Quanto rende la tassa sui Bot del governo Renzi

Un miliardo. Questo potrebbe valere la tassa sui bot, o per meglio dire la rimodulazione dell’imposizione sulle rendite finanziarie – come i renziani preferiscono chiamarla – che va nella direzione dell’inasprimento della tassazione sulla rendita allo scopo di alleggerire quella sul lavoro. Solo che c’è un problema. Anche in questo caso la copertura finanziaria non c’è.

GOVERNO

QUANTO VALE LA TASSA SUI BOT DEL GOVERNO RENZI – Oggi è la Stampa, in un articolo a firma di Francesco Spina, a entrare nel dettaglio dei conti:

La ritenuta sui redditi da capitale era passata dal vetusto 12,5%al 20%.Un livello di tassazione a cui si erano allineati anche i conti correnti o i conti di deposito, su cui prima gravava il 27%. I Bot no, sono rimasti al 12,5%, battuti in convenienza solo dai fondi pensione, le cui rendite – proprio per le finalità che hanno – sono tassate all’11%. Secondo alcune stime un riallineamento della tassazione dei titoli di Stato al 20% porterebbe all’Erario circa un miliardo in più (in tutto fanno quasi due miliardi di gettito, ma non considerando la quota che finirà a investitori esteri). Un effetto calcolato sul solo rendimento medio (prendendo a riferimento un 2,08%) delle nuove emissioni di titoli di Stato applicato su circa 450-470 miliardi che ogni anno il Tesoro chiede al mercato.

tassa bot governo renzi

(infografica di Repubblica: la pressione fiscale)

Ma la tassa chi colpirebbe in maggioranza? Italiani o stranieri? Attenzione, perché qui c’è la sorpresona:

Infatti se il 40% è all’estero, il 60% del nostro debito è in mani italiane. Non tutta nelle famiglie, ma nelle banche e nei fondi in cui, a loro volta, le famiglie investono. Comunque i titoli di Stato sono tra gli investimenti più diffusi, presenti nei portafogli del 6,9% delle famiglie (sono sempre stime di Banca d’Italia). Ma se si scende nel dettaglio, i pensionati sono ancora molto affezionati ai Bot e dintorni: il 53,3% dei titoli in mano alle famiglie è dove ci sono pensionati, il 24,9% è in nuclei dove il capofamiglia è un lavoratore dipendente, si scende al 29,8% per gli autonomi. Tornando invece alla ricchezza familiare, questa è impegnata per il 20,6% (764 miliardi) in azioni, per il 7,2 in quote di fondi comuni e per il 28,5% in strumenti di natura bancaria. Il resto è suddiviso tra liquidità, depositi postali e altre attività.

E a questo punto è anche necessario sottolineare che se è soltanto un miliardo in più il gettito previsto, questo significa che il provvedimento non andrà a finanziare nessun altro provvedimento shock da solo: per il taglio del cuneo fiscale rivolgersi (anche) altrove.

LA TASSA SUI BOT DI RENZI: CHE NE PENSANO – Ma l’uscita di Delrio dalla Annunziata ha avuto per lo meno la dote di far arrabbiare il Corriere della Sera:

Certo, il debito pubblico fa paura e viaggia intorno al 130% del Pil. Ma proprio per questo, il risparmio che lo finanzia andrebbe trattato diversamente: senza chiamarlo subito in causa, alla prima intervista televisiva, se si vuole incassare nuovo gettito. In questo modo, per quanto la nuova tassazione possa essere contenuta e limitata agli interessi e agli importi più alti, non si invoglia certo il mercato a investire nei titoli di Stato italiani. Per farlo, invece, sarebbe meglio iniziare con un taglio alla spesa, agli sprechi e alle inefficienze. Anche questo, va detto, è stato annunciato dal governo. Ma, purtroppo, quando si è trattato di passare dalle considerazioni di massima ai dettagli, tra le prime parole pronunciate dall’esecutivo ci sono appunto le tasse e i Bot.

Il quotidiano segnala anche il confronto nella tassazione dei bot tra Italia e altri paesi europei:

Giovanni Stringa sembra proprio avere un diavolo per capello:

Palazzo Chigi ha poi precisato che non ci sarà alcuna nuova tassa, aggiungendo però che il governo punta a una riduzione della pressione fiscale attraverso una «rimodulazione delle rendite finanziarie» e delle tasse sul lavoro. L’obiettivo — nobile — è quello di ridurre le imposte sui redditi da lavoro più bassi? Bene, ma per farlo si dovrà «rimodulare» al rialzo le tasse sul simbolo del risparmio italiano (tra l’altro, disincentivandolo)? Forse, sarebbe meglio accelerare con altri dettagli, a cominciare dalle voci delle forbici sugli sprechi. Così i Bot diventerebbero non solo più allettanti, ma anche (ancora) più affidabili. E lo Stato potrebbe risparmiare pagando meno interessi, senza mettere un’altra volta le mani in tasca agli italiani.

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