La rivolta dei berretti rossi che spaventa la Francia

15/12/2013 di Maghdi Abo Abia

La protesta del movimento dei forconi non rappresenta un unicum nel panorama europeo. Nella vicina Francia il governo di François Hollande deve fare i conti con una protesta regionale partita dalla Bretagna ed esplosa in poco tempo in vari strati sociali del Paese in risposta alla proposta d’introduzione di una nuova tassa ritenuta vessatoria da parte di autotrasportatori e contadini che hanno deciso di manifestare la propria rabbia usando come simbolo un berretto rosso. O, in francese, un Bonnet Rouge.

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IL RICHIAMO STORICO – La scelta del berretto rosso non è certamente casuale in quanto richiama il copricapo usato nel 1675 sempre dai bretoni stanchi dell’ennesima tassa sulle carte bollate. E se allora i bretoni decisero di rivoltarsi contro Luigi XIV, oggi l’obiettivo è François Hollande colpevole, come ricorda il Corriere della Sera, di voler introdurre una tassa pensata nel 2007 dal governo Sarkozy, una specie di pedaggio da far pagare a camion e mezzi pesanti ed inquinanti anche sulle strade statali grazie all’aiuto di varchi elettronici studiati da Autostrade per l’Italia, vincitore dell’appalto e realizzati da un’azienda italo-francese con tanto di Telepass. Tali varchi sono stati distrutti già alla fine d’ottobre ma chi sperava che con questo gesto la protesta finisse è rimasto deluso.

LA TASSA DELLO SCANDALO – Il governo ha provato a giustificarsi spiegando che una sospensione della tassa avrebbe portato ad un pagamento immediato di una penale da 800 milioni di euro alla società Ecomouv, nome della Joint Venture tra Autostrade per l’Italia, Sncf ed Sfr e titolare della tecnologia. Il governo ha incolpato gli autori della tassa, il governo Sarkozy, ma la popolazione ha preso di mira l’attuale gestione dell’Eliseo anche perché una nuova tassa in un territorio agricolo devastato dalla perdita di competitività rischia di affossare l’economia di tutta la regione, con gli allevatori bretoni che non riescono più a vendere i propri polli per via della pressione tedesca che impiega lavoratori provenienti dall’est europa mettendo i galletti francesi fuori mercato.

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LA MOBILITAZIONE A CARHAIX – Nello specifico, la Bretagna a causa della sua distanza da Parigi e per la sua posizione isolata gode di un trattamento quasi privilegiato, con tutte le superstrade gratuite a parte la Rennes-Parigi, il cui casello d’entrata è comunque ai confini della regione. Parliamo quindi di una regione difficile che, a causa della tassa, si è sentita sopraffatta mentre secondo loro a Parigi regna il malaffare, l’intrallazzo e lo sperpero di soldi che vengono poi chiesti ai lavoratori in difficoltà. Ed è per questo che nel corso degli ultimi due mesi si sono moltiplicati i presidi spontanei di bretoni culminati nella manifestazione dello scorso due dicembre tenutasi a Carhaix e che ha visto la partecipazione di 30.000 persone che, dotati di berretti in testa, hanno manifestato contro il governo Hollande.

L’ACCUSA AL PRESIDENTE HOLLANDE – Secondo Le Monde i manifestanti erano addirittura 40.000 (17.000 per la Prefettura) ed hanno affollato il centro nella zona di Finistère per manifestare contro l’ecotaxe chiedendo lavoro. Il portavoce del movimento, Christian Troadec, ha riconosciuto che la mobilitazione ha avuto un grande successo, specie dopo la manifestazione avvenuta il mese prima a Quimper dove hanno partecipato 30.000 persone. Troadec nell’occasione se la prese anche con Hollande, ritenuto responsabile di non aver detto neanche una parola sulle manifestazioni in Bretagna, invitandolo a venire nella regione per capire se ha voglia di sentire quale sia la situazione attuale. Oltretutto la regione di Finistère ha un ruolo chiave nella protesta, visto che il berretto rosso è apparso proprio qui, nella manifestazione del 26 ottobre a Pont-de-Buis.

Siamo tutti con i bretoni. «Sta borbottando», «scommetto che avevi previsto tutto»
Siamo tutti con i bretoni. «Sta borbottando», «vedo che avevi previsto tutto»

UN PAESE IN CRISI – Al di là della protesta nei confronti della tassa dello scandalo, in pochi giorni la mobilitazione dei berretti rossi ha assunto significati diversi e da un certo punto di vista maggiori. Si parla di lavoro, di crisi, di globalizzazione, di concorrenza. In alcuni casi poi sono entrati temi cari alla destra come l’opposizione al matrimonio omosessuale ed alla difesa della famiglia. Sicuramente quanto sta accadendo in Bretagna non fa altro che catalizzare quelle che sono le emergenze economiche e sociali del Paese in un unico movimento il cui obiettivo è quello di far sentire con fermezza la propria voce al presidente Hollande, in decisa crisi di consensi nonostante l’elezione trionfale contro Nicolas Sarkozy.

IL SOSTEGNO DELLA DESTRA – A dimostrazione di come ormai la protesta abbia assunto contorni nazionali, Le Nouvel Observateur ci propone una fotografia con protagonista il vecchio leader del Front National, Jean-Marie Le Pen, bretone, che si è fatto ritrarre con un berretto rosso in risposta alla manifestazione del 26 ottobre in cui 250 camion e 900 persone, tutte con berretto rosso in testa, hanno dato vita alla protesta. E grazie agli organizzatori, inclusi nella sigla «collettivo per il lavoro in Bretagna», il grido dei berretti rossi è arrivato fino agli Champs-Elysees, per l’esattezza l’11 novembre. In quell’occasione 73 facinorosi si resero protagonisti di atti di teppismo, con gli organizzatori che presero subito le distanze rivendicando la natura pacifica della loro protesta. 

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