Bufale e verità sul pagamento del canone Rai

27/01/2014 di Alberto Sofia

Tra le imposte pagate dai contribuenti il canone Rai è storicamente una delle più indigeste. Tanto da essere spesso evaso, con una percentuale di mancati pagamenti che sfiora il 26% (un quarto degli utenti) rispetto alle entrate totali. Milionari gli introiti non incassati da Viale Mazzini: lo stesso ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, ha spiegato pochi giorni fa l’esigenza di «recuperare almeno una una parte dei 450 milioni di euro evasi nel canone». Anche per quest’anno, è prevista per il 31 gennaio la scadenza per il versamento della tassa: in seguito, ai 113,50 euro, bisognerà aggiungere anche sanzioni e more. Nonostante in modo ciclico circolino in rete diverse bufale in merito, essendo il balzello legato alla detenzione dell’apparecchio, evitare di pagare il canone radiotelevisivo non è possibile. O quasi. Sono previste soltanto poche eccezioni, come previsto dall’articolo 10 del vecchio decreto regio di epoca fascista, il n° 246 del 1938: è possibile chiedere l’esenzione in caso di cessione, non detenzione o richiesta di suggellamento degli apparecchi.

Canone Rai 2

 

IL CANONE RAI OBBLIGATORIO E LE POCHE ECCEZIONI – Nonostante in ogni legislatura vengano presentati in modo puntuale disegni legge e mozioni per chiedere una riforma della normativa, il Parlamento non c’è mai riuscito. Così è ancora il decreto fascista a regolare la materia. In particolare, è l’articolo 1 a spiegare quali siano i soggetti obbligati al pagamento: «Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto». Considerata l’evoluzione tecnologica, il ministero dello Sviluppo economico lo scorso anno fu costretto ad intervenire per chiarire la situazione, dopo le polemiche nate  – subito bersaglio delle critiche degli utenti su internet – sulla possibilità di far pagare anche pc e tablet. O comunque chi possedeva un dispositivo collegato alla Rete. Alla fine, considerata la rivolta sul web (e non solo), la Rai decise di far pagare soltanto  «tutte le apparecchiature munite di sintonizzatore per la ricezione del segnale (terrestre o satellitare) di radiodiffusione dall’antenna radiotelevisiva». Niente da fare: Viale Mazzini decise per dietrofront, negando pure di aver mai chiesto una simile tassa. Basta consultare il sito della Rai per controllare quali siano i soggetti obbligati a pagare il canone radiotelevisivo e le poche eccezioni, secondo quanto previsto nel già citato regio decreto. Trovare qualche éscamotage lecito per non pagare resta quindi possibile, come ha riportato anche il Giornale. Anche se si tratta di pochissimi casi. Già Libero alcune settimane fa aveva riportato una sentenza definita “rivoluzionaria”. Era stata la Commissione Tributaria del Lazio, con la sentenza 597/2013, ad accogliere la richiesta di un contribuente che si era opposto alle cartelle esattoriali inviate da “Mammarai”, in seguito al mancato pagamento del canone. Il motivo? Per i giudici tributari capitolini deve essere annullata la cartella di pagamento del canone Rai se il contribuente ha presentato denuncia di oscuramento delle reti, ma non ha ricevuto alcuna risposta da parte dell’ente. Si spiegava su Libero:

«L’amministrazione televisiva non aveva risposto e il fisco aveva proceduto all’emissione della relativa cartella, impugnata poi dal contribuente. Questi, dopo la soccombenza innanzi alla commissione provinciale, non si è dato per vinto e ha proposto opposizione in secondo grado, trovando finalmente ragione con una decisione destinata non solo a far discutere, ma soprattutto a diventare una via di fuga dalla tassa del monopolio televisivo di Stato. Secondo i magistrati laziali la cartella è nulla, anche se il cittadino ha continuato a usufruire dei servizi tv. È sufficiente, infatti, che egli abbia fatto denuncia di oscuramento alla Rai e questa non abbia risposto».

Tutto rientrava, quindi, all’interno delle poche eccezioni previste dal regio decreto. Oltre ai già citati casi previsti nella normativa in vigore (cessione, non detenzione o richiesta di suggellamento degli apparecchi), un’altra possibilità di esonero riguarda chi ha compiuto 75 anni entro il termine di pagamento del canone. Servono però alcuni requisiti: gli over75 devono avere un reddito inferiore ai 516,46 euro al mese e non vivere con altri titolari di reddito. Soltanto in questo caso possono chiedere l’esenzione dal pagamento, come spiega lo stesso sito Rai (sarà poi l’Agenzia delle Entrate ad effettuare i dovuti controlli per verificare le condizioni di età e di reddito, ndr).  Sempre sul sito della Rai sono previste altre precisazioni: qualora si sia titolari di più immobili e si abbiano più televisori la tassa si applica una volta sola. Nel caso di appartamenti affittati, invece, il canone spetta all’inquilino, ha chiarito il Giornale. Non mancano infine le pratiche burocratiche e i necessari controlli, anche nei casi in cui si possiedono i requisiti per l’esonero:

«Attenzione però: anche se si hanno i requisiti, non basta smettere di pagare per non incorrere in sanzioni. In ogni caso è necessario richiedere la disdetta del canone con una raccomandata A/R all’indirizzo “Agenzia delle Entrate – Ufficio Torino 1 – Sat Sportello abbonamenti TV – Casella Postale 22 – 10121 Torino”. Una volta richiesta, potrebbero venire – previo appuntamento concordato – finanzieri o funzionari Rai a controllare se effettivamente avete o usate almeno un televisore», conclude il Giornale.

Quindi, meglio fare attenzione. E stare attenti alle diverse bufale che girano in rete sul conto del pagamento del canone radiotelevisivo e su presunte soppressioni del balzello.

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LA BUFALA SULL’ABOLIZIONE DEL CANONE RAI – L’ultima bufala sull’abolizione del canone Rai era stata propagandata dal solito Corriere del Mattino, che riportava un falso intervento della Corte Europea in materia. In realtà era soltanto una evidente panzana. Si leggeva:

«Buone notizie per i contribuenti. Sembra che ormai ci sia ben poco da fare e non ci sia ricorso giudiziario, protesta, iniziativa del governo e quant’altro che tenga:
Il canone RAI non va pagato. A sancire, da ultimo, la non obbligatorietà della tanto vituperata imposta sull’abbonamento alla tv di stato, è questa volta
la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo la quale, nella sentenza del 30 Dicembre 2013, ha affermato il principio, che non mancherà di far discutere, per cui il canone RAI è illegittimo in quanto non attiene alla “materia fiscale, nocciolo duro della supremazia del potere pubblico, essendo dominante il carattere pubblico tra il contribuente e il resto della comunità”. [Ndr: l’ultima sentenza della corte al riguardo dice esattamente il contrario

Altro che soppressione: nonostante i festanti contribuenti italiani avessero in massa rilanciato la notizia, il canone radiotelevisivo non è stato affatto soppresso. Non resta quindi che pagare entro la fine del mese, per evitare sanzioni. A meno che si rientri nelle poche eccezioni, che vanno comunque dimostrate, con tanto di raccomandate e accertamenti.

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