Angelino Alfano: «No a un referendum sulle Unioni Civili»

13/05/2016 di Redazione

Angelino Alfano, ministro dell’Interno non se la sente. Non ce la fa a sostenere la linea di parte del centrodestra e del Popolo della famiglia, ovvero avviare un referendum abrogativo sull’appena approvato ddl sulle Unioni Civili. In una intervista a Paolo Conti su Il Corriere della Sera spiega:

«Lo avrei sostenuto e promosso qualora ci fossero state le adozioni, sconvolgendo così il nostro ordinamento e l’impianto stesso della nostra società. Invece, con questa legge, un’eventuale sconfitta del fronte referendario spalancherebbe la strada ai vincitori per andare ben oltre, chiedendo adozioni ed eguaglianza formale delle unioni civili ai matrimoni. Un’operazione a rischio altissimo. Con i sondaggi che danno oltre il 60% di italiani favorevoli al riconoscimento dei diritti civili e patrimoniali, significa volere giocare d’azzardo con la famiglia»

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Troppo rischioso quindi chiedere un parere dei cittadini. In caso di sconfitta, secondo il titolare del Viminale, si rischia

di perdere ulteriori valori della famiglia tradizionale. Eppure sulle adozioni per le unioni civili il ministro è chiaro:

Matteo Renzi ha detto ieri che non ci sono le condizioni per poter parlare ora di adozioni per le unioni civili.
«Abbiamo detto di no alle adozioni per l’oggi e per domani: fa parte di un patto con Renzi e con il governo. Per noi, non può rientrare dalla finestra ciò che abbiamo tenuto fuori dalla porta. Ribadiamo che un bambino o una bambina hanno bisogno di un papà e di una mamma. E visto che due persone dello stesso sesso non possono procreare per natura, se sono due uomini dovrebbero prendere un figlio procreato o fatto procreare da una donna. Noi siamo assolutamente contrari alla pratica dell’utero in affitto, il mezzo al quale ricorrerebbero inevitabilmente le coppie maschili. Abbiamo ribadito chiaramente in Parlamento e nel Paese che consideriamo quel metodo un turpe mercimonio che merita di essere considerato reato universale punibile in Italia anche quando venga commesso all’estero. Impediremo in ogni modo che si metta la targhetta del prezzo sul ventre di una donna»

E sui sindaci che si rifiutano di celebrare le unioni civili sottolinea…

«Bisogna distinguere: il sindaco può tranquillamente delegare un assessore, e non solo, se non se la sente. Riguardo alla sua specifica funzione, invece, per l’obiezione di coscienza dico ciò che dissi quando con la mia circolare chiesi ai prefetti di annullare le registrazioni nello stato civile italiano dei matrimoni omosessuali contratti all’estero. Il sindaco non agisce in qualità di vertice dell’amministrazione ma di ufficiale di governo, esercitando quindi una funzione statale che non ammette deroghe. Io sto dalla parte della legge sempre e comunque»

(in copertina foto ANSA/ANGELO CARCONI)

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