Federico Pizzarotti e la censura della discordia a Parma

Divieto di critica per non arrecare un danno di immagine, nemmeno quando si parla con altre persone esterne fuori dall’orario di lavoro. Federico Pizzarotti e la sua giunta hanno messo così il “bavaglio” ai dipendenti comunali di Parma nel nuovo codice comportamentale varato a dicembre. Tra gli ordini individuati nel comune a 5 Stelle figura il divieto a commentare sui social network l’attività amministrativa e tantomeno dialogare con i giornalisti rilasciando interviste e dichiarazioni. In realtà il codice di comportamento ha una storia più lunga ed è stato approvato con delibera di giunta comunale questo 18 dicembre. Sono piovute critiche. Cosa prevede esattamente il regolamento? A dare notizia delle nuove regole è anche il blog di Repubblica “Un comune a 5 Stelle”:

Ma l’Amministrazione non trascura neppure l’etichetta: così scatta il divieto per i dipendenti di mettere in atto comportamenti che possano danneggiare l’ente, compreso esprimere pareri sull’operato di piazza Garibaldi anche sui social network.

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IL DOCUMENTO – L’insieme delle regole è contenuto (e consultabile qui) sotto la delibera “Integrazioni/specificazioni al Codice di comportamento dei dipendenti pubblici approvato con DPR 16 aprile 2013, n. 62“. Perché integrare? Perché in base alla normativa nazionale ciascuna pubblica amministrazione, può definire, con procedura aperta alla partecipazione e previo parere obbligatorio del proprio organismo indipendente di valutazione, un proprio codice di comportamento. Il bando a Parma è rintracciabile qui. Quello che è saltato fuori a dicembre è “l’insieme” del lavoro ottenuto. Che prevede il documento? Si integra l’obbligo a non recepire regali “di valore superiore a 150 euro complessivi e mai, in nessun caso, denaro”. Utile, specialmente in settori delle pa dove il rischio corruzione è comunque alto. Poi si passa alle integrazioni più discusse che spuntano su vari commi.

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STRETTA SULLE ASSOCIAZIONI – Nella normativa “base” si regola così all’articolo 5 la partecipazione ad associazioni e organizzazioni. E l’integrazione? Eccola:

1 La partecipazioni ad associazioni ed organizzazioni, che siano omologhe o similari per materia o tematiche trattate a quelle del proprio ambito lavorativo, sono da considerarsi possibili fattori di interferenza con lo svolgimento dell’ attività e dell’ufficio di appartenenza.

OCCHIO A FACEBOOK – Altro aspetto contestato sui media è l’articolo 7 “Comportamento nei rapporti privati” che nella quadratura nazionale specifica come il dipendente (anche nelle relazioni extra lavorative). Le integrazioni? Eccole:

2. Il personale non riceve soggetti privati nella propria abitazione o in luoghi diversi da quelli istituzionalmente previsti per discutere di pratiche di lavoro.
3. Il personale si astiene dall’esprimere, anche nell’ambito dei social network, giudizi sull’operato dell’Ente derivanti da informazioni assunte nell’esercizio delle proprie funzioni, che possano recare danno o nocumento allo stesso.

Le altre disposizioni criticate sono quelle all’articolo 11 del codice nazionale. Tra le cose valide (tra cui il non dare favoritismi per documenti e pratiche ad amici e parenti) spunta però questo comma:

Il personale, nell’esercizio delle proprie funzioni, non è autorizzato ad intrattenere rapporti diretti con i mezzi di comunicazione, a rilasciare dichiarazioni o interviste, in quanto tali rapporti sono intrattenuti dalla struttura funzionalmente preposta

Per il corpo municipale le integrazioni sono altre. Nei commi si specifica l’uso della terza persona singolare ma anche altro:

g) non dilungarsi in discussioni con i cittadini per cause inerenti operazioni di servizio ed evitare apprezzamenti e rilievi sull’operato dell’Amministrazione, del Corpo e dei colleghi
i) non occuparsi, nemmeno gratuitamente, della redazione di esposti o ricorsi relativi ad argomenti che interessano il servizio

Così come per il personale educativo:

Nel rapporto con i genitori il personale deve astenersi dal fare commenti o esprimere giudizi sulle scelte dell’Amministrazione nell’ambito delle politiche educative

LA DIFESA DEL SINDACO – Anche se alcuni commi servono per integrare maglie larghe i commenti alla delibera non mancano. È stato Pizzarotti stesso venerdì scorso a spiegare come non ci sia nulla di anomalo nel provvedimento di integrazione:

Un codice di comportamento attuato da molte amministrazioni pubbliche, ma sui media italiani fa notizia solo quello di Parma. Bene, vuol dire che la nostra città piace a livello nazionale: creare un danno d’immagine ad un Comune vuol dire causarlo a tutti quelli che ci lavorano. Detto questo sarebbe bello parlare anche di tutte le norme anticorruzione che da noi sono state introdotte: proprio oggi a Parma ci sono stati dei rinvii a giudizio sullo scandalo che ha investito la nostra bellissima città, mentre in Italia la corruzione è tra le più alte in Europa. Finché non parliamo delle cose serie e facciamo finta di niente, a questo Paese gli voltiamo le spalle.

