Il papà che perde 20 kg in 2 mesi per donare il fegato alla figlia

30/12/2013 di Dario Ferri

Sottoporsi ad una veloce e drastica dieta per salvare la vita della figlia. È l’impresa compiuta dal 35enne Eduardo Camargo, residente a Bridgeport, in Illinois, che ha perso 20 kg di peso in meno di due mesi pur di consentire che una parte del suo fegato venisse trapiantato a Jazlyn, la sua bambina di pochi mesi di età affetta da atresia biliare.

 

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LA PATOLOGIA – Nata nell’aprile del 2012, la piccola Jazlyn era stata già sottoposta, ma senza successo, a due interventi chirurgici che avrebbero potuto prevenire l’insufficienza epatica e scongiurare quindi il rischio di un trapianto. L’atresia biliare è una condizione che si verifica quando il sistema biliare del fegato è bloccato o assente, e può condurre prima all’insufficienza epatica, poi alla morte.

DIAGNOSI A 5 MESI – Jazlyn aveva appena 5 mesi di vita quando i medici del North Western Memorial Hospital di Chicago spiegavano ai suoi genitori che probabilmente per salvare la sua vita sarebbe stato necessario un trapianto di fegato. Papà Eduardo sembra non aver mai avuto esitazioni su chi sarebbe stato il donatore dell’organo. «Ho subito detto che dovevo essere io e non mia moglie», spiega oggi il signor Camargo, dopo il riuscito doppio intervento chirurgico. «Ho altre due figlie e hanno bisogno di una mamma più di un padre», spiega.

IL SACRIFICIO – Una disponibilità, quella del genitore, che è costata tanto sacrificio. Quando si è detto pronto alla donazione del fegato per salvare la figlia della sua bambina Eduardo pesava circa 95 kg e i medici gli spiegavano che sarebbe stato necessario da parte sua un forte dimagrimento a causa dell’ecceissivo accumulo di grasso al suo fegato, una condizione tipica delle persone in sovrappeso o addirittura obese. Da quel momento, quindi, ha dato il via ad una ferrea dieta. Eduardo si è sottoposto per settimane ad una dura attività fisica, cominciando, nello stesso tempo, ad alimentarsi in maniera salutare, mangiando molte verdure e bevendo solo acqua.

INTERVENTO A 7 MESI – Sforzi ripagati nel novembre sello scorso anno, quando è stato realizzato il trapianto. «È un’esperienza spaventosa, ma il risultato ripaga», dice oggi Eduardo. In effetti l’intervento sembra non aver avuto complicazioni. Ad un anno di distanza ora Jazlyn sta più che bene, dicono i medici. Anche se per tutta la vita non potrà fare a meno dei farmaci immunosoppressori.

(Fonte foto: Abcnews)

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