I social club della cannabis di Ginevra

20/02/2014 di Andrea Mollica

La città di Ginevra, un Cantone indipendente che ha le medesime competenze di uno Stato nell’ordinamento svizzero, vuole legalizzare la cannabis. Un progetto condiviso da destra e sinistra, con la sola eccezione della Svp/Udc, che mira a introdurre la possibilità di consumare lecitamente la marijuana all’interno della Confederazione Elvetica.

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GINEVRA PRO CANNABIS – La città di Ginevra è un Cantone, ovvero ha le competenze degli altri 25 cantoni che compongono la Confederazione Elvetica. La Svizzera è uno stato federale, ed assegna rilevanti poteri alle sue entità statali in materia di droga. Ginevra, nota nel mondo per essere la seconda città dell’Onu – l’Organizzazione mondiale della Sanità ha sede sulle rive del Lago Lemano – vuole introdurre un progetto capace di legalizzare sostanzialmente il consumo di cannabis. Il quotidiano NZZ descrive come funzionerà questa sperimentazione, che sarà presentata a maggio da un gruppo di lavoro che comprende vari partiti dello schieramento cittadino. Oltre alle forze progressiste e centriste, ci sarà anche un partito di destra populista, il Movimento dei cittadini ginevrini, noto per le sue battaglie anti stranieri. Mancherà invece la locale Svp/Udc, il partito che ha organizzato l’iniziativa popolare anti stranieri che ha vinto il 10 febbraio e scosso l’intera Europa.  Il tentativo bipartisan come diremmo in Italia è necessario per evitare iniziative che possano fallire il progetto su un tema così sensibile, per quanto Ginevra abbia una mentalità meno conservatrice rispetto al resto della Svizzera.

CLUB DELLA MARIJUANA – L’idea alla base del progetto di Ginevra prevede la creazione di associazioni, definite social club, che permettano la coltivazione ed il consumo di cannabis libero tra coloro che ne fanno parte, ma non la vendita. La marijuana e l’hashish potranno essere fumate però non in luoghi pubblici, dove servirebbe un’autorizzazione della polizia incompatibile con le attuali leggi federali, bensì in spazi privati, come le stesse abitazioni dei membri del social club della cannabis, dove la polizia cantonale non interverrebbe per reprimere il consumo di una sostanza illecita. NZZ spiega come secondo i promotori i vantaggi di questo progetto risiedano ne fatto che la qualità della droga leggera possa essere controllata dalla stessa associazione, il numero dei membri possa essere limitato , per esempio ai soli cittadini maggiorenni di Ginevra, e l’eventuale vendita illegale della cannabis limitata dalle restrizioni alle quantità disponibili. Per i promotori del progetto si tratta più di una regolamentazione del consumo, piuttosto che di una vera e propria liberalizzazione.

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TENTATIVO CONDIVISO – Il social club della cannabis è un’idea che circola in Europa da un po’ di anni. La prima a proporla è stata l’associazione Encod, ed ora Ginevra vuole essere un modello per il resto del Vecchio Continente su questa innovativa strada. Il numero dei consumatori di cannabis è ristretto e di conseguenza può essere tenuto lontano dagli spacciatori. Il progetto è difeso con forza dal suo promotore, il professore di sociologia Sandro Cattacin. L’accademico è particolarmente fiero del fatto che al momento i cannabis social club siano sostenuti dalla maggior parte dei partiti del Canton Ginevra. Una scelta strategica, perché un posizionamento con un particolare schieramento farebbe probabilmente deragliare il progetto. Al momento la città di Ginevra non ha ancora definito completamente il progetto dei cannabis social club, che saranno poi vagliati dal parlamento federale di Berna. Al momento a favore di questa svolta per regolarizzare il consumo delle droghe leggere ci sono i socialisti, i verdi, i partiti centristi, liberali e democristiani, più il Movimento dei cittadini ginevrini, formazione simile alla Lega dei Ticinesi per il suo posizionamento anti frontalieri, in questo caso francesi.

SVIZZERA CONTRO – Il tentativo di Ginevra è un modo per ovviare al divieto di legalizzazione delle droghe leggere deciso con un referendum alcuni anni fa. All’epoca l’iniziativa popolare fu centro di un intenso dibattito politico, vinto piuttosto nettamente dalla destra conservatrice che si  opponeva alla cannabis. La Svizzera fu protagonista negli anni settanta ed ottanta di un controverso esperimento di regolarizzazione dell’eroina, che rese Zurigo una sorta di Mecca dei tossicodipendenti di tutta Europa. Da allora le posizioni sul consumo di stupefacenti sono virate su inclinazioni più conservatrici, ma nelle grandi città elvetiche, più liberali e progressiste rispetto al resto della Confederazione, le città stanno cercando di promuovere regole più favorevoli al consumo della cannabis.

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