Stefano Borgonovo e lo strano legame tra calcio e Sla

28/06/2013 di Maghdi Abo Abia

Con la scomparsa di Stefano Borgonovo, ex attaccante di Como, Milan, Fiorentina ed Udinese, si tornerà necessariamente a parlare dell’impatto della malattia che lo ha colpito, la Sla, e della percentuale elevata di calciatori che hanno subito in passato la sua stessa sorte.

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LA MALATTIA – Si tratta di un viaggio oscuro, pieno di detti e non detti, che ha portato gli addetti ai lavori a porsi domande, anche quelle all’apparenza più assurde, per capire perché alcuni giocatori vengono condannati ad un destino orribile, quello di un corpo che non reagisce più ad alcuno stimolo mentre la mente è vigile, viva, presente. Prima di analizzare le paure del mondo del calcio, composto prima ancora che da sportivi da uomini, spieghiamo per sommi capi cosa s’intende per Sla, ovvero Sclerosi Laterale Amiotrofica, meglio definita come malattia dei motoneuroni. Si tratta di un disturbo dalle cause ancora sconosciute che porta ad una progressiva degenerazione dei neuroni di moto a livello della corteccia cerebrale, del tronco encefalico e del midollo spinale.

PARALISI RESPIRATORIA – Gli studiosi ritengono che le cause siano legate a fattori ambientali ma al momento non si sa perché ci si ammala. L’incidenza di questo disturbo, assolutamente sporadica, va da due a tre casi ogni 100.000 persone. Ne sono colpiti maggiormente gli uomini e solo il 5 per cento di questi ha carattere ereditario. Il paziente perde il controllo dei motoneuroni superiori ed inferiori con un decorso imprevedibile. All’inizio si perde la capacità di deglutire. Successivamente si ha difficoltà a parlare e si inizia a perdere il controllo dei muscoli scheletrici. La morte sopraggiunge con la compromissione dei muscoli respiratori. L’unico modo per salvare la vita del paziente è produrre una tracheotomia accompagnata dalla respirazione artificiale.

Roberto Donadoni, Roberto Baggio, Stefano Borgonovo

LA SCOPERTA DEL GENE – Negli ultimi anni sta prendendo forma una spiegazione che coinvolge la genetica. Come spiega l’Associazione Italiana Sla, nel 2011 venne identificato un gene responsabile della Sla familiare e sporadica. Questo, custodito all’interno del cromosoma 9, si chiama “c9orf72”. Lo studio ha analizzato 268 casi familiari di Sla americani, tedeschi ed italiani e 402 casi familiari e sporadici di Sla finlandesi, scoprendo che il 38 per cento dei casi familiari ed il 20 dei casi sporadici erano portatori di un’alterazione di questo gene, causata da un’espansione “esanucleotidica”, quindi un’alterazione, a livello del primo introne del gene. La frequenza della malattia scatenata da questa mutazione è doppia rispetto a quella del gene Sod1. Secondo lo studio la malattia potrebbe essere scatenata da un’alterata localizzazione della proteina determinando una seconda alterazione della trascrizione del Dna.

IL RUOLO DEL GLUTAMMATO – Da sottolineare poi che i motoneuroni vengono uccisi da un quantitativo anomalo di glutammato monosodico. La sostanza agevola la comunicazione tra terminazioni nervose. Questa viene poi dissolta da una proteina definita “trasportatrice”. S’ipotizza che i malati non riescano a smaltire il glutammato e che questo si accumuli “avvelenando” i neuroni. L’evoluzione della scienza medica nella ricerca contro la Sla sicuramente permette di guardare al futuro con ottimismo, anche se al momento esiste un solo farmaco autorizzato nella cura della malattia, ovvero il Riluzolo, il cui compito è quello di smaltire il glutammato.

Brescia - Milan

LA PATOLOGIA OCCUPAZIONALE – Eppure esiste una categoria di persone più a rischio di altre, e qui torniamo a parlare di Stefano Borgonovo e dei suoi colleghi. Raffaele Guariniello, procuratore torinese, in un’indagine condotta tra il 2004 ed il 2008 ha certificato che su 30 mila calciatori italiani sono stati rilevati 51 casi di Sla. Per questo motivo venne ipotizzato il fatto che si trattasse di una malattia “occupazionale”. Come spiegò nel 2008 il Corriere della Sera aveva proposto tre cause per spiegare i perché di una tale incidenza nei calciatori. Si è parlato dei danni patito agli arti ed alla testa, con i calciatori che sviluppano al forma bulbare di Sla, caratterizzata dalla paralisi rapidamente progressiva dei muscoli della mandibola, del faringe e della lingua, come aggiunto da Sla Italia.

IL COINVOLGIMENTO DELLA FORMALDEIDE – Ciò significa che i colpi ricevuti in campo potrebbero facilitare l’insurgenza della malattia. E questo spiega perché tra gli affetti della “stronza”, come la chiamava Stefano Borgonovo, non ci sono portieri. Un’altra causa potrebbe essere legata all’uso dei pesticidi e dei diserbanti per la protezione dei campi. A seguito dell’indagine di Guariniello si è scoperto che tra i prodotti più usati c’era la Formaldeide, un potente battericida. Infoamica ci propone una ricerca del 2008 che dimostra come questa sostanza abbia favorito la Sla in alcuni atleti. Secondo Marc Weisskopf, ricercatore alla Scuola di Salute Pubblica di Harvard e curatore della ricerca, “le persone esposte a formaldeide avevano il 34% di possibilità in più di ammalarsi di Sla”.

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COINVOLTO ANCHE IL DOPING? – Ricordiamo che nel 1987 la formaldeide venne classificata come “probabile cancerogena” per l’uomo, in caso di elevata esposizione. Un’altra causa potrebbe essere quella del doping, non esclusa dal professor Angelo Poletti dell’Università di Milano, secondo cui “la morte del neurone motorio potrebbe essere provocata da eccessivi livelli di androgeni nel sangue, come quelli ottenuti assumendo ormoni o anabolizzanti”. E qui entrano in gioco i farmaci non vietati. Secondo Stefano Belli  e Nicola Vanacore, dell’Istituto superiore di Sanità, ipotizzano il ruolo degli aminoacidi ramificati e della creatina come motore della Sla. Ed infine ci sono i fattori ambientali, ovvero delle specifiche condizioni nei quali si puo’ favorire l’insuegenza della tremenda malattia.

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