Segregata e violentata per 18 anni: ergastolo per i coniugi dell’orrore

02/06/2011 di Dario Ferri

La vittima, 11enne all’epoca del rapimento, in una dichiarazione si scaglia contro i suoi aguzzini: “Nessun Dio potrebbe perdonarvi”

“Hanno distrutto la mia vita”: Iniziava così la dichiarazione della loro vittima letta in aula. E finisce con la condanna all’ergastolo un caso di rapimento e stupro che ha sconvolto gli Usa.

ORRORE – I coniugi Garrido rapirono un’undicenne nel 1991, Jaycee Dugard, e la tennero segregata in casa per 18 anni in cui la giovane venne ripetutamente stuprata e con cui l’uomo, Philip Garrido ha anche generato due bambine. Garrido, che al momento dei sequestro era libero sulla parola dopo aver scontato 3 anni di una condanna a 50 per violenza sessuale, e’ stato condannato a 431 di carcere mentre la moglie complice, Nancy e’ stata condannata a una pena tra 36 anni e l’ergastolo. Garrido oggi 60 anni rapi’ l’allora bambina fuori della sua casa South Lake Tahoe. La ragazza venne trovato due anni fa nel cortile segreto della casa dei Garrido a Antioch, ad est di San Francisco. Ora vive in una localita’ segreta con la sua famiglia inclusi le due figlie di 13 e 16 anni avuti da Garrito. Lo stato della California le ha versato un risarcimento da 20 milioni di dollari. A maggio pubblico un libro, “Una vita rubata” sulla sua tragica esperienza. Il caso ha creato scalpore in America per dimostra il fallimento del sistema: Garrido dopo essere uscito dal carcere era costamente controllato dalla polizia.

LA VITTIMA – “Ho scelto di non essere qui oggi perché mi rifiuto di sprecare un altro secondo della mia vita in tua presenza”, ha scritto la ragazza, in parte della dichiarazione diretta a Phillip Garrido. “Tutto ciò che mi hai fatto era sbagliato e spero che un giorno si capirà” “Ti ho odiato ogni secondo di ogni giorno per 18 anni”, ha detto. “Mi avete rubato la vita, e anche quella della mia famiglia. Non c’è Dio dell’universo che potrebbe mai perdonare le vostre azioni”. La ragazza, che oggi cerca di rimanere quanto più possibile nell’anonimato, scriverà un libro di memorie sul tema.  Intanto è polemica: l’aguzzino della ragazza era appena uscito dal carcere, e avrebbe dovuto essere sotto stretta sorveglianza.

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