. Si tratta di soldi che tornano nel mercato con lo Stato che recupera un quinto con il 22 per cento dell’Iva. Le coperture sono poi più del doppio di quelle che servirebbero. Aspettiamo il Def che verrà approvato martedì o mercoledì e che fino ad ora non si è sbagliato nulla sui temi perché a Marzo con il decreto legge sul lavoro è arrivato e si spera che si vada avanti così. E viene garantita l’assenza di aumenti di tasse, a parte l’aumento delle rendite finanziarie. Ed ora si va a Londra, Bruxelles e forse, per un mese, si smette di andare in giro e si può lavorare a testa bassa. Infine si chiude con una battuta: né la Merkel né Obama sono fan di Renzi, o almeno lui spera che non sia così. Si passa a Tito Boeri che dice che c’è spazio per gli 80 euro e che c’è possibilità di muoversi, a patto di ridurre i contributi sociali e fiscalizzando gli oneri così che non ci siano effetti sulle pensioni future. Agendo sull’Irpef si rischiano le distorsioni e non si aiutano gli incapienti che non pagano le tasse. I tempi poi sono stretti ed è necessario che entro la metà di aprile si decida tutto se si vuole arrivare al 27 maggio. Le coperture dipendono poi dalla volontà della politica. Maria Stella Gelmini dice che le coperture non ci sono ancora e che non bisogna confondere la spending review con questa situazione, visto che ora si parla di due miliardi su 10 che dovevano arrivare dalla revisione della spesa. Ora il governo deve scegliere e spiegare quelli che sono i tagli. Filippo Taddei dà ragione a Renzi dicendo che già si è trovato il doppio della cifra e solo per il 2014 siamo a cinque miliardi. In più ci sono i tassi d’interesse ed il rientro dei capitali all’estero. E questa è una fonte di copertura in più che darebbero entrate aggiuntive. La Gelmini dice che la riduzione del tasso d’interesse ed il taglio degli stipendi dei manager si arriveranno a tre miliardi e ci si chiede come si arriva a 7. E mentre gli italiani hanno già speso questi 80 euro s’invita a far presto. Taddei dice che c’è un commissario per la spending review e smentisce che ci siano stati scontri con Cottarelli. Ed ora ci sono risorse per cinque miliardi senza intervenire sulle pensioni. Ed ora il governo lavora per una riduzione delle tasse permanete. Viene proposto un servizio in cui si fa vedere come a Roma sulla Flaminia si sia scelto di tagliare sui giornali, sulle colazioni e sul latte mentre sull’Aurelia il traffico si è ridotto grazie al car pooling. Per quanto riguarda gli autobus, passata la metà del mese si riempiono con i benzinai che lamentano la crisi. Poi c’è la storia di ricchi e poveri con la crisi che ha investito solo i poveri mentre i ricchi possono ancora fare colazione al bar. Vera Lamonica aspetta parlando di scelte spiegando che se queste si rivelano con un dare-avere sui servizi sanitarie e sull’insieme delle prestazioni sociali allora gli 80 euro rischiano di entrare dall’altra parte.

