Il leghista che recitò in film a luci rosse gay

09/05/2011 di Dario Ferri

Gli esponenti del Carroccio avevano detto che nel partito non c’era spazio per gli omosessuali. Eppure Stefano Guida, candidato a Bologna per la Lega Nord, ha recitato in una pellicola “particolare”…

Si chiama Stefano Guida, ha ventisei anni ed è candidato a Bologna con la Lega Nord. E’ omosessuale e non lo nasconde, tanto che a L’informazione, periodico della città, dice: «Per entrare nella Lega devi credere nei valori della Lega, innanzitutto. Poi se sei gay poco importa». Ma soprattutto, nel suo curriculum c’è un film “senza veli”, quel “Gay party underwear” girato con nome d’arte sei anni anni fa per la casa di produzione bolognese All Male studio e prodotto dalla Kappavideo,che qualche problema con il suo partito potrebbe crearglierlo.

DICEVA STIFFONI – “I manifesti Ikea, l’omosessualità… sono cose loro, non me ne importa un’ostia”, diceva il parlamentare Piergiorgio Stiffoni a Radio 24 qualche tempo fa prendendo le distanze. “A Treviso – spiega- i gay sono il 10 per cento della popolazione e anche in Parlamento ce ne sono e sono pure molto visibili. Ma nella Lega non ci sono gay. No, noi nel nostro partito abbiamo un dna diverso. Non abbiamo mai avuto un certo tipo di situazioni, non ho mai trovato leghisti gay, stiamo parlando del niente, del sesso degli angeli”, sentenziava il leghista. Evidentemente non doveva sapere nulla di Stefano Guida, al quale perdonerebbe anche una eventuale cacciata:

«In Lega credo non ne sappiano niente – dice – è una cosa che ho fatto da ragazzino, una “p rova ” ch e poi è finita lì». «Ma non me ne vergogno, sia ben chiaro – aggiunge – semplicemente non ne parlo, perchè è una cosa passata». E se le Lega lo scoprisse e si “ar rabbiasse”? «Beh, se mi cacciassero forse lo capirei – ragiona – è pur sempre la Lega Nord…».

GLI ALTRI RISCHI – E sempre nell’intervista Stefano dichiara:

«Certo – dice – da quelli più anzianotti qualche battutina a volte arriva, ma questo succede anche tra comunisti». Con i coetanei, invece, tutto ok. Il dubbio, ovviamente, èche lui sia l’unico gay in corsa dietro al Carroccio. «Nooo!!!» esclama. Poi subito ridimensiona: «L’unico dichiarato, direi, ma sicuramente non l’uni – co in assoluto». Poi snocciola l’aneddoto: «L’altro giorno Rosi Mauro alla casa del sindaco ha distribuito rose a tutte le donne. Per gioco ne ho voluta una anch’io: lei mi ha sorriso, mi ha fatto l’occhiolino e me l’ha data. Aveva capito che sono gay e la cosa non le ha creato alcun problema». Forse è anche per questo che nel profilo Facebook del giovane padano Rosi Mauro figura tra i quattro personaggi a cui lui si ispira. Gli altri sono Roberto Maroni, Marine Le Pen («è il simbolo di una destra nuova, non omofoba» spiega) e Moana Pozzi. Che in curriculum, però, ha molti più film di lui.

La presentazione del suo film a luci rosse recita:

I party gay sono a tema irripetibili ed i gestori dei locali si sbizzariscono nelle trovate più eccitanti per rendere la serata indimenticabile. Una serata classica è il mutanda-party: si entra con solo le mutande addosso e si lascia tutto il resto, comprese le inibizioni, fuori dal locale. Poi inizia tutto con occhiate ammiccanti, si scutano i corpi nudi e si sceglie il patner adatto o ci si lascia andare ad un’orgia collettiva. Il locale che vedrete in questo video è sicuramente in Italia, ma non riuscirete ad accedervi: è per addetti ai lavori e gli addetti ai lavori sono ovviamente i ragazzi mozzafiato di All Male Studio!

Chissà adesso che cosa succederà. Intanto, su Repubblica si racconta anche un altro “caso”:

Che anche dentro la Lega ci siano gay lo conferma Enrico Oliari, presidente di GayLib, l’associazione nazionale dei gay di centrodestra, alla quale Guida è legato su Facebook: «L’altro giorno mi ha telefonato una lesbica della Lega e mi ha detto che non è la sola omosessuale, che sono almeno in sette. Guida non è iscritto alla nostra associazione, ma è in contatto. Abbiamo invece tra gli iscritti altri leghisti». Guida non ha avuto difficoltà a frequentare anche il Cassero di Bologna, luogo cult dell’omosessualità a sinistra. «Ha frequentato anche un gruppo per un percorso di conoscenza, non è venuto solo in discoteca », dicono i responsabili.

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