Mentre compra Chrysler Fiat licenzia 174 operai a Termini Imerese

Mentre Fiat acquista le quote restanti di Chrysler in Italia si presentano le lettere di licenziamento. È il caso dei 174 lavoratori di Termini Imerese delle ditte per l’indotto Lear e Clerprem, specializzate nella produzione di sedili e imbottiture. Dal 2 gennaio sono tutti a casa dopo due anni passati in cassa integrazione. Dopo il ciao del Lingotto la situazione è peggiorata, con un valzer di pretendenti per lo stabilimento e un piano di reindustrializzazione che di fatto non è stato portato avanti. Per questo ieri, alla luce del successo oltreoceano, Susanna Camusso (Cgil) a differenza di Cisl e Uil ha chiesto chiarimenti a Sergio Marchionne: «È indispensabile che Fiat dica cosa intende fare nel nostro Paese, come gli stabilimenti italiani possano trovare la loro collocazione produttiva nel gruppo»..

termini imerese e fiat 2

I FATTI – La doccia fredda è arrivata quest’estate quando a Termini sono state avviate le procedure di licenziamento collettivo: 155 gli addetti della Lear, che per la Fiat produceva sedili, e 19 quelli della Clerprem, che curava la fornitura di gomma piuma e materiali per sedili. «È una vicenda che si trascina di anni», spiega a Giornalettismo il segretario provinciale Fiom di Palermo Roberto Mastrosimone. «Da quando la Fiat ha annunciato la chiusura di Termini Imerese, c’era un progetto di reindustrializzazione che però non è mai stato avviato. Così Lear e Clerprem nonostante avessero la possibilità di utilizzare la cig di licenziare i propri dipendenti. C’era la possibilità di utilizzare altri tre mesi di deroga, come hanno fatto altre aziende». L’ultimo colpo alle tute blu è solo la battuta finale dell’incantesimo spezzato di un punto che ha visto nascere la nuova 500, la 126 e perfino la Lancia Ypsilon. Nato nel 1970, Termini Imerese passa dagli anni ottanta con 3200 addetti ai 1900 dagli anni novanta. Dopo l’avvio della crisi nel 1993 nel settore automobolistico l’addio siculo ufficiale di Fiat arriva il 26 novembre 2011 quando viene ufficializzata la chiusura della trattativa sulla parte economica riguardante gli incentivi alla mobilità. Cifra stabilità? Ventuno milioni di euro, ovvero un incentivo complessivo alla mobilità medio di 22.850 euro (per chi è in mobilità per massimo quattro anni) più indennità per il mancato preavviso e il premio fedeltà. In pratica una media di circa 460 euro a unità per 48 mensilità.

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(Photocredits LaPresse)

LA CHIMERA DEL RILANCIO – Da allora si è parlato di svariate possibilità di rilancio del polo. Il tutto con continue proteste da parte dei dipendenti esasperati. L’ultima “soluzione” risale a questa estate quando dal governo sono arrivati quattro possibili progetti per lo stabilimento dove latita ancora un investitore. All’epoca Reuters riportava:

“Secondo De Vincenti i due vecchi progetti di Biogen e Newcoop sarebbero finalmente in procinto di essere autorizzati; inoltre ci sarebbero due altri progetti imprenditoriali nel settore dei biocarburanti di seconda generazione e della trasformazione degli autobus con motori ibridi”, ha detto la fonte aggiungendo che, secondo Crocetta, Radiomarelli avrebbe un piano di investimenti molto variegato, i cui dettagli dovrebbero essere chiariti a fine settembre, potenzialmente in grado di generare occupazione per 500-600 dipendenti. In ogni caso, i piani non partiranno prima del 2014, per cui si prevede la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione in deroga al termine dell’attuale cassa straordinaria che scade a fine 2013.

Dopo l’abbandono della casa madre però i dubbi restano. Non c’è ancora notizia del tavolo economico che si doveva tenere a Novembre con i lavoratori dell’ex stabilimento. Indiani, cinesi e perfino Dr. Tante speranze hanno segnato il cammino dello stabilimento. Dopo l’addio del Lingotto però non si fa vivo nessuno. Con la proroga della cig in pratica si hanno solo sei mesi per risolvere il problema dell’ accordo di programma e quello relativo al quadro di reindustrializzazione.

TERMINI E IL CAPOLINEA – «Il problema – spiega Mastrosimone – è legato alla Fiat e alla reindustrializzazione del sito Termini Imerese. Questi lavoratori hanno un legame stretto con gli altri dipendenti. Noi tenteremo di avere delle risposte decise dal ministero e dalla Regione». Un pericoloso effetto domino mentre dal Lingotto si pensa già a cosa si farà oltreoceano: «I problemi – aggiunge il sindacalista – non ci sono solo a Termini ma in gran parte degli stabilimenti. In tanti sono contenti del passo importante della Fiat che però guarda al business dell’azienda e non ai problemi degli operai italiani». Troopo poco tempo e nulla di concreto. Dalla FIom precisano come il rischio di questo trascinamento lungo anni possa alla fine portare al licenziamento di tutte le altre unità.

DA 1400 a 600 EURO AL MESE – Intanto da qualche ora è iniziato il percorso di iscrizione alle liste mobilità per le tute blu finite a casa. Tempo massimo 7 gennaio per poter chiedere al mese 850 euro il primo anno e 650 il secondo, rispetto ad un stpendio che raggiungeva tra i 1400-1500 euro. Una sola parola: rabbia. «Mentre qui cancellano operai e la storia industriale di Termini Imerese», spiegano dalla Sicilia. I colleghi delle altre ditte sono stati più fortunati. Le loro aziende hanno scelto di attendere e di far scattare la cig in deroga sino al 30 giugno 2014. Si tratta di Manital (21 addetti), Biennesud (69), Sas (42) e Pellegrini (19). «L’iscrizione nelle liste di mobilità – ha spiegato all’Agi Vincenzo Comella della Uilm – dovrebbe rappresentare un vantaggio rispetto alle ordinarie liste di disoccupazione, perché offre dei benefici a chi riassume. In teoria. Qui infatti non assume nessuno». Il sindacalista ha invitato ad un incontro con Regione e ministero allo Sviluppo economico per ridefinire il bacino degli operai da garantire e coinvolgere “indipendentemente dalle scelte delle aziende”. «Mi pare difficile – spiega Mastrosimone – che possano revocare il licenziamento occorre però che questi lavoratori vengano tutelati e garantiti come tutti gli altri».

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