Il governo Renzi e il problema della Sorgenia di Carlo De Benedetti

Il Corriere della Sera dedica oggi un lungo articolo di Sergio Rizzo e Fabrizio Massaro alla Sorgenia di Carlo De Benedetti, l’Ingegnere che possiede il quotidiano maggior concorrente di via Solferino. E ne scrive parlando di un intreccio di interessi tra banche, governo e ministeri nella rete di salvataggio di De Benedetti. La storia prende spunto dal capacity payment, ovvero dalla pretesa da parte dei proprietari degli impianti termoelettrici di essere pagati lo stesso anche se le turbine non girano, semplicemente perché potrebbero produrre. Una tassa che già porta nelle casse delle aziende la bella cifra di 150 milioni di euro, ma loro hanno scritto in un dossier inviato al governo che serve almeno il quadruplo per rimettere a posto i conti.

DE BENEDETTI RENZI SORGENIA

IL GOVERNO RENZI, SORGENIA E DE BENEDETTI – E qui entra in scena Sorgenia con De Benedetti:

Chi sta peggio di tutti è Sorgenia, gruppo che fa capo alla Cir di Carlo De Benedetti, editore di Repubblica e del gruppo L’Espresso. Si trova a un passo dall’avvitamento finanziario: fra tre settimane finirà i soldi in cassa. Il debito sfiora quota 1,9 miliardi. A metà degli anni Duemila le banche le avevano concesso generosi finanziamenti per realizzare centrali a turbogas. Ma allora il mercato tirava. Poi, in soli cinque anni, è cambiato tutto. Alla crisi economica e al boom delle rinnovabili si è aggiunto l’alto costo dei contratti di acquisto del gas a lungo termine, i cosiddetti take or pay. Risultato: con una produzione ridotta al 20 per cento e un debito diventato insostenibile per almeno 600 milioni, nel solo terzo trimestre 2013 Sorgenia ha messo a bilancio una perdita di 434 milioni: cento in più di quanti De Benedetti ne abbia incassati da Silvio Berlusconi dopo la sentenza sul caso Mondadori

A questo punto, sfruttando la combinazione del governo Renzi al potere e dell’editore più potente della sinistra italiana in difficoltà, è facile tirare le somme del complottismo:

Con tre protagonisti: il premier, l’editore di Repubblica e il suo avversario di sempre, Berlusconi. Il marchio di fabbrica è come sempre di Beppe Grillo: «Mettete Renzi e al posto del burattino Pinocchio e Berlusconi e De Benedetti nei ruoli del Gatto e della Volpe». Rispettando il gioco delle parti, da settimane i giornali e i commentatori della destra non danno tregua a De Benedetti, individuato come il manovratore occulto del governo di Matteo Renzi. E non soltanto da loro, se è vero che «il Secolo XIX», certo non un quotidiano berlusconiano, raccontando come ai colloqui per il governo avesse partecipato nella delegazione socialista Vito Gamberale, amministratore del fondo F2i «in trattativa con il gruppo «L’Espresso» per il nuovo operatore delle frequenze digitali», commenta: «Una presenza che non contribuisce ad allontanare l’ombra di De Benedetti

L’ENI SALVA SORGENIA E RENZI? – A questo punto l’articolo disegna uno scenario alquanto inquietante, dove il socio austriaco Verbund non vuole mettere altri soldi e Rodolfo De Benedetti non è disposto a tirar fuori più di un centinaio di milioni di euro. Sic stantibus rebus, Sorgenia sarebbe destinata a portare i libri in tribunale. Oppure, potrebbe arrivare un Cavaliere Bianco. Uno piuttosto particolare, visto che si tratta di un’azienda di Stato:

Se ne parlerà domani a un vertice forse decisivo. Ben sapendo due cose. La prima: senza l’aiutino dello Stato Sorgenia rischia comunque di andare a picco, come riconosce lo stesso piano finanziario della società. La seconda: la soluzione definitiva è la cessione del gruppo energetico che fa capo a De Benedetti. E di candidati italiani con le spalle abbastanza grandi non ce n’è che uno. L’Eni di Paolo Scaroni: un manager che nel 2002 è stato designato alla guida dell’Enel e che poi è stato nominato per ben tre volte ai vertici del grande gruppo petrolifero ancora controllato dal Tesoro. Cementando anche attraverso l’assidua presenza dell’Eni in Russia i rapporti tra l’ex premier Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. Corre voce che nei colloqui con Matteo Renzi il Cavaliere abbia chiesto (e ottenuto?) un impegno a preservare, con le nomine che il governo dovrà fare nelle prossime settimane, le posizioni di Scaroni e dell’attuale capo dell’Enel Fulvio Conti all’interno del sistema delle grandi aziende pubbliche.

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