L’ambasciatore d’Israele replica a Massimo D’Alema: «La sua ossessione per Israele è unilaterale»

13/01/2016 di Redazione

L’ambasciatore d’Israele Naor Gilon replica a Massimo D’Alema e al suo pensiero critico verso Israele espresso qualche giorno fa in una intervista a il Corriere. «Da molti anni esiste nel signor D’Alema un’ossessione che vede in Israele l’origine di tutti i problemi del Medio Oriente e del mondo, a tal punto che egli è disposto a vedere in alcune organizzazioni terroristiche degli alleati per l’Occidente preferibili alla democrazia israeliana», ha ribadito Gilon.

COSA AVEVA DETTO D’ALEMA A IL CORRIERE

Massimo d’Alema, ex presidente del Consiglio dei Ministri e ministro degli Esteri del governo Prodi aveva rilasciato una intervista dove rivendicava il suo pensiero, da sempre molto critico verso Israele.

«Con l’espansione delle colonie, la prospettiva di uno Stato palestinese è di fatto scomparsa. La coltiva ancora la leadership politica, che vive di aiuti internazionali; ma la società civile no. Gli intellettuali credono ormai allo scenario che chiamano sudafricano».

Vale a dire?
«Un unico Stato, in cui i palestinesi dovranno battersi per i propri diritti. È nata così la nuova Intifada. Ma Israele, negando uno Stato palestinese, mette in pericolo la propria stessa idea di Stato ebraico. (…)».
Lei nel 2006 fu molto criticato per la sua passeggiata a Beirut sottobraccio a un deputato di Hezbollah.
«Spesso in Italia prevale l’ignoranza di trogloditi che non sanno di cosa si parli. Hezbollah rappresenta una parte significativa della società libanese. All’epoca faceva parte della coalizione di governo: il ministro degli Esteri era un accademico islamico espressione di Hezbollah. Siccome io lavoravo per la pace tra Israele e Libano, era inevitabile che incontrassi anche le forze che governavano il Libano».

LA REPLICA DELL’AMBASCIATORE ISRAELIANO

Naor Gilon ha fornito una lunga replica a il Corriere:

Già dopo l’orribile attacco terroristico a Parigi, D’Alema mise in relazione il terrorismo estremista islamico con il conflitto israelo-palestinese. Anche nell’intervista di ieri D’Alema correla il conflitto con l’atteggiamento negativo del mondo arabo verso l’Occidente. Nel migliore dei casi si tratta di un approccio naif, nel peggiore dei casi di una posizione ideologica anti-israeliana. L’odio di settori del mondo musulmano nei confronti dell’Occidente (e dei suoi stessi popoli), e certamente l’orribile terrorismo contro l’Occidente, non è correlato al conflitto israelo-palestinese. Si tratta invece di un’ideologia omicida e sanguinaria, che vede nello stile di vita occidentale (democrazia, liberalismo, capitalismo) un assoluto contrasto al suo mondo di valori, e per queste persone Israele è chiaramente un tutt’uno con le democrazie occidentali contro cui bisogna combattere. Purtroppo non è così per D’Alema. L’ex premier vede in Israele «un alleato problematico» dell’Occidente, anziché vedervi ciò che è: una parte integrante dell’Occidente e una barriera all’espansione dell’estremismo e del fanatismo verso l’Occidente, un faro di libertà, democrazia e diritti nel Medio Oriente. Per tutto ciò Israele merita forse sostegno? Non secondo D’Alema.

(in copertina D’Alema con il palestinese Mahmud Abbas nel 2007 a Ramallah, West Bank. Foto Abbas Momani-Pool/Getty Images)

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