Pippo Civati e il «sì sfiduciato» al governo Renzi

Sofferto, ragionato, condizionato, responsabile, perfino sfiduciato. Una sfilza di aggettivi che, con ogni probabilita’, alla fine coloreranno un si’, ovvero quello che Pippo Civati e i parlamentari a lui vicini, alla fine, daranno alla fiducia al governo Renzi. Le scuderie di Civati scalpitano, ma alla fine capiscono. Il deputato brianzolo ha riunito i suoi sostenitori alle Scuderie di Bologna, un locale nato dove un tempo stavano i cavalli della famiglia Bentivoglio ed oggi e’ nel cuore del quartiere universitario bolognese, una delle roccheforti dei civatiani.

PIPPO CIVATI E BOLOGNA – Chi non e’ potuto venire e’ stato consultato via web: la risposta non e’ stata univoca (nel sondaggio la fiducia ha prevalso con il 50,1% contro il 38% per il no), ma alla fine la voce prevalente e’ stata quella di dire si’ alla nascita del governo, soprattutto per poter rimanere dentro il Pd e continuare la battaglia dall’interno del partito. Si raccogliera’, cosi’, l’invito arrivato dall’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che nella sua prima intervista dopo la malattia ha detto che “la fiducia si vota altrimenti finisce il Pd. Poi bisogna tornare a pensare e a discutere, senza timore di dire la nostra, su cosa e’ utile che il governo Renzi faccia per l’Italia e su cosa dovranno fare i democratici da domani”.

LA RISERVA DI CIVATI – Civati, ufficialmente, non ha ancora sciolto la riserva. Ma ha fatto ampiamente intendere che la sua intenzione e’ quella di attenersi alle decisioni del partito. Ancora piu’ espliciti di lui sono stati deputati come Sandra Zampa e, soprattutto, senatori come Walter Tocci e Sergio Lo Giudice, che rendono ancora piu’ certi i numeri della fiducia al Senato: se nel Pd, come pare, non ci saranno defezioni, il governo Renzi potra’ contare su un rassicurante numero di consensi potenziali. “Potessi votare liberamente – ha detto Civati – senza mettere in discussione i rapporti col Pd voterei no, ma proprio no, no. Non e’ una questione di disciplina di partito, ma se io non dovessi votare un governo che ha una legittimazione del Pd dovrei uscire dal partito, ce lo hanno detto esplicitamente. La mia proposta e’ quella di rimanere dentro il Pd, quindi, con fatica, faro’ la cosa giusta. In questa assemblea mi e’ stato detto di dire di si’ al Pd e non al governo Renzi”.

IL SI’ SFIDUCIATO – Dal “si’ sfiduciato”, poi, pero’, dovra’ cominciare un lavoro di “allargamento” del centrosinistra, che guardi a Sel, alla lista Tsipras, ai dissidenti del Movimento 5 Stelle, che pensi a “cio’ che verra’ dopo il governo Renzi”. E che soprattutto non ne faccia passare una all’esecutivo ed al Pd, all’interno del quale i civatiani rivendicano di essere ormai “l’unica minoranza interna”. Un Pd dove, dice Civati, “tutti fanno il contrario di quello che hanno detto e accusano me di essere incoerente. Abbiamo molti problemi, tanti elettori del Pd sono a disagio, mentre Alfano e’ soddisfatto: una questione che dobbiamo porci. E poi i governi li devono scegliere gli elettori”. (ANSA)

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