Il video delle ragazze del mostro di Cleveland per la prima volta in tv

“Prima di tutto, voglio che tutti sappiano quanto io sia felice di essere a casa con la mia famiglia e con i miei amici. È stato incredibile e voglio ringraziare tutte le persone che hanno aiutato me e la mia famiglia. Ogni giorno che passa divento sempre più forte e avere la mia privacy mi ha aiutato immensamente”. Due mesi fa Amanda Berry riusciva a scappare dalla “casa degli orrori” dove era stata tenuta prigioniera per dieci lunghi anni, liberando le sue compagne di prigionia, Gina De Jesus e Michelle Knight oltre che alla figlioletta, frutto delle violenze del loro rapitore, Ariel Castro, un conducente d’autobus di 52 anni. E oggi tutte e tre le ragazze appaiono per la prima volta davanti alle telecamere in un video diffuso dal network statunitense Abc.

Amanda Berry, subito dopo la liberazione
Amanda Berry, subito dopo la liberazione

“NON ABBIATE PAURA DI CHIEDERE AIUTO” – Le tre ragazze, tutte rapite tra il 2003 e il 2004 e tornate alla vita lo scorso maggio dopo una coraggiosa fuga da parte di Amanda, appaiono molto diverse da quelle creature pallide e terrorizzate che le televisioni di tutto il mondo ci avevano mostrato. Dopo Amanda tocca a Gina dire qualche parola: con voce sottile la ragazza si limita a “ringraziare tutti per l’aiuto”, mentre la madre chiede maggior fiducia da parte di tutti nei confronti dei propri vicini: “Non abbiate paura di chiedere aiuto, perché quell’aiuto è disponibile”.

Guarda le foto:

VIAGGIO ALL’INFERNO – Anche Michelle Knight, la terza ragazza che inizialmente si era mostrata più riluttante a concedere interviste, sintetizza in una lettera quegli anni di orrore: “Ho fatto un viaggio di andata e ritorno all’inferno, ma sono forte abbastanza per camminare con il sorriso sulle labbra e i piedi ben piantati per terra – dice – Non lascerò che la situazione definisca chi sono. Sarà io a decidere come andranno le cose”.

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“VOGLIONO POTERSI LASCIARE TUTTO ALLE SPALLE” – Oggi le ragazze vogliono solo tornare alle proprie vite, mantenendo quella privacy necessaria per condurre un’esistenza normale. Quanto ad Ariel Castro, deve rispondere di 329 capi d’imputazione, incluso sequestro di persona, stupro e omicidio per aver fatto ripetutamente abortire Michelle, rimasta incinta in seguito alle violenze subite dall’uomo. Castro potrebbe essere condannato alla pena di morte, ma alla prima udienza del processo a suo carico l’uomo si è giudicato “non colpevole”. La prossima udienza è fissata per il 5 agosto. Quanto alle ragazze, vorrebbero potersi lasciare ogni cosa alle spalle e sperano che il processo possa concludersi il prima possibile: “Ogni tappa del processo per loro rappresenta la luce alla fine del tunnel” – dice James Wooley, avvocato di Amanda e Gina.

(Photocredit: Abc.com)

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