L’odio non è “sul web” ma dentro di noi

Sembrerebbe un’ovvietà quella che stiamo per dire, eppure non lo è: proprio oggi, infatti, è tornata in pompa magna sul web una delle discussioni più antiche e inutili dello stesso, ovvero quella sull’odio (anonimo o no) che percorre la rete con manifestazioni più o meno evidenti e scandalose, oltre che violente.

Da Caterina Simonsen ai ricercatori “boia” passando per Bersani, non è certo un bel vedere quello che “il web” ha espresso in queste ultime settimane, peccato che il web non sia certo il responsabile di quanto è accaduto. E’ una questione che è stata detta e stra-detta anche in queste pagine, numerose volte: il web, la rete, l’internet o come vogliate chiamarlo è un mezzo. Non ha intenzione. Non ha il potere di rendere la gente scema. Ha il potere di far parlare la gente scema, ma ciò che la gente scema dice non è certo il web a suggerirglielo.

Allora possiamo semmai chiederci come mai sul web queste persone, che probabilmente nella vita reale non avrebbero il coraggio di esprimere fino in fondo la loro lampante idiozia, si sentano legittimati a farlo. Anche questo è un fenomeno vecchio, che attraversa la vita dell’uomo dalle grandi Rivoluzioni (ma anche prima, probabilmente, in poi). Gustave Le Bon ne ha ampiamente parlato, senza stare qui a ricordare ciò che lui tratteggiò e come arrivò a parlarne, introduciamo solo il concetto, che chi vorrà potrà poi approfondire: nelle folle, anche virtuali, semplicemente si verificano fenomeni che “abbassano” la razionalità degli individui, accentuando un senso di irresponsabilità (e quindi onnipotenza) grazie al quale si sentono protetti e legittimati a fare qualsiasi cosa.

Sono i teppisti, i bulli, i golpisti, i creduloni, quelli coccolati dall’irreponsabilità delle schifezze che vanno dicendo, in virtù di un credo (che questo poi si sublimi in un leader non è importante) grazie al quale credono di non aver nulla da perdere né da temere. Come si combatte questo fenomeno? Con la cultura. Posto che a qualcuno convenga combatterlo, cosa che oggi non sembra proprio.

(Credits foto pixabay CC0 Creative Commons)

Share this article