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BALLARÒ, UN PERCORSO DI GUERRA – Virman Cusenza spiega che Renzi ha acceso varie micce per altrettanti ordigni. Se saltano tutti, crolla la muraglia coinvolgendo magari anche l’artificiere. Parlando del Senato si punta ad accorciare i tempi ma si otterrà probabilmente solo una maggioranza semplice. Ma realisticamente la riforma costituzionale dovrebbe arrivare a metà 2015 e nel frattempo bisognerebbe pensare ad altro. E l’errore di Renzi è quello di abolire il Senato quando invece il compromesso è quello di mantenere un simulacro di eletti che svolga una funzione analoga a quello del Senato. Si ottiene un duplicato a costo zero. Se da un lato è vero che è a costo zero, purtroppo resta un duplicato. E si va in Francia a Henin-Beaumont, Francia del Nord, paese in cui ha vinto il candidato di Marine Le Pen. E la gente ha opinioni diverse, tra chi è stanco, chi parla di lotta partigiana e chi sente la necessità di un cambiamento che porti al rilancio di un Paese già industriale ed oggi vittima della crisi. Ed oggi anche in Francia si vota chi è conto tutto, contro l’Euro e contro l’Europa, con Marine Le Pen che parla di rischi di deindustrializzazione e crisi. Si promette l’uscita dall’Euro, quindi e la speranza è che il FN possa conquistare altri territori oltre Henin-Beaumont. Si propone poi un filmato di Hollande che in televisione dice di aver compreso il messaggio di tristezza e disillusione condito da troppe tasse con l’abbassamento del quoziente familiare con una perdita di 1000 euro per figlio l’anno. E mentre si abbassano le tasse, Annie Hidalgo nuovo sindaco di Parigi vuole mischiare estrazioni sociali diverse. E parlando di demagogia si chiede a Nunzia De Girolamo parlando di slide e di proposte prive di un contatto tangibile, con l’ex ministro che dice che la politica deve reinterpretare il sentiment delle persone e per questo bisognerà scegliere per l’abolizione del Senato. E chi vorrà andare contro farà i conti con un referendum. E questa riforma va fatta perché interpreta il bisogno popolare. Floris colpisce nel segno dicendo che il popolo nella storia tra Barabba e Gesù ha scelto Barabba e quindi il popolo può sbagliare. La De Girolamo ci casca in pieno parlando della necessità di dare ascolto alle persone, alla gente, agli italiani, pensando che i poteri forti sono le famiglie. Elisabetta Rubini capisce la necessità di dare risposte agli elettori per colmare il divario tra politica ed elettorato ma ci vuole più rappresentanza e più partecipazione. E non meno. In questo contesto che significato ha un Senato non eletto, perché il cambiamento dev’essere senato e non si deve proporre un qualcosa solo per dire che ho fatto. Nunzia De Girolamo dice che allora Rodotà parlava di monocameralismo mentre oggi non gli va più bene quando c’è una maggioranza. Poi c’è modo per discutere e per scegliere ma bisogna dare rappresentanza ai poteri locali.

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BALLARÒ, L’INTERVISTA A MATTEO RENZI – Alessandro Bocci intervista Matteo Renzi che spiega che per l’abolizione del Senato ci vorrà un anno e qualche mese, aggiungiamo noi almeno 18 mesi, ma ad aprile si capirà se andrà bene o male. E non sono tutti d’accordo e si ritiene colpito che i Cinque Stelle siano contrari, segnalando come Grillo sia interessato a mantenere la casta così per avere qualcosa per attaccarsi mentre se cambia qualcosa perde il terreno sotto i piedi. L’accordo tra Pd e Forza Italia invece tiene ed ora si vedrà in aula. Per quanto riguarda Grasso, secondo Renzi ha fatto bene a dire ciò che pensa ma si può discutere sulla violazione dell’imparzialità, ma Grasso vuole mantenere i senatori elettivi e con le indennità, ed i cittadini non si fanno prendere per il naso perché le riforme servono subito. E Renzi ricorda ancora che si sta giocando tutto con le riforme sostenendo che lui sta lì per cambiare dicendo che ora è il momento dei politici di pagare. E se non si cambia che si prenda un altro presidente del Consiglio. Elisabetta Rubini di Libertà e Giustizia esprime le sue perplessità sulla persona e sulla riforma a partire dal tradimento della promessa al momento del suo arrivo al governo. E ribadisce che è grave manifestare disprezzo ed irrisione nei confronti di uomini di cultura, riferendosi a quel «professoroni» riservato a Rodotà e Zagrebelsky che hanno espresso opinioni. E per quanto riguarda la deriva autoritaria denunciata dal documento degli uomini di legge la questione è legata ad una mancata chiarezza del provvedimento. Infine parlando di Renzi, il Presidente del Consiglio in quanto tale dovrebbe evitare certi atteggiamenti. Filippo Taddei si dissocia dal titolo del Giornale «fuori i tromboni» ma non risponde sul «professoroni» parlando di esigenze legislative diverse, chiedendo agli italiani un cambiamento straordinario. E questo riguarda la diminuzione dei costi della politica è un passaggio ineludibile. Giovanni Floris torna sul pezzo e chiede cosa non hanno capito i professoroni e Taddei dice ancora che bisogna pensare ad obiettivi per contenere i costi della macchina pubblica. L’avvocato Rubini si dice d’accordo per una politica più efficiente ma pensare all’abolizione del bicameralismo non è corretto. Ed il timore sul ridimensionamento del Senato è legato all’esistenza di un demagogia di fondo. I costi della politica possono essere tagliati riducendo il numero di tutti i parlamenti. Maria Stella Gelmini dice che non si scopre oggi la necessità di superare il bicameralismo perfetto citando la riforma del 2006 abolita dal referendum che cancellò il taglio del numero dei parlamentari ed il superamento del bicameralismo perfetto. Forza Italia è dalla parte di chi vuole riformare il Paese ma si osserva con preoccupazione il dibattito all’interno del Pd.

