Il recupero di Michael Schumacher è «improbabile»

Sono passati due mesi esatti da quando, domenica 29 dicembre, Michael Schumacher è finito in coma in seguito ad un incidente avvenuto su una pista da sci a Meribel, nella Francia meridionale. E sembrano essere molto basse le possibilità di una sua piena riabilitazione. A spiegarlo sono alcuni neurologi esperti il cui parere è stato ripreso in queste ore dalla nota agenzia di stampa Associated Press e rilanciato dai media di mezza Europa. Il recupero del campione tedesco di Formula Uno, dicono i medici, è da considerare oggi «improbabile», anche in virtù del tempo finora trascorso senza che, dall’ospedale di Grenoble dove Schumacher è ricoverato, giungessero notizie incoraggianti.

 

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IL RISVEGLIO DIFFICILE – Nelle settimane scorse i medici che curano il pilota, sottoposto a due interventi chirurgici per il grave trauma cranico e per l’emorragia cerebrale, hanno annunciato l’inizio di una fare di risveglio del paziente, così come ribadito anche dalla sua agente Sabine Kehm. Ma, secondo Tipu Aziz, professore di neurochirurgia presso l’Unviersità di Oxford, la situazione «non fa ben sperare». «Il fatto che non si sia (ancora, nda) svegliato implica che l’infortunio è stato molto grave e che un pieno recupero è improbabile», ha dichiarato l’esperto. Secondo il dottor Aziz i medici di solito impiegano solo pochi giorni per risvegliare un paziente dal coma. «Se non ottengono poi segnali positivi diventa tutto molto preoccupante», ha spiegato il neurologo, aggiungendo che i medici di Schumacher probabilmente stanno effettuando regolarmnete scansioni cerebrali per cercare segni di attività del cervello nonostante tali segnali siano difficili da rilevare in una situazione in cui il paziente è sedato.

 

 

LE POCHE SPERANZE – Tuttavia, qualche speranza per i familiari e i fan del pilota arrivano da altri medici che considerano ancora prematuro sbilanciarsi, nonostante siano passati già due mesi dal ricovero del paziente. «Circa il 90% dei recuperi viene effettuato entro 9 o 12 mesi, quindi è ancora presto», ha dichiarato in queste ore il dottor Anthony Strong, neurochirurgo presso il King’s College di Londra, che comunque ribadisce come più tempo si trascorra in coma pìù difficoltoso diventa il recupero. Si tratta delle stesse preoccupazioni espresse, infine, dal dottor Colin Shieff, neurochirurgo al National Hospital for Neurology and Neurosurgery di Londra, il quale sostiene che anche altre parti del cervello di Schumacher che non sono state direttamente colpite nell’incidente potrebbero con il passare del tempo mostrare segnali negativi che in una fase inziale non si erano manifestati. Non resta che continuare a tifare.

(Fonte foto: archivio LaPresse)

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