Il Csm apre un fascicolo su Alfonso Sabella per dichiarazioni fatte su Virginia Raggi

22/06/2016 di Redazione

Il magistrato e ex assessore della giunta Marino, Alfonso Sabella, finisce nei guai per le dichiarazioni fatte qualche giorno fa sul nuovo sindaco di Roma. «Un avviso di garanzia a Virginia Raggi sarebbe un atto dovuto», aveva sostenuto Sabella riferendosi alla vicenda degli incarichi ottenuti da Raggi dalla Asl di Civitavecchia e delle relative autocertificazioni. Le sue parole sono diventate ora oggetto di un fascicolo che pende presso la Prima Commissione del Csm, e che era stato già aperto ad aprile, per le considerazioni espresse da Sabella all’Arena di Giletti sul possibile esito di un procedimento penale su Affittopoli.

ALFONSO SABELLA E LA LETTERA AL FATTO PER LE DICHIARAZIONI SULL’HUFF POST

Eppure, Sabella afferma qualcosa di diverso. In una lettera al Fatto Quotidiano pubblicata oggi il magistrato ha spiegato che le dichiarazioni rese all’Huffington Post, poi riprese sui media. Erano state semplificate:

Ho ovviamente aggiunto che tale ipotesi è punita solo a titolo di dolo, per cui l’avv. Raggi – laddove fosse riuscita a dimostrare di avere aver compreso male la comunque chiarissima legge e l’altrettanto chiarissimo modulo – non sarebbe stata punibile.

In presenza, però, di due dichiarazioni oggettivamente false, l’avvio di un procedimento penale è, a mio giudizio, inevitabile. Purtroppo l’articolo pubblicato online sull’Huffington Post per ragioni di semplificazione giornalistica, non è stato così puntuale e il redattore ha qualificato come atto dovuto non l’iscrizione nel registro degli indagati, ma l’avviso di garanzia, che va emesso solo laddove ve ne sia la necessità processuale. Avuta contezza delle inesattezze nel pezzo ho provato a farlo correggere, ma ormai era troppo tardi, l’intervista era stata ripresa da siti e agenzie.

Mi conosci da tempo e sai perfettamente quale sia il mio senso delle istituzioni e il mio livello di indipendenza da magistrato, indipendenza che, per rimanere a un caso simile, mi ha indotto a rispondere puntualmente alle domande dei cronisti in occasione del noto caso scontrini: fui il primo a dire quali fossero i reati (peculato e falso ideologico) ipotizzabili a carico del sindaco Marino della cui giunta pur facevo parte.

Allo stesso modo sai perfettamente che non ho mai aspirato a cariche.

L’intera lettera è disponibile qui.

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