Il turismo sessuale della guerra siriana

28/01/2014 di Dario Ferri

La guerra siriana ha distrutto centinaia di migliaia di famiglie. Molte giovani ragazze diventate orfane a causa del conflitto sono così diventate preda di ricchi sauditi o giordani, che le comprano per scopi sessuali al fine di proteggerle. Una forma di prostituzione coperta con matrimoni di facciata che non hanno alcun valore legale.

SYRIA-CONFLICT

CACCIA ALLE BAMBINE – Il settimanale tedesco Der Spiegel racconta un disgustoso fatto collegato alla tragedia siriana. Sempre più giovanissime ragazze vengono vendute dalle loro famiglie, in particolare quelle dove è venuta  a mancare la figura paterna per colpa del conflitto. Ricchi uomini che provengono in maggioranza dall’Arabia Saudita comprano queste giovani ragazzine, e le sposano in modo illegittimo, visto che in alcuni paesi come la Giordania gli ufficiali rifiutano di sposare le minorenni. Una forma di prostituzione mascherata che evidenzia un ulteriore dramma vissuto dalle vittime di una guerra che dura ormai da più di tre anni. Il racconto di Der Spiegel parte dalla città di Ramtha, che si trova al confine tra Giordania e Siria. Un contrabbandiere racconta come da qualche tempo i suoi clienti, sopratutto quelli più danaroso, chiedano sopratutto di giovani donne da sposare. « La più richiesta è una ragazzina di 14 anni, bionda e di pelle chiara. Sfruttano il dramma dei siriani, è terribile. Potrebbero essere i nonni di quelle bambine», rimarca Abu  Mohammed al settimanale tedesco.

TURISMO SESSUALE – Secondo il contrabbandiere giordano la maggior parte degli uomini che danno la caccia alle ragazze siriana sono ricchi uomini dell’Arabia Saudita, che hanno 60 anni, sono grassi e nessuna donna vuole più, come da sarcastica definizione di Abu Mohammed. Der Spiegel rimarca come nel terzo anno della guerra siriana siano ormai centinaia di migliaia le famiglie che vivono senza padre, morto durante il conflitto. La caduta di questa figura così centrale rende più facile la caccia alle giovanissime siriane, perché spesso chi vuole comprare il loro corpo offre una sorta di matrimonio protettivo. Madri che non riescono più a mantenere la propria famiglia accettano l’offerta, che per il settimanale Der Spiegel costituisce una forma mascherata di prostituzione. Chi compra le ragazze di 14 anni si offre di sposarle, ma in Giordania questo non è possibile visto che i religiosi che dovrebbero officiare il matrimonio si rifiutano di unire le minorenni. Per questo vengono svolte funzioni secondo il rito consuetudinario, che non hanno alcun valore legale, e lasciano senza protezione le giovani schiave spose.

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LA FINZIONE DEL SUTRA – Abu Ahmed è un 60enne saudita che ha sfruttato lo stato di necessità delle donne siriane. Dopo un tour di tre settimane a Irbid, nel Nord della Giordania, il saudita ha sposato una ragazza di 14 anni, una profuga siriana. Sutra viene definito l’unione, un matrimonio di protezione che serve per salvare le figlie rimaste senza padre. Der Spiegel rimarca come questa situazione sia particolarmente controversa, visto che spesso questa forma di commercio del corpo viene tollerata da famiglie in grande difficoltà. « Alcune giovani siriane vendono il loro corpo, ma la prostituzione rimane un fenomeno marginale. Nelle famiglie tradizionali è un titolo d’onore il controllo della sessualità della donna. Per questo sono diventati abituali i matrimoni si sono diffusi, perché in questo modo anche chi vede la propria figlia comprata può tollerare questo fatto grazie alla maschera della protezione offerta dal ricco acquirente».

FENOMENO DIFFUSO – Der Spiegel rimarca come non esistano cifre ufficiali su questa forma di turismo sessuale, ma come il tema sia diventato oggetto delle segnalazioni da parte dell’Ong straniere e dell’Onu. Secondo le funzionarie delle Nazioni Unite il traffico delle giovani profughe siriane non riguarda solo gli uomini provenienti dall’Arabia Saudita, ma sarebbe molto più diffuso e ormai anche piuttosto radicato. Molte famiglie tradizionaliste ritengono inoltre che questa prospettiva sia la migliore che si possa offrire a giovani bambine che vivono il dramma della guerra. Il racconto di Der Spiegel si conclude con la visita alla Casa delle donne dei martiri, un’istituzione dove vivono le vedove e le orfani dei ribelli morti nella loro lotta contro Assad. Gli affitti sono pagati da donatori privati del Qatar. Dall’Arabia Saudita arrivano associazioni che offrono cibo, coperte e denaro per sopravvivere. Oltre a questi gesti di carità, c’è però anche una regolare offerta alle donne, ovvero se vogliono sposare un saudita.

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