Sotto in rete il primo cittadino riceve però alcune perplessità:

PIZZAROTTI: UNA STORIA D’AMORE  E ODIO – Non è la prima volta che Pizzarotti si scontra con i dipendenti comunali. A marzo del 2013 sono balzate alle cronache nazionali le proteste davanti al municipio dopo la rottura delle trattative sul contratto integrativo (con conseguente azzeramento delle indennità del salario accessorio). Si trattava al tempo di un taglio in busta paga tra i 100 e i 160 euro mentre la polizia municipale si è trovata con il blocco fino a maggio dei pagamenti relativi alle indennità di servizio. Tanto che sulla questione si intervenì direttamente sul blog di Beppe Grillo con un post dal titolo “Pizzarotti e i dipendenti del comune di Parma”.


(Video YT Parma on line)

Il culmine lo si è raggiunto questo dicembre quando il sindaco ha pubblicato il libro “Il primo cittadino” scritto con la giornalista del Corriere della Sera Marta Serafini. Nel mirino alcune considerazioni poco diplomatiche scritte sui dipendenti che Pizzarotti amministra da maggio del 2012: «In mezzo ci sono anche quelli che hanno visto e sentito degli illeciti e che sono stati zitti. Come fai a fidarti? Non puoi contare su una fedeltà assoluta… Altro problema sono le assunzioni politiche. Ci sono fazioni dentro ai Comuni che ti fanno la guerra. Banalmente, hai a che fare tutti i giorni con persone che non la pensano come te. È un grande errore del sistema, rispetto al privato».

MA COME, MA ALLORA? – Ma un libero cittadino può criticare o no l’operato della sua amministrazione? Può denunciare o no ad un giornalista (magari anche sotto forma anonima) eventuali malefatte tenute nascoste da colleghi e dirigenti? I dipendenti sono tutti potenziali collusi e cattivi? Qui si potrebbe creare un problema e la CGIL Parma tramite il suo segretario Sauro Salati ha già preso in mano quest’ultima delibera e la sta facendo valutare da un ufficio legale. «Stiamo valutando anche perché ci sembra che nel documento figurino dei vincoli che vanno ben oltre la normativa nazionale e lo statuto dei lavoratori», spiega Salati contattato da Giornalettismo. Salati conosce bene gli scontri tra dipendenti e Pizzarotti: «Putroppo il libro del sindaco è stata una uscita non felice. Ci siamo scontrati nella fase dei contratti decentrati: è chiaro che ci sono dei problemi relativi all’impostazione che l’amministrazione dà». Dirigenti forse un po’ ossessionati dalla “buona norma”? «Due dipendenti in pausa per esempio non potrebbero prendere il caffè insieme. È capibile se si tratta di un ufficio di front office che di fatto metterebbe in difficoltà il rapporto con l’utenza, ma nel back office?». Quest’ultimo aspetto però pare l’ultimo problema. Sull’associazionismo Salati parla di sorta di “schedatura” dei dipendenti: «Se io sono un dipendente del comune di Parma e decido di non esser d’accordo su politiche dei rifiuti non posso esprimere la mia opinione anche se sono dipendente del Comune in un altro settore. Devo comunque informare l’amministrazione. Qui non si parla di massoneria ma di mera attività da cittadino».

DA CAPOLAVORO A CAOS – Il problema però, spiega il sindacalista, non è solo a Parma. Anche altri comuni italiani che recepiscono ed integrano hanno regolamenti rigidi: «In giro per l’Italia ci sono problemi, solo che noi abbiamo sollevato la questione. Sul Corriere leggevo che uno dei regolamenti più pesanti è quello di Torino». Altra spina nel fianco della delibera è il rapporto con la stampa: «Se un lavoratore denuncia un tetto d’amianto e normative mancate di sicurezza da privato ed è un dipendente comunale come ci si deve comportare?». Quello che rischia di esser un capolavoro contro la corruzione nelle Pa può trasformarsi in un pasticcio: «Secondo me non tutta è responsabilità del sindaco – spiega il sindacalista – qualcuno però su questa cosa ci ha lavorato molto. A Parma ci sono problemi tra amministrazione e dipendenti: è risaputo. Non sembra ci sia una strategia ben delineata sulle risorse umane. La cosa che mi sembra più grave è che alcuni dipendenti siano ritenuti dal sindaco nel suo libro come “collusi”. Non prende atto che le persone possono aver paura. È difficile per un sindaco capire che i dipendenti pubblici non sono al servizio del consenso politico di un amministrazione ma sono lì per garantire il servizio di una comunità. Errore che fanno anche altre forze politiche». Non tutto va a gonfie vele in terra emiliana: «A Parma il MoVimento 5 Stelle credo che non avesse idea di come gestire una amministrazione. Noi siamo allo “sbando”. Diciamo che spesso la mano destra non sa cosa muove la mano sinistra. Speravo che la situazione migliorasse. Ora deve arrivare un nuovo direttore generale ma non credo sarà la panacea. Abbiamo cambiato tre volte comandante della polizia municipale. Il terzo prenderà servizio a breve. Io questa la chiamo la “caccia alle streghe dei dipendenti pubblici“. Se non sono cittadini come tutti gli altri, con i dovuti diritti costituzionali, sta diventando un problema».

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