«Volete comprare un bambino ucraino?»

Alessia Raglianti, commerciante di 37 anni, e Tiziano Bernardini, informatico di 40, entrambi di Pisa, hanno raccontato a I Fatti Vostri una storia di ordinaria adozione in Ucraina, partita in Italia con l’associazione Airone. Racconta il Corriere della Sera che i due hanno cominciato a sognare di adottare un bambino e si sono rivolti a un’associazione di Albenga che ha cominciato a inviare loro foto su foto di un bambino di nove mesi. Infine, sono partiti:

 

Sul posto, però, basta uno sguardo per capire che il bambino ha dei seri problemi. «Aveva il morbo blu (un’anomalia congenita del cuore, ndr), non si poteva trasportare ». Tuttavia non è neppure questa la notizia più sconvolgente. Il punto è che Batik non è un bambino adottabile e il «ricovero» in cui si trova è soltanto un ostello dove le mamme lasciano i figli quando vanno a lavorare. «A quel punto abbiamo chiesto chiarimenti e il referente russo dell’associazione ci ha fatto una proposta irripetibile: comprare un piccolo, dichiarare che fosse nostro e poi tornare in Italia con lui. Questo signore era un trafficante e oggi è ricercato dall’Interpol. Non ci siamo sentiti più sicuri: eravamo in un paese straniero, senza l’ambasciata italiana e chiusi in una stanza d’albergo. Una brutta situazione. Siamo ripartiti».

alessia raglianti tiziano bernardini

In Italia hanno denunciato Airone e chiesto chiarimenti alla Commissione adozioni italiana.

All’associazione di Albenga è stato revocato l’accreditamento e la Cai ha preso in carico la procedura di adozione di Alessia e Tiziano. Adesso si parla di un bambino ungherese, ma qui arriva la beffa. «Ci hanno chiesto altri soldi, ma noi abbiamo già versato ventimila euro in passato. Non ne capiamo il motivo, non ci sentiamo tutelati, e non siamo neppure riusciti ad aiutare Batik, che pure volevano portare in Italia per farlo curare». Ecco perché l’avvocato Tiziana Mannocchi aveva inviato un dossier all’allora premier Enrico Letta per far valutare il caso. Speriamo che non si sia perso nel passaggio di consegne.

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