Come gli Stati Uniti vogliono mettere al bando la pornografia deepfake

Una vicenda avvenuta all'interno di una scuola superiore del New Jersey ha riportato in auge una proposta normativa

22/01/2024 di Enzo Boldi

A settembre, su Giornalettismo abbiamo raccontato una vicenda avvenuta in Spagna, nella cittadina di Almendralejo. Alcune giovani studentesse di un liceo erano rimaste vittime di quell’intelligenza artificiale (si parlava di un’app, nello specifico) in grado di “spogliarle”. In realtà, il tema è molto più ampio e rientra all’interno della pornografia dei deepfake: quel falso che diventa “vero” in forma digitale, con immagini intime diffuse tra i più giovani (nel caso specifico) senza alcun limite e controllo. Una vicenda simile è accaduta anche in una scuola superiore del New Jersey, dove alcuni ragazzi hanno condiviso tra di loro (e in rete) le immagini artefatte (attraverso l’AI) di una studentessa. Questa storia sta spingendo gli Stati Uniti a definire una legge per punire questi comportamenti, trasformandoli in un reato. Sia a livello civile, sia a livello penale.

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Questa studentessa è diventata il simbolo della lotta alla pornografia deepfake, partecipando anche a dibattiti pubblici a sostegno di una proposta di legge avanzata dal Democratico Joseph Morelle e che – stando alle dichiarazioni – dovrebbe presto ottenere un sostegno anche da parte dei Repubblicani. Il testo è piuttosto semplice, comprese le sanzioni economiche per chi realizza questi falsi attraverso strumenti AI e per chi li condivide in rete, alimentando una catena punibile anche penalmente.

Pornografia deepfake, la proposta USA per debellarla

La proposta si chiama Preventing Deepfakes of Intimate Images Act, ed era stata depositata dallo stesso Morelle al Congresso nel maggio dello scorso anno. Un testo che, però, era rimasto chiuso nei cassetti. Senza alcun passo formale in avanti. Ma gli ultimi accadimenti, compresa la storia di quella studentessa di una scuola superiore del New Jersey, ha riportato alla luce la necessità di agire – a livello legislativo – in questa direzione. Nello specifico, l’intervento normativo va a definire un perimetro molto circoscritto: “Per vietare la divulgazione di rappresentazioni digitali intime e per altri scopi”.

E si parte dal punto di vista civile, perché una vittima (quindi, senza consenso) di pornografia deepfake può depositare una denuncia presso un giudice federale. Chi sarà giudicato colpevole, rischia una sanzione fino a 150mila dollari a titolo di risarcimento danni. Ma si può sconfinare nel penale. Perché oltre alla realizzazione di questi falsi attraverso l’intelligenza artificiale, gli effetti della condivisione possono provocare pene fino a 10 anni di detenzione. Infatti, secondo la legge dovrebbe essere punito chi diffonde quei deepfake «con l’intento di molestare, infastidire, minacciare, allarmare o causare danni sostanziali alle finanze o alla reputazione dell’individuo raffigurato» o «con l’effettiva consapevolezza che, o con sconsiderata disattenzione per il fatto che, tale divulgazione o minacciata divulgazione causerà un danno fisico, emotivo, reputazionale o economico all’individuo raffigurato».

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