L’agonia segreta del pornoattore: “Ho l’Aids, l’herpes e la gonorrea”

Derrick Burts, chiuso in una clinica di Los Angeles, parla per la prima volta con il giornale della sua città.

“E’ necessario che l’uso del profilattico nell’industria del porno diventi obbligatorio per legge”: questo il risultato di un esperienza di vita davvero difficile, quella di Derrick Burts, il pornoattore californiano che è da settimane chiuso dentro la Adult Industry Medical Healthcare Foundation, Sherman Oaks, valle di San Fernando, vicino a Los Angeles. Nella struttura sanitaria è risultato affetto dall’Aids, solo l’ultima delle malattie sessualmente trasmissibili che ha dovuto sopportare. Colpa del suo lavoro, certo: d’altronde è un rischio calcolato per chi fa il pornoattore. Ma colpa anche della nonchalance con cui l’industria del porno tratta i suoi impiegati. E c’è bisogno di riforme urgenti. Il “paziente Zeta” – così è stato chiamato finora, finché non ha deciso di parlare di sua sponte, si è recato in clinica lo scorso 8 ottobre, per un controllo di routine. “La mattina dopo è stato convocato d’urgenza dallo staff della clinica, visibilmente nel panico”, racconta il Los Angeles Times.

PRESERVATIVO OBBLIGATORIO – E dire che l’industria del porno etero richiede l’esibizione del certificato HIV-negativo prima di consentire l’ingresso sul set degli attori, mentre per quanto riguarda l’industria dell’hard gay l’uso del preservativo è formalmente obbligatorio, ma è noto che molto spesso si lavora senza protezione: è lo stesso attore a precisarlo. E Derrick era in servizio in entrambi i rami dell’hard, così è probabile che da qualche parte abbia contratto la sua malattia. Lo staff della clinica gli ha detto che sapeva di chi si trattava il partner infetto da cui, è probabile, Derrick ha contratto l’HIV – un “noto positivo”, secondo i medici. “Si dice che gli esami medici sono sufficienti”, spiega Derrick a El Mundo, quotidiano spagnolo, “ma non è assolutamente vero. In un mese avevo già contratto l’herpes, la clamidia e la gonorrea. L’unica protezione possibile è l’uso del condom mentre si lavora, anche se sappiamo che gli spettatori non ne sarebbero entusiasti. Nella mia vita professionale, ho visto un solo preservativo, durante una ripresa eterosessuale”.

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