Il paradiso dei bordelli

29/10/2013 di Dario Ferri

Il dibattito sulla trasformazione della Germania nel paradiso dei bordelli è sempre più d’attualità. Dal 2002, quando la prostituzione fu legalizzata, il meretricio ha avuto un vero e proprio boom, trasformando la nazione più importante d’Europa nel paradiso dei turisti del sesso. Un appello di importanti femministe ed attivisti dei diritti umani chiede al governo Merkel di affrontare questa moderna forma di schiavitù.

A Ukrainian prostitute stands in front o

PARADISO DEL SESSO – “La Germania è diventata la piattaforma di scambio del commercio delle donne e il paradiso dei turisti del sesso provenienti dai paesi vicini”. Con queste parole molte dure si apre un appello firmato da un centinaio di personalità della società civile tedesca contro la trasformazione del loro paese in una sorta di mecca dei bordelli. Tra i firmatari del manifesto ci sono attivisti dei diritti umani, femministe, e personalità appartenenti al mondo della cultura, dello spettacolo e dell’impegno sociale. L’appello si rivolge contro la moderna forma di schiavitù rappresentata dalla prostituzione, esplosa in Germania dopo la legalizzazione del 2002 decisa dai rossi-verdi del cancelliere Schröder. Una legge, rimarca il manifesto, nata con buone intenzioni ma naufragata per l’esplosione dello sfruttamento, che invece di ridare dignità alle prostitute ha facilitato ancora di più il loro commercio.

CAMBIAMENTO FALLITO – Come rimarca Die Welt, poco prima delle elezioni federali dello scorso 22 settembre il governo giallo-nero di Angela Merkel aveva proposto una modifica all’attuale quadro normativo. L’opposizione rosso-verde che controlla il Bundesrat, la Camera delle Regioni, aveva però posto il suo veto sulla misura, perchè aveva giudicato insufficiente la normativa che riprendeva una direttiva dell’Unione Europea contro lo sfruttamento. In Germania lo sfruttamento delle donne, sottolinea il quotidiano Die Welt, è esploso negli ultimi anni, a seguito della forte immigrazione delle donne dall’Est Europa. Un flusso favorito dai commercianti di uomini, che vendono le future schiave del sesso alle migliaia di bordelli di cui è piena la Germania. I locali del sesso sono particolarmente numerosi nelle zone di confine. Il piccolo Saarland, Bundesland di frontiera con la Francia, è diventato una vera e propria mecca del sesso, con quasi 300 bordelli legali, e locali ai limiti della legge con prostitute che esercitano la loro professione al loro interno.

MECCA DEI BORDELLI – In Germania, secondo le ultime stime, i saloni del sesso sono sicuramente più di 3 mila, un numero che però non è fedele alla realtà del sottobosco che si muove ai margini della legalità. Una situazione in questo similare a quella della vicina Svizzera. Nel Canton Ticino, luogo frequentato dai turisti del sesso italiani, c’erano più postriboli fuori norma che bordelli legali, prima dell’intervento delle locali autorità. In Germania la situazione è meno grave dal punto di vista del rispetto delle norme, ma lo sfruttamento femminile fuori dalle regole fissate dalla legge è assai rilevante. Le professioniste del sesso che operano tra Amburgo e Monaco di Baviera sono nell’ordine delle duecentomila, per un giro d’affari stimato in oltre quattordici miliardi di euro l’anno. Esistono veri e proprio mega bordelli dove si contano i clienti in decine di migliaia, con picchi di duemila presenze durante i weekend. Al giorno dovrebbero essere circa un milione e duecentomila i maschi che comprano il sesso. Una forte spinta viene dall’estero, con veri e propri pacchetti del turismo del sesso offerti alla clientela internazionali, di paesi vicini ma anche di nazioni lontane dalla Germania.

TUTTO PERMESSO – I punti più criticati della normativa tedesca evidenziano come sia ormai diventato quasi impossibile perseguire chi sfrutta le donne. Secondo l’attuale legislazione i cosiddetti magnaccia possono essere condannati se intascano più della metà di quanto guadagna una loro protetta, un fatto assai difficile da dimostrare. Ulteriore causa di forte degrado e umiliazione delle donne sono i mancati limiti posti per l’offerta della prestazione. Grazie a questa lacuna normativa sono fioriti bordelli che offrono tariffe flat, dove i clienti possono pagare il prezzo di un solo rapporto ma consumarne con tutte le donne presenti nel bordello. Un recente reportage della TV tedesca denunciava come una prostituta rumena fosse stata obbligata a offrire il suo corpo ad una quarantina di clienti in un solo giorno. Le tariffe sono molto convenienti, con 20 euro per 20 minuti di sesso, oppure prestazioni multiple ad un costo di 70 euro.

 

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