La lettera della moglie di Vigor Bovolenta al marito morto

Il Giornale pubblica oggi una lettera di Federica Lisi Bovolenta, moglie del campione di pallavolo Vigor, morto sul campo all’età di 37 anni, nel marzo 2012.

 

Taglio di Po, Funerali del pallavolista Vigor Bovolenta

 

La missiva è un’appassionata dichiarazione d’amore al suo uomo:

Vigor Bovolenta. Bovo per gli amici e per me. Quindici anni insieme. Poi lui se n’è andato. Normalmente gli uomini che se ne vanno dicono cose tipo: «Dobbiamo parlare tesoro… è da tempo che mi sento così…», «Voglio che tu sia felice…», «Voglio riprendermi la mia vita…», «Siamo fermi, voglio andare avanti, voglio tornare a essere me stesso, voglio anche ritrovarti, prima però voglio lasciarti…», «Abbiamo dimenticato chi siamo… facciamolo per il nostro bene…». Dicono così, lo dicono anche le donne. Lui se n’è andato in un altro modo. Se n’è andato senza lasciarmi. E senza lasciarmi istruzioni. Se n’è andato restando dentro la mia vita. Restando la mia vita. Quando le persone mi raccontano le loro crisi coniugali, le loro separazioni, le ascolto e le capisco pure, ma le loro realtà mi appaiono come quei film che non andrei mai a vedere. Dopo quello che mi è successo, qualche volta penso che, chissà, magari sarebbe stato meglio se anche io e Bovo ci fossimo lasciati, poi ritrovati e rilasciati. Se fossimo stati «litigati» per il resto dei nostri anni, dormendo persino in due camere separate, tanto, per come eravamo fatti, non avremmo resistito a stare separati. Qualunque cosa, tutto sarebbe stato meglio di quello che è successo in realtà, ma a che serve pensarlo? Noi eravamo di quelli che dicono «non ci lasceremo mai» e quando lo dicono sentono un brivido e hanno le lacrime agli occhi. Certo, poteva succedere anche a noi, come a tutti quelli che, pur dicendosi«non ci lasceremo mai», poi, alla fine, si lasciano. Ma io non riesco a pensarlo. Io e Bovo non ci saremmo lasciati mai. E così sarà nonostante tutto. Noi non ci lasceremo mai. Bovo per sempre, Bovo nel cuore, Bovo in tutti noi: scrivono così in certi striscioni durante le partite. Quest’anno lo hanno scritto tantissime volte. Bovo per sempre. Sono striscioni grandi, colorati, struggenti. Uno di questi è dentro di me. Dentro il mio cuore, mentre penso al suo. Al cuore di Bovo, che era mio, al mio che era suo.

 

 

Poi, più avanti:

Quel nostro «non ci lasceremo mai» ora mi suona strano. «Non ci lasceremo mai» inteso «tu in cielo io in terra», pare facile, manco fosse una consolazione! Da quando è successo tutto, io sono come due persone. È uno dei vari motivi per cui voglio raccontare questa storia: voglio raccontarla per rimettere insieme le mie due metà, la Federica di prima e quella di adesso. E voglio farlo perché i miei bambini mi abbiano tutta intera, quella che conoscevano prima del 24 marzo 2012 e quella che hanno conosciuto dopo, dal 25 marzo 2012 in poi. Due cose completamente diverse ma che alla fine formano me, la loro madre. E comunque, anche se a volte mi sembra di avere avuto due vite, so che non è possibile. Magari avessi potuto averne due. Una delle due l’avrei data a Bovo.

(Fonte foto: LaPresse)

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