Le spie inglesi che guardavano le videochat (anche porno) di tutti

27/02/2014 di Mazzetta

Che se ne fanno i servizi britannici delle immagini raccolte a tradimento dalle webcam di milioni di utenti di Yahoo? Il nuovo capitolo delle rivelazioni di Snowden racconta che NSA e GCHQ  raccolgono e conservano persino le immagini sessualmente esplicite rastrellate a caso dalla rete.

NSA ragout 4

IL VIDEO-SPIONAGGIO DI MASSA – Se siete un utente di Yahoo e usate la webcam per il sollazzo sessuale ci sono buone possibilità che le vostre esibizioni siano immagazzinate in qualche server tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Se la usate per altri scopi è lo stesso, cambia solo il genere d’immagini. Questo il senso delle ultime rivelazioni sui programmi di spionaggio di NSA e dei suoi soci di Londra, che attraverso un programma denominato Optic Nerve hanno raccolto milioni di registrazioni video effettuate all’insaputa degli utenti.

L’ULTIMO OLTRAGGIO  – Una raccolta per niente mirata, perché ha colpito all’ingrosso gli utenti di Yahoo sfruttando una vulnerabilità nei programmi dell’azienda per prendere il controllo delle webcam di milioni di persone e registrare a loro insaputa quello che accadeva nelle loro case. Il pretesto secondo il quale l’operazione ha avuto inizio perché certi obiettivi degli spioni britannici usavano i sistemi di Yahoo è decisamente inconsistente e non giustifica una raccolta del genere. Si parla di milioni di persone, solo in sei mesi del 2008 sono infatti state registrare le attività di 1,8 milioni di persone e l’attività prosegue ormai da anni.

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ABUSI SU ABUSI – Quale sia il senso di una tale raccolta all’ingrosso non  dato sapere, probabilmente come già accaduto per altri dati le due agenzie li raccolgono semplicemente perché sono capaci di farlo con l’idea che un giorno potrebbero servire. I documenti rivelano inoltre che i dirigenti dei due servizi hanno riscontrato un problema con questo tipo di raccolta e cioè quello di trovare un modo per immagazzinare le grandi quantità di materiale sessualmente esplicito lontano dagli occhi dei loro stessi operatori, che diversamente perderebbero molto tempo nell’analisi attenta di questi materiali a discapito di altri più promettenti: «Sfortunatamente… sembrerebbe che un sorprendente numero di persone usi le conversazioni in webcam per mostrare parti intime del loro corpo ad altre persone.»

UNA VIOLAZIONE SENZA PRECEDENTI – Fortunatamente il sistema d’abitudine non salva i filmati interi, ma solo un’immagine ogni 5 minuti, un limite dettato più dalla necessità di risparmiare spazio d’archiviazione ( i video ne richiedono molto) che da altri motivi, ma è chiaro che si tratta di un limite auto-imposto del programma, che è abbinato a un sistema per il riconoscimento facciale per identificare i bersagli dello spionaggio. Furiosa la reazione di Yahoo, che a differenza delle due agenzie si spionaggio ha risposto alle sollecitazioni di The Guardian e che parla di una violazione della privacy senza precedenti: «Non eravamo al corrente di questa attività, né la giustificheremo. Questo rapporto, se vero, rappresenta un livello completamente nuovo di violazione della privacy degli utenti che è del tutto inaccettabile e per questo chiediamo con forza a tutti i governi di riformare la legislazione in accordo con i principi che abbiamo evidenziato a dicembre».

LA RABBIA DI YAHOO – Yahoo è una della aziende più colpite dallo spionaggio di NSA e GCHQ e anche una di quelle che si è ribellata alzano maggiormente la voce, ma non è detto che quella di Yahoo sia l’unica linea spiata, da quello che si sa già NSA ha facile accesso anche a Skype e servizi simili. L’azienda ha anche annunciato un piano, ribadito anche nella risposta a The Guardian, che prevede di criptare tutti i dati dell’azienda e degli utenti che passano attraverso i suoi server, ai quali gli spioni sembra che abbiano accesso libero anche senza l’autorizzazione dell’azienda, almeno a stare alla sequenza di rivelazioni che ormai da mesi allargano sempre di più la quantità dei dati raccolti e dei soggetti spiati.

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