JobsAct, 8 mesi per conoscere il piano di Matteo Renzi

08/01/2014 di Redazione

«Dati devastanti» così Matteo Renzi ha definito i nuovi numeri diffusi dall’Istat sulla disoccupazione in Italia: 12,7% il dato generale, mentre quello sulla disoccupazione giovanile schizza verso un allarmante 41,6%. E il leader del Partito Democratico rilancia con il Job Act, un documento – ancora in fase di bozza – che mette nero su bianco i punti del partito per affrontare il tema del lavoro e della disoccupazione.

IL JOB ACT DEL PARTITO DEMOCRATICO – Sburocratizzazione della gestione del rapporto di lavoro, maggiori incentivi per creare occupazione nei settori chiave dell’economia italiana, più tutele per i precari e revisione degli ammortizzatori sociali: questi, in sintesi, sono i punti-chiave del Job Act del Pd, anticipato in parte da Il Sole 24 ore.

 

JOB ACT: DIBATTITO APERTO – Ad annunciare l’arrivo della bozza del Job Act è stato proprio lo stesso Renzi che, con un Tweet ha commentato con soddisfazione la retromarcia del governo sul recupero degli scatti stipendiali dalla busta paga degli insegnanti della scuola pubblica, ma non nascondendo la propria preoccupazione per i «dati devastanti» sulla disoccupazione diffusi dall’Istat:

PUNTARE SUI SETTORI CHIAVE DELL’ECONOMIA – Sul Job Act, quindi, il dibattito resta aperto fino al 16 gennaio: poco più di una settimana per sviluppare i punti proposti dai tecnici del Partito Democratico. Fondamentale, in primo luogo, rendere più semplice la gestione del rapporto del lavoro, per snellire la burocrazia che circonda chi fa impresa. L’Italia, poi, deve puntare anche sui settori più forti dell’economia nazionale: come la moda, il settore manifatturiero, turismo, cultura, innovazione e green economy, dove, secondo le anticipazioni del Sole 24 Ore, dovrebbe essere attuato un taglio del 10% del costo dell’energia.

TUTELARE I PRECARI – Dal punto di vista contrattuale, invece, spunta l’ipotesi di un contratto unico di inserimento a tempo indeterminato con tutele progressive (con una sospensione di 3 anni del diritto di reintegro in caso di licenziamento illegittimo) e una «rivisitazione in chiave universalistica» degli ammortizzatori sociali. Sul versante fiscale, il Job Act dovrebbe proporre l‘aumento della tassazione delle rendite finanziarie, ma solo in caso di riduzione dell’Irap e del non aumento della spesa pubblica. La discussione, assicura Renzi, è aperta a tutti, ma «in un partito che si chiama democratico si va avanti a maggioranza».

LA REAZIONE DI CUPERLO E ORFINI – Pronta la reazione dei membri del Pd: «A me interessa che tutto non si riduca ad una discussione sulle regole» – ha messo le mani avanti Gianni Cuperlo, che spinge per l’introduzione di un salario minimo per ora lavorata, più tutele previdenziali per tutti i lavoratori discontinui e il mantenimento dell’articolo 18, anche nella fase dell’inserimento. anche Matteo Orfini ha messo sul piatto i propri «punti cardine» e, dopo aver dichiarato che nella lotta alla precarietà «va bene qualunque proposta» si rivolge direttamente a Renzi: Voglio capire  – ha detto nel corso di un’intervista all’Unità – se in questo Paese, per il segretario del Pd, ci sono due diritti che diventano universali a prescindere dal contratto che si ha: malattia e maternità. Possiamo mettere questo nel Job Act?».

JOB ACT APERTO AL CONTRIBUTO DI TUTTI – Matteo Renzi ha confermato che la sua bozza di Job Act sarà «aperta» al contributo di tutti. «Gli spunti che trovate in questa enews saranno inviati domani ai parlamentari, ai circoli, agli addetti ai lavori per chiedere osservazioni, critiche, integrazioni. Dunque non e’ un documento chiuso, ma aperto al lavoro di chiunque. Anche vostro», ha asicurato nella sua newsletter settimanale. Detto questo, ha chiarito, «non sono i provvedimenti di legge che creano lavoro, ma gli imprenditori. La voglia di buttarsi, di investire, di innovare. L’Italia può farcela, ma deve uscire da questa situazione di bella addormentata nel bosco. Deve rompere l’incantesimo. Per farlo c’e’ bisogno di una visione per i prossimi anni e di piccoli interventi per i prossimi mesi».

