“Consulenze alla moglie e voti pilotati”: il dossier su Merola infiamma le comunali

Recapitato alle redazioni dei giornali e alle sedi del Partito, un cocktail di accuse e sospetti sul front-runner del Pd a Bologna: forse, un episodio di fuoco amico.

Non è ancora chiaro il contenuto del plico riservato che è stato consegnato a tutte le redazioni locali di Bologna e tutte le sedi del Partito Democratico della città. Quel che si sa è che è un dossier, una raccolta di sei cartelle scritte con tono canzonatorio ed ironico che, nelle intenzioni, vorrebbe sollevare tutte le ombre sulla corsa a sindaco di Virginio Merola, vincitore delle primarie cittadine del centrosinistra ed ex-assessore delle giunte Cofferati.

DOSSIERAGGI – Il Fatto Quotidiano stamattina dà rilevanza nazionale ad un caso che sulle cronache locali è già montato.

Il dossier è anonimo. Ma rischia di mettere nei guai molti dirigenti del Pd bolognese, in particolare quelle vicine al neo-vincitore delle primarie, Virginio Merola. Le sei pagine zeppe di veleni hanno fatto il giro delle redazioni dei giornali locali. Merola si è immediatamente rivolto alla Procura, presentando un esposto. Ma ai magistrati il plico era già arrivato. Non ci sono né indagati né ipotesi di reato. Le indiscrezioni dicono che le verifiche preliminari sarebbero state fatte dalla Guardia di finanza nella sede di Acer, ente a cui si fa riferimento nello scritto, dove sarebbero stati acquisiti alcuni documenti.

Come dicevamo, il Resto del Carlino e le edizioni locali dei giornali nazionali hanno già coperto in maniera estensiva la vicenda. Rivelandoci che il candidato a sindaco di Bologna per la coalizione di centrosinistra si è già mosso con i suoi avvocati per presentare una denuncia preventiva che prenda in contropiede il misterioso dossieratore, scoprendo peraltro che il dossier era già nelle mani degli inquirenti che da qualche tempo si stavano muovendo per vederci più chiaro.

Merola ha segnalato ieri il dossier velenoso ai magistrati e l’esposto presentato dal suo avvocato, Vittorio Manes, si spinge a ipotizzare la calunnia, ovvero un reato che punisce chi, davanti alle autorita’ competenti, accusa qualcuno di un reato pur sapendo che non lo ha commesso. Non c’era motivo di chiamare in causa la calunnia, se non si fosse ipotizzato che il dossier non fosse gia’ nelle mani degli inquirenti. Manes, nell’esposto, specifica che ipotizza la calunnia (oltre alla diffamazione e alla lesione dell’esercizio dei diritti politici) qualora i magistrati avessero gia’ in mano il documento. Ma tant’è. Ieri, l’arrivo dell’esposto-querela presentato da Manes (insieme ad altra copia, identica, del dossier a sei facciate) ha portato all’apertura di un secondo fascicolo, che con tutta probabilità sarà affidata al pm Di Giorgio. Ieri mattina è stata anche ascoltata una cronista del nostro giornale che si è presentata in Procura con una copia del dossier e la busta che la conteneva, a lei indirizzata. E’ stata ascoltata (come testimone) per un’ora dal procuratore aggiunto Valter Giovannini e dal pm Di Giorgio.

Cosa è contenuto nel dossier che infangherebbe la corsa alla poltrona di sindaco della città emiliana?

IL CONTENUTO – Non è chiaro. Tutti lo possiedono ma nessuno lo pubblica. L’unico giornale che si arrischia a dare informazioni più chiare è l’edizione bolognese di Repubblica, che ipotizza un vero e proprio caso di fuoco amico ai danni di Merola: sarebbe un esponente del centrosinistra, scontento della corsa iniziata dal rivale, ad aver scritto, sottoforma di domande retoriche, varie accuse a Merola in maniera da intralciarlo.

Sei pagine tipograficamente pulite e intenzionalmente sporche. La lunga lettera anonima che agita da giorni la scena bolognese con una mescolanza di accuse, sospetti, vecchi ritagli di cronaca, ingiurie, allusioni ma anche giudizi politici, rovesciando il velenoso cocktail finale su Virginio Merola e gli uomini che lo circondano, è scritta in buon italiano, battuta al computer, elegantemente marginata, con i neretti a sottolineare i passaggi cruciali e i nomi da demolire. (…) Lo scopo della lettera è sufficientemente esplicito. L’autore anonimo (o forse gli autori, visto che gli elementi di questo spurio dossier sembrano essere stati raccolti da diverse fonti e pazientemente cuciti assieme) ha un obiettivo politico dichiarato fin nelle prime righe (dove si addebita alla scelta di Merola come candidato del Pd l’aver portato “al punto più basso dal dopoguerra” la politica bolognese), obiettivo da raggiungere attraverso la distruzione a tutto campo e con tutti i mezzi della reputazione personale sua e di altri. E gli spalti mascherati da cui provengono le raffiche sembrano situati a sinistra, come si deduce da alcuni irritati accenni alle “strizzate d’occhio alla Curia di Vecchi” e alle “spinte leghiste dell’elettorato Ds”. Un possibile episodio di “fuoco amico” che, se non verrà chiarito fino in fondo nei suoi inquietanti contorni, rischia di vagare come una mina sulla scena politica cittadina che faticosamente sta ricomponendosi dopo un anno di vuoto. Dunque il bersaglio è la carriera politica di Virginio Merola, descritta da chi sembra essere un suo rivale sconfitto più che un avversario politico aperto. Contro il candidato sindaco del Pd le accuse (in realtà più volte mascherate da domande: nonostante l’anonimato l’autore non si mostra sempre sicuro di quel che suggerisce) sono di diverso tipo e spessore, tra cui una raccolta di voti per le primarie 2008 tra gli immigrati extracomunitari effettuata attraverso Asif Raza, già presidente del Consiglio provinciale degli stranieri e poi arrestato nel 2009 nel corso di un’inchiesta su un traffico di permessi di soggiorno. Di Merola viene chiamata in causa anche la moglie, psicologa, alla cui impresa professionale il marito avrebbe procacciato consulenze da parte di enti pubblici non specificati; come prova, la lettera riporta frasi origliate negli uffici del quartiere Savena da testimoni che non vengono nominati.

La moglie; i voti truccati; le consulenze; tutto non provato, tutto accennato ma ormai di dominio pubblico. Ogni segretario di circolo del Pd bolognese ha una copia del dossier. Una operazione su vasta scala che, se non venisse affrontata di petto, potrebbe costare molto cara al centrosinistra sotto le torri.

NIENTE PAURA – A chi chiede a Virginio Merola se teme di finire come il suo predecessore, Flavio Delbono, travolto dalle ricche consulenze procurate alla compagna, il candidato sindaco risponde con nettezza.

La reazione c’e’ stata. Adesso è affidata alla magistratura la possibilità o meno di trovare chi ha messo in giro questi fogli”. Il candidato sindaco Virginio Merola torna sul dossier contro di lui (e altri dirigenti Pd) messo in circolazione ai tempi delle primarie di centrosinistra e consegnato ieri in Procura dallo stesso democratico.

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