L’Italia che verrà

03/01/2014 di Maghdi Abo Abia

Dopo le frustate di ieri di Matteo Renzi sul tema delle riforme, dall’abolizione del Senato alla nuova Legge elettorale passando per il titolo V della Costituzione, tocca oggi al Presidente del Consiglio Enrico Letta che interviene ai microfoni del Tg1 dettando quelle che sono le sue condizioni per il futuro. Segno che almeno la volontà di parlare c’è, poi da lì bisognerà tradurre le idee in fatti, ma questo è un altro discorso.

 

SPREAD SOTTO QUOTA 200 – Intanto partiamo con una domanda. Quanti di voi si ricordano dello spread, lo spauracchio che nella seconda metà del 2011 cambiò la politica italiana spingendo alle dimissioni Silvio Berlusconi sostituito con Mario Monti e che sembrava dovesse decretare con i suoi oltre 500 punti il fallimento dell’Italia? Negli ultimi mesi sembrava se ne fossero perse le tracce salvo tornare prepotentemente d’attualità in giornata a causa della sua discesa sotto la soglia psicologica dei 200 punti, dato più basso dal 2011 ad oggi. Ed il Presidente del Consiglio non si è lasciato sfuggire quest’opportunità per partire all’attacco e proporre quelle che sono le sue idee in tema di riforme.

 

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TORNERANNO GLI INVESTIMENTI? – Come riporta Repubblica secondo Letta questo calo dello spread rappresenta una nota positiva ed un atto concreto dell’esecutivo: «Sono anni che ballava attorno a 400-500 punti. Se noi avessimo le risorse -spese a causa dello spread, queste potrebbero essere usate – per abbassare le tasse sul lavoro, per aiutare l’occupazione, combattere la disoccupazione giovanile e rendere le imprese italiane più competitive. Fino a ieri, con lo spread così alto, queste non erano infatti in grado di acquisire credito e di fare gli investimenti così come lo facevano le imprese tedesche, austriache o francesi».

L’ITALIA RIPARTIRÀ – Quindi c’è aria di ripartenza ed Enrico Letta ha aperto all’iniziativa di Matteo Renzi definendola importante: «Il Paese non può permettersi di stare un altro anno senza riforme e senza legge elettorale. E così anche sugli altri temi. Io sono convinto che le soluzioni si troveranno per mettere d’accordo la maggioranza. Bisogna arrivare rapidamente al dunque». Questo però non sembra mettere in pericolo né la maggioranza né l’esecutivo. A garantirlo è lo stesso Letta che ritiene il suo governo al sicuro. Anche perché il dato legato allo spread può far guardare al futuro con ottimismo: «è il segno che l’Italia è nella giusta direzione. E’ il frutto di un lungo lavoro che va perseguito. oggi ci sono le condizioni perchè il Paese riparta».

CHE SUCCEDERÀ – Appare evidente che lo scranno di Enrico Letta oggi appare più solido che mai. Chi si prenderà la responsabilità di far cadere il governo ora che lo spread sembra solido e si parla di ripresa? Basteranno i temi sulle riforme legate ai diritti civili a far saltare il banco? E coloro che chiedono l’immediato ritorno alle urne attraverso un election day che accorpi europee ed amministrative, come Forza Italia ed il Movimento Cinque Stelle, come si muoveranno? Tre domande chiave che segneranno il destino dell’esecutivo a breve e medio termine. Matteo Renzi è stato chiaro: per lui il governo non deve cadere. Anche perché se la congiuntura dovesse essere favorevole non si prenderebbe la responsabilità di giustiziare politicamente Letta per una vittoria non sicura.

I PALETTI DI ANGELINO ALFANO – Quindi Letta resiste. Piuttosto lo si mette in difficoltà con le unioni civili per capire fino a che punto si può arrivare. E qui arriva la sponda di Angelino Alfano. Il leader di Nuovo Centrodestra, partito alleato del Pd al governo, in un’intervista al Tg2 ripresa dal Secolo XIX chiude la porta a qualsiasi norma legata alla riforma delle unioni civili. O meglio, la socchiude. Perché c’è qualcosa che viene prima: «Non si può pensare alle unioni civili senza pensare prima alle famiglie». Forse il rapporto con Renzi sarà più difficile relativamentre alla voglia di riformare la Bossi-Fini. «Con la sicurezza degli italiani non si scherza». Parole che appaiono meno malleabili.

 

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UN GOVERNO RAFFORZATO – Si torna a mostrare morbidezza appena si cambia argomento. Sul tema della legge elettorale ed Alfano appoggia la tabella di marcia a tappe ravvicinate sottolineando che la tempistica va bene ma confidando allo stesso tempo che l’accelerazione non sia finalizzata ad un’accelerazione «per anticipare il voto». Non solo. La riforma rafforza il governo perché «se a maggio abbiamo la riforma elettorale e abbiamo avviato il superamento del bicameralismo ci presentiamo ai cittadini con risultati importanti». Appare chiaro, se non chiarissimo, che la volontà dell’esecutivo e dei partiti che lo sostengono è quella di andare avanti.

NAPOLITANO POTREBBE LASCIARE – Del resto, se lo spread dovesse mantenersi basso e se l’esecutivo riuscisse ad arrivare ad una riforma in tempi stretti, per quale motivo bisognerebbe rischiare tutto per tornare alle urne cambiando magari ministri, sottosegretari ed interlocutori con l’Europa? Inoltre gli oppositori di Napolitano avrebbero anche di che gioire perché così il Presidente sarebbe costretto a mantenere la sua promessa ribadita nel discorso di fine anno di rimanere finché sarà necessario. Ed oltretutto potremmo avere un nuovo Presidente, numeri alla mano, votato al quarto scrutinio. Chi resta deluso? Silvio Berlusconi, insieme al Movimento Cinque Stelle e la Lega Nord.

OPPOSIZONI ALLO SBANDO? – Inutile nascondersi. I tre movimenti speravano di tornare al voto il prima possibile per cambiare lo status quo sperando, ma questo vale solo per i primi due casi, di prendersi la maggioranza assoluta. Ora invece devono assistere ad un’intesa sulla legge elettorale, con Alfano che apre al modello del sindaco d’Italia, ad un abbassamento dello spread e ad una ripresa del Paese. Se quest’ultimo punto dovesse davvero realizzarsi, allora il governo resterà in sella fino al 2018 ed all’opposizione non resterà altro che godersi un lungo periodo di riposo. E tra quattro anni i leader al momento sulla cresta dell’onda potranno passare all’incasso dopo un quinquennio di armonia. Uno scenario per alcuni raccapricciante ma sicuramente auspicabile da molti.

(Photocredit ANSA/MASSIMO PERCOSSI )

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