I TAGLI AL COSTO DEL LAVORO – «Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell’Irap per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe». E’ uno dei punti del sommario sul job act che Matteo Renzi pubblica sull’e news che prevede anche la riduzione “del 10% del costo dell’energia per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di piu’ (Interventi dell’Autorita’ di Garanzia, riduzione degli incentivi cosiddetti interrompibili).

LA LEGGE ELETTORALE – Sulla legge elettorale «abbiamo offerto tre ipotesi di lavoro (rivisitazioni del sistema spagnolo, del Mattarellum, del doppio turno). Gli altri partiti ne stanno discutendo. Noi aspettiamo le loro valutazioni e ci riuniamo il 16 gennaio, in direzione, per chiudere con la nostra proposta». Lo scrive Matteo Renzi nella sua e-news. «A mio giudizio – prosegue Renzi – ci sono le condizioni per definire un accordo che sarebbe davvero straordinario: sistemare in un mese quello che non si è fatto negli ultimi otto anni. Incrociamo le dita e stringiamo i denti. Mi dicono: ma vedrai Berlusconi? E Grillo? E Alfano? Sono pronto a incontrare tutti – aggiunge Renzi – purché si chiuda su una cosa che serva agli italiani. Se deve essere il modo di perdere tempo e prendere un caffè, lo prendo con i miei amici che mi diverto di più. Se serve a chiudere sulla legge elettorale, ci siamo»

UN PAESE PRONTO A RIPARTIRE? – «Il Pd crede possibile che il Job Act sia uno strumento per aiutare il Paese a ripartire». Lo ha assicurato Matteo Renzi nella sua Enews settimanale. Il segretario del Pd ha diffuso una prima bozza del suo piano per il lavoro. «Qui c’è un sommario, con le prime azioni concrete, formulato insieme ai ragazzi della segreteria a partire da Marianna, che si occupa di lavoro, e di Filippo, che è responsabile economia. Nella prossima settimana lo arricchiremo con le osservazioni ricevute e lo discuteremo nella direzione del Pd del 16 gennaio. Nessuno si senta escluso: è un documento aperto, politico, che diventerà entro un mese un vero e proprio documento tecnico», ha spiegato. «L’obiettivo è creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri (tra il 2008 e il 2012 l’Italia ha attratto 12 miliardi di euro all’anno di investimenti stranieri. Metà della Germania, 25 miliardi un terzo della Francia e della Spagna, 37 miliardi). Per la Banca Mondiale siamo al 73 posto aal mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42 posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia). Vi sembra possibile? No, ovviamente no. E allora basta ideologia e mettiamoci sotto», ha chiesto.

I PUNTI DEL JOB ACT DI MATTEO RENZI – Sul suo sito Matteo Renzi ha postao i punti essenziali di quello che sarà il suo Job Act che elenchiamo qui sotto.

Parte A – Il Sistema

  1. 1.  Energia. Il dislivello tra aziende italiane e europee è insostenibile e pesa sulla produttività. Il primo segnale è ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di più (Interventi dell’Autorità di Garanzia, riduzione degli incentivi cosiddetti interrompibili).
  2. 2.  Tasse. Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell’IRAP per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe.
  3. 3.  Revisione della spesa. Vincolo di ogni risparmio di spesa corrente che arriverà dalla revisione della spesa alla corrispettiva riduzione fiscale sul reddito da lavoro.
  4. 4.  Azioni dell’agenda digitale. Fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete.
  5. 5.  Eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio. Piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazioni. Funzioni delle Camere assegnate a Enti territoriali pubblici.
  6. 6.  Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.
  7. 7.  Burocrazia. Intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell’Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. I Sindaci decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo. Obbligo di certezza della tempistica nel procedimento amministrativo, sia in sede di Conferenza dei servizi che di valutazione di impatto ambientale. Eliminazione della sospensiva nel giudizio amministrativo.
  8. 8.  Adozione dell’obbligo di trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato.

Parte B – I nuovi posti di lavoro
Per ognuno di questi sette settori, il JobsAct conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro.
a) Cultura, turismo, agricoltura e cibo.
b) Made in Italy (dalla moda al design, passando per l’artigianato e per i makers)
c) ICT
d) Green Economy
e) Nuovo Welfare
f) Edilizia
g) Manifattura

Parte C – Le regole

  1. Semplificazione delle norme. Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero.
  2. Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile. Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti.

III. Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.

IV. Obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico. Ma presupposto dell’erogazione deve essere l’effettiva domanda delle imprese. Criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard di performance.

V.  Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.

VI. Legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.

Rimane il mistero sulle coperture del piano, nonché sul piano stesso, la cui presentazione è ancora rimandata a data da destinarsi.

(Photocredit: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)

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