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BALLARÒ, LA SCHEDA DI MAURIZIO CROZZA – Maurizio Crozza apre travestito da Marchionne e parlando dell’ultima assemblea a Torino dice che non vuole che gli si dica grazie vista la prossima riunione ad Amsterdam così se Landini vuole fare gli scherzi deve viaggiare con l’interrail. Ed ora che c’è Renzi va via dall’Italia perché c’è troppa gente che vende macchine, con Renzi che ne ha vendute 100 in una settimana. E dopo la Alfano, la Lancia Fornero, la Giuliano Amato che voleva la pensione anche come macchina, si è deciso di aprire una fabbrica in Russia, una decisione presa dall’Onu come sanzione decisa da Obama che ha voluto una punizione esemplare minacciando l’apertura di una fabbrica che creerà la Doblò in Italia. Finisce il numero e Crozza torna in sé parlando dell’abolizione del Senato e chiedendosi perché si vuole abolire il Senato, chiedendosi se il bicameralismo perfetto allunga tutto, come le domande a mamma e papà. Ed a questo punto si chiede perché abbiamo un sistema così, citando i costituzionalisti che teme il crollo della democrazia per arrivare ad un modello berlusconiano. E gli italiani sono d’accordo, a parte un un per cento che è rappresentato da Razzi. Ed il Senato diventerà la Camera delle Autonomie, frequentati dai consiglieri regionali, esempio di parsimonia visti i soldi spesi tra Rolex, mutande verdi, 30 pecore ed un vitello. E nell’antica Roma con la caduta del Senato arrivarono i barbari e forse è meglio che avvenga nuovamente, almeno si risparmia sulle Mont-Blanc. Ed in tutto questo c’è una certezza, Renzi, che buca lo schermo o sei tu a farlo quando lo vedi lanciando il telecomando. E scatta un applauso che fa venire una strana smorfia a Filippo Taddei. Due giorni fa si è preoccupato delle parole di Grasso. Ed imitando Renzi dice che se fosse stato Aldo sarebbe stato un problema, mentre Pietro viene poi tagliato. In tutto questo c’è Berlusconi schiacciato da risultati sfavorevoli e che per questo ha deciso di parlare a cani e possessori di cani promettendo più chappi per tutti e che entro tre anni avrebbe sconfitto le pulci.

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BALLARÒ, LA PRESENTAZIONE – Questa sera a Ballarò, il programma d’approfondimento politico condotto da Giovanni Floris ed in onda su Raitre a partire dalle 21.05 si parlerà della riforma del Senato pensata da Matteo Renzi, delle difficoltà che potrà incontrare l’esecutivo, dell’aumento di 80 euro in busta paga grazie al taglio dell’Irpef. Si parlerà delle difficoltà del governo, delle opposizioni e di quello che sarà il cammino per le europee. E dopo il servizio di apertura sul Cnel, sull’abolizione e la possibilità che possa diventare un albergo, si va con la chiocciola dedicata ai padroni di cani intervistati ad una fiera canina visto che il dibattito politico ormai si è rivolto alla causa animalista. Ed emerge che Renzi dovrebbe avere un Jack Russell, Berlusconi un carlino e Grillo un Bobtail.

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BALLARÒ, GLI OSPITI – Gli ospiti in studio saranno il responsabile per l’economia del PD Filippo Taddei, Nunzia De Girolamo del NCD, Mariastella Gelmini di Forza Italia, l’imprenditore Fernando Napolitano, la segretaria confederale della CGIL Vera Lamonica, Elisabetta Rubini di Libertà e Giustizia, l’economista Tito Boeri, il direttore del Messaggero Virman Cusenza, il presidente della Ipsos Nando Pagnoncelli. La scheda d’apertura sarà curata come sempre da Maurizio Crozza.

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