La bimba tolta alla madre badante mentre era all’asilo

Sottratta alla mamma dalla polizia e dai servizi sociali mentre si trovava all’asilo. Una bimba di 4 anni è stata prelevata ieri mattina da un istituto di Rapallo dopo che il tribunale per i minori ha stabilito che la piccola doveva essere affidata temporaneamente ad una casa famiglia. Sembrerebbe il solito caso di affidamento minori se non fosse per le motivazioni stranianti del provvedimento. La madre “pone grossi limiti alla sua disponibilità lavorativa rimanendo completamente a carico delle associazioni di volontariato territoriali”.

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I FATTI – La notizia è riportata prima su Il Secolo XIX. Il quotidiano spiega la modalità con cui è avvenuto il distacco dalla mamma:

La polizia in borghese e gli assistenti sociali di Santa Margherita hanno aspettato che i piccoli – 14 alunni, per la scuola materna; 19, per la parte del nido – salutassero mamma e papà e rientrassero, dopo la pausa delle vacanze natalizie, al “Pippi”, nido d’infanzia e scuola materna privata nel centro di Rapallo, alla “Casa della Gioventù”.

Nel provvedimento, in riferimento alla madre, si legge: «Pone grossi limiti alla sua disponibilità al lavoro rimanendo completamente a carico delle associazioni di volontariato territoriali». La madre della piccola è di origini romene e risiede a Santa Margherita Ligure dove viene assistita dai servizi sociali, gli stessi che ieri sono intervenuti insieme a poliziotti in borghese per prelevare la piccola. Sconcerto tra le maestre della struttura che raccontano come la bimba fosse sempre tenuta bene e accudita da sua madre.

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(Immagini di repertorio/GettyImages)

LAVORAVA IN NERO MA TENEVA BENE LA PICCOLA – Al di là della motivazione mesa nero su binaco nel dispositivo potrebbe esserci un’altra realtà, legata al lavoro sommerso, quello in nero. Secondo Il Secolo XIX, la donna, 38 anni, ragazza madre, lavorava come badante, percependo 200 euro ufficialmente e altre cifre in nero. Secondo però quanto di è appreso, anche con gli arrotondamenti in nero la donna non avrebbe potuto comunque mantenere autonomamente la piccola. «A mia figlia – avrebbe spiegato la mamma – non ho mai fatto mancare nulla». La direttrice della scuola conferma che la piccina era tenuta sempre in ottime condizioni: «Era sempre pulita, in ordine. E la madre una persona per bene».

NESSUNA INFORMAZIONE CHIESTA PRIMA DEL PRELIEVO – L’asilo della piccola non ha mai ricevuto durante i due anni di permanenza della bimba richieste di informazioni sulla minore. All’ANSA la direttrice dell’istituto Vittoria Brioschi ha spiegato lo sconcerto davanti a quel provvedimento: «Siamo caduti della nuvole», ha sottolineato, parlando della bambina di quattro anni come di una “leader” della sua classe. «E’ una bimba socievolissima e ben integrata», ha aggiunto. I compagnetti di classe sono rimasti sorpresi davanti all’assenza della bambina. Non vedendola, ha riferito ancora Brioschi, hanno chiesto alle maestre dove fosse quella che considerano la loro “capa”.

LE ACCUSE – Lo stile di vita della donna secondo il provvedimento era “instabile, precario, alieno all’assunzione di fattivi impegni e parassitario rispetto ai sostegni ottenuti”. Nell’ordinanza del tribunale genovese parlando delle condizioni della minore: «Si trova in condizioni di indigenza e emarginazione – prosegue l’ordinanza – che ne mettono a rischio la salute psicofisica e le prospettive evolutive». Non solo, secondo i servizi la mamma avrebbe operato “una strumentalizzazione della bambina” che usava per “pretendere di ottenere una casa comunale e benefici di vario genere”. La donna a cui è stata tolta la figlia, scrive ancora nell’ordinanza il giudice del tribunale dei minori “ha dimostrato in questi anni un livello di grave inadeguatezza e irresponsabilità genitoriale, non mettendosi in grado di provvedere autonomamente al mantenimento e alla cura della figlia nonostante i molti e cospicui sostegni offerti”. Non solo, secondo il giudice, la donna avrebbe dimostrato “grande ambivalenza affermando di condividere i vari progetti che le sono stati proposti salvo poi opporsi recisamente quando erano state già trovate e impegnate le risorse”. «La povertà non è mai causa di allontanamento», spiegano i giudici del Tribunale dei minori. «Non cerchiamo famiglie da ‘mulino bianco’ – aggiungono ma un livello accettabile di garanzia di sicurezza per i bambini».

DITEMI COME RIAVERLA – «Fatemi capire come fare per riavere mia figlia, io non ho fatto niente», chiede in continuazione la donna che piange e non si da’ pace. «Volevano darmi un avvocato d’ufficio ma ho rifiutato perché non mi fido più di nessuno». Nell’udienza fissata per il 30 gennaio davanti al giudice delegato del tribunale dei minori Giuliana Tondina la donna cui è stata tolta la figlia verrà accompagnata da un legale. Il giudice, al termine dell’udienza, indicherà un percorso che potrebbe portare anche alla restituzione della bimba, oggi affidata a una famiglia d’accoglienza, alla madre se quest’ultima si dimostrerà disponibile a impegnarsi in un percorso d’autonomia, a collaborare con i servizi sociali, a consentire il monitoraggio della condizione della figlia. Il legale della donna potrà chiedere al giudice perizie e ulteriore documentazione.

(ANSA/SECOLO XIX)

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