Cinque motivi per andarsene dall’Italia e cinque per restare

L’Italia oggi è come quei pazienti in coma profondo tenuti attaccati alla vita più dalla speranza che dalle macchine, e su questo non ci piove. Tanti sarebbero i motivi per andarsene.

Non c’è lavoro, né sembra che ci sarà mai, perlomeno se per lavoro intendi qualcuno che ti assuma dandoti la possibilità di lavorare per sempre come accadeva a tua mamma. Ma non basta: oggi l’Italia è brutta. Si odia. Odia. E’ frustrata da anni di inconcludenza al potere, anni di immobilismo che faceva comodo solo a chi ne era fautore, e su questo comodo divano di niente si è appoggiata, salvo poi scoprire che quel divano era come i vestiti nuovi dell’imperatore. Inesistente.

E ancora: in Italia guardi Berlusconi e pensi che se non sei figo o figa non lavorerai mai, come se la bellezza fosse un valore spendibile oltre il merito, come se essere belli possa aiutare a fare bene il dirigente delle Asl. Un paese dove sai che dovrai pagare la pensione ai tuoi a fondo perduto, perché già da qualche anno ti hanno detto che la tua, pff, se fai il bravo te la porta Babbo Natale. E infine, ci sono posti in Italia, che ti uccidono solo perché ci vivi, e la Terra dei fuochi è solo la punta dell’iceberg.

Ma.

Ci sono anche tanti, troppi motivi per rimanere qui. Sono ad esempio negli occhi di quegli anziani e di quei giovani che paradossalmente oggi con fare umiliato, scrutano la realtà in cerca di un senso. Un senso che tu, cittadino italiano, non puoi fingere di non aver capito quale sia, perché è un grido d’aiuto verso tutti, inascoltato per troppo tempo.

Bisogna rimanere qui perché non c’è nazione che non si sia salvata grazie ai propri cittadini, che proprio nel momento di unione a fronte della disperazione hanno saputo trovare nella storia la spinta giusta a creare qualcosa che fosse di tutti. Perché è facile abbandonare un paese rovinato da chi lo abitava, più difficile è invece tentare di aggiustarlo.

Difficile, ma non impossibile.

Non dobbiamo andarcene per tutti quei motivi citati per farlo, perché non cambieranno se nessuno fa nulla, perché quel coraggio che chiediamo a chi ci governa può essere trovato solo se per primo lo esprime chi il paese lo vive. Uno Stato è l’unione di tutti per il bene comune: il nostro stato forse non lo è mai stato, ma questa è la necessaria evoluzione che rimanendo qui possiamo imprimergli. Perché tanta gente è qui e combatte, ogni giorno s’inventa la vita, e lasciarla sola sarebbe il danno dopo la beffa.

Perché l’ultimo motivo è questo: l’Italia è una cosa anche tua. Se la abbandoni, poi non ti lamentare di come è ridotta. Guardati allo specchio e chiediti quel che Kennedy suggerì agli americani di chiedersi: come puoi servire tu il tuo paese? Cosa puoi fare tu per lui? Non per chi lo governa, per il paese. Perché in fondo, tutto questo, è colpa di tutti (sì, anche nostra) tranne che sua.

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