Il governo dei pasticci fa il bis sulla Tasi

Dopo il pasticcio sulla restituzione di 150 euro al mese da parte degli insegnanti stoppato da Enrico Letta, il governo si trova ad affrontare una nuova questione spinosa che rischia di minare la sua unità. Parliamo della questione legata alla tassazione sulla casa, con la Tasi che cambia ancora dopo il ritorno inaspettato del decreto Salva Roma, oggi chiamato Enti Locali.

IL RITORNO DEL FU SALVA-ROMA – Partiamo parlando del secondo provvedimento. Come ci spiega il Corriere della Sera, il provvedimento, depurato da molti dei provvedimenti che portarono allo stop da parte del Presidente Napolitano, è stato nuovamente bocciato, questa volta dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato che ha respinto a parità di voti i presupposti di costituzionalità del decreto ormai limitato ai soli interventi d’urgenza necessari a non far fallire la Capitale. Il no è figlio dell’opposizione da parte di Forza Italia e Movimento Cinque Stelle mentre gli esponenti di Sel erano assenti, così come alcuni Pd e Scelta Civica.

 

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COME CAMBIA LA TASI – In Aula, ha aggiunto Repubblica, la situazione si è ribaltata con i senatori che hanno fatto salvi i presupposti di costituzionalità del decreto legge respingendo con 111 si e 159 no il parere di bocciatura della commissione. Per quanto riguarda la Tasi, tassa dei servizi indivisibili dei Comuni, il dibattito sembra ancora ben lontano dal concludersi. Il governo ha però deciso di metterci una pezza confermando quella che è la sua posizione sulle aliquote Tasi, fissate nella legge di Stabilità al 2,5 per mille, presentando un emendamento al decreto Enti Locali. La nota redatta da Palazzo Chigi prosegue così:

Ai Comuni sarà concessa per il 2014, esclusivamente allo scopo di deliberare a favore delle famiglie e dei ceti più deboli ulteriori detrazioni rispetto a quelle già previste dalla legge di Stabilità, la possibilità di decidere un incremento delle aliquote al di sopra dei massimi attualmente consentiti (2,5 per mille per la Tasi, 10,6 per mille sugli altri immobili residenziali, ndr). Tale incremento, che non comporterà alcun aumento della pressione fiscale, sarà compreso tra lo 0,1 e lo 0,8 per mille complessivo e i Comuni saranno liberi di decidere come ripartirlo tra le diverse basi imponibili

LA SODDISFAZIONE DI SACCOMANNI – Viene quindi esaudito quanto chiesto dall’Anci con Piero Fassino, presidente dell’Associazione dei sindaci, che aveva parlato della necessità di un’aliquota che coprisse l’ammanco stimato in un miliardo e 400 milioni di euro. Repubblica ha poi ripreso le dichiarazioni del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che a margine della discussione al Senato sul decreto-Legge Imu-Bankitalia, ha commentato:

Sull’Imu si chiude una vicenda complicata. Certamente è stata di grande difficoltà data la complessità stessa della materia; nel 2013 c’è stato un forte sgravio fiscale sulla prima casa per 4,5 miliardi

UN’IMPOSTA FEDERALE? – rendendo necessario una mini Imu. Per quanto riguarda l’impostazione della tassazione immobiliare, per Saccomanni è necessario

rendere la tassazione sugli immobili veramente di natura federale evitando di dover intervenire su un’ imposta decisa al centro ma poi gestita in periferia. E non si pagherà di più

COM’ERA IN PRECEDENZA – Contenti tutti? Chissà. Intanto viene confermato l’inserimento di un emendamento apposito nel dl sugli Enti Locali, il fu Salva-Roma, La questione è semplice. La tassa, nella sua forma attuale, prevedeva un’aliquota al 2,5 per mille del valore catastale degli immobili calcolato dai fini dell’Imu. I Comuni avrebbero avuto quindi un ammanco nel gettito di 1,4 miliardi di euro. La Tasi poi sarebbe entrata nella riorganizzazione dell’imposta sugli immobili e sui rifiuti, la Iuc, con il risultato che molti comuni che hanno alzato al massimo l’aliquota sulla seconda casa (10,6 per cento) non avrebbero potuto far rientrare nella Iuc la tassa sui servizi.

 

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LA DELUSIONE DELLE OPPOSIZIONI – Il governo sembra quindi scampato alle pastoie di un problema che rischiava di avvilupparlo più del dovuto, specie dopo il pasticcio accennato in apertura sulla restituzione di 150 euro da parte degli insegnanti. A questo punto restano a bocca asciutta le opposizioni che in Commissione erano riusciti a far bocciare il dl sugli enti locali. Giovanni Endrizzi, senatore del Movimento Cinque Stelle, aveva spiegato che il decreto era stato respinto a causa

dell’eterogeneità clamorosa di un dl che mette insieme materie diverse accomunate dalla parola proroga, si è constatata la reiterazione di norme già presenti in dl decaduti e dunque non più presentabili

Il senato invece ha detto si e con un emendamento sembra si sia messo a posto il pasticcio Tasi, rispondendo a chi, come Susanna Camusso, aveva suggerito all’esecutivo di prendersi qualche mese di tempo per proporre una proposta alternativa e non raffazzonata.

(credits immagine di copertina:  ANSA/GIUSEPPE LAMI)

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