La nuova crisi della spazzatura di Napoli

26/11/2013 di Andrea Mollica

Napoli sta vivendo una nuova crisi della «monnezza». La spazzatura questa volta non sommerge il centro cittadino come cinque anni fa, quando le immagini dei cassonetti partenopei scioccarono il mondo. Ora il problema riguarda le periferie, dove la mafia brucia rifiuti industriali contaminando in modo pesante terreni agricoli, e rendendo insicuri e spaventati sia i cittadini che le aziende agricole.

People block the traffic as they protest

CRISI DELLA MONNEZZA, AGAIN –  Il Wall Street Journal riferisce della nuova crisi della spazzatura che sta colpendo Napoli. Come riportano alcuni cittadini locali intervistati dal quotidiano finanziario, questa volta la crisi non è concentrata nel centro cittadino, bensì nelle aree esterne alla metropoli partenopea. Nelle campagne appena fuori Napoli la camorra brucia in modo incontrollato rifiuti industriali, e montagne di spazzatura sono depositate nei campi coltivabili. In questo momento non ci sono solo i problemi di smaltimento dei rifiuti, come nella crisi di cinque anni fa che interessò tutto il mondo. Ora, rimarca il Wsj, l’opinione pubblica ha preso sempre più coscienza dei pesanti effetti provocati dallo smaltimento illegale della spazzatura sull’acqua e sulla sicurezza dei prodotti alimentari. La nuova crisi ha provocato una forte mobilitazione di protesta delle persone che vivono nell’area periferica di Napoli, ed ha interessato sia Papa Francesco, che si è mostrato preoccupato, così come la locale base dei Marine statunitensi, sempre più inquieti per la qualità dell’acqua presente nella zona.

CAMORRA PRESENTE – Il quotidiano finanziario sottolinea come le radici del problema affondino nel passato. Negli anni ottanta la camorra ha messo le mani sul business dello smaltimento dei rifiuti, e quando si è accorta di quanto fosse redditizia, ha iniziato a smaltire immondizia proveniente dal resto d’ Italia in modo illegale. Tonnellate di rifiuti sono state depositate nei campi o smaltite in modo illegale. Nella regione di Napoli sono state smaltiti fino a dieci milioni di rifiuti industriali secondo i calcoli di Legambiente. La camorra ha iniziato a bruciare anche rifiuti velenosi, come i copertoni o gli scarti chimici delle concerie, che andrebbero deposti in speciali impianti per evitare contaminazioni. Ogni giorno, sottolinea il Wall Street Journal, emergono nuove informazioni su quanti danni abbiano prodotto lo smaltimento illegali dei rifiuti e la loro combustione. I militari statunitensi hanno analizzato la qualità dell’acqua delle zone di Napoli dove sono presenti, ed hanno rilevato come essa sia inferiore agli standard degli Usa.

EFFETTI PERICOLOSI – Parte del contingente, civile e militare, dei Marine americani è stato collocato in altri luoghi a causa dei problemi relativi alla contaminazione dell’acqua. Preoccupazioni forti riguardano anche i prodotti alimentari partenopei. Napoli, evidenzia il quotidiano finanziario, è famosa nel mondo per la mozzarella di bufala, e la sua produzione ha subito un duro colpo a causa della sfiducia dei consumatori riguardo alla sicurezza alimentare. Il fatturato interno del settore è caduto del 40%, e una simile flessione potrebbe verificarsi anche relativamente alle esportazioni. L’allarme delle imprese produttrici è forte, e i coltivatori e gli allevatori denunciano la mancata risposta delle istituzioni. Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, spiega al Wall Street Journal come la sua amministrazione stia affrontando il problema, dopo anni di totale mancanza di attenzione rispetto a questo problema.

LENTEZZA ESASPERANTE – Le autorità campane hanno bloccato alcuni campi come misura precauzionale, così come raccolti campioni del terreno e dell’acqua. Il Wall Street Journal rimarca però come fino ad ora abbiano rifiutato la loro pubblicazione, una scelta che aumenta le paure dell’opinione pubblica. « Studiosi che vogliono scoprire se il problema della spazzatura abbia aumentato il tasso di contrazione dei tumori non ricevono dati sufficienti dal governo. Anche le imprese vorrebbero una maggiore trasparenza, per tranquillizzare tanto i consumatori quanto i turisti. Secondo alcuni esperti gli effetti dello smaltimento illegale dei rifiuti dureranno ancora per vari decenni». Antonio Lucisano, capo di un consorzio che riunisce 100 produttori di mozzarelle di bufala, spiega di aver chiesto alle autorità regionali di indicare quali siano i campi contaminati, al fine di poter tranquillizzare la potenziale clientela, nazionale come internazionale. Un altro elemento di freno alla risoluzione del problema è lo scarso progresso riscontrato nel sanzionamento dei responsabili dello smaltimento illegale dei rifiuti. Dagli anni ottanta si sono svolti circa 80 processi, e molti dei casi sono andati in prescrizione a causa della lentezza del nostro sistema giuridico. Poche pene sono state emesse per punire chi ha contaminato l’ambiente di Napoli.

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