Alfio Marchini: chi è e cosa vuole il candidato sindaco di Roma

Narrano le leggende metropolitane che nel suo salotto s’incontrarono Enrico Cuccia, nientemeno, e Massimo D’Alema quando era presidente del Consiglio per discutere della scalata dei Capitani Coraggiosi a Telecom. Una referenza niente male per Alfio Marchini, che per quanto riguarda il costruttore risaliva a due generazioni fa, quando il nonno Alfio era un costruttore rosso ma gradito Oltretevere. Rosso perché secondo una leggenda metropolitana – “Calce e Martello!”, si diceva all’epoca – smentita proprio ieri dallo stesso Marchini nella trasmissione della Annunziata, il nonno, insieme al fratello Alvaro, aveva regalato via delle Botteghe Oscure al Partito Comunista Italiano.

ALFIO MARCHINI: CHI E’ – Nato il primo aprile del 1965, sposato, separato e padre di cinque figli e considerato sosia di Ronn Moss di Beautiful, è cugino di Simona Marchini (figlia di Alfio), grande giocatore di polo e consigliere d’amministrazione della Rai poi dimessosi per le nomine di Berlusconi nel 1994, Marchini ama raccontare di sé che si è fatto “da solo”, avendo preso la guida delle aziende di famiglia dopo la morte del padre quando aveva appena 23 anni. La sua storia e le cronache raccontano svariati e divertenti aneddoti. Come quando Conchita De Gregorio raccontò dell’album di figurine di Che Guevara che ha editato con Elle U, la casa editrice multimediale dell’Unità:

Costa diciassettemila e novecento, si compra in edicola. “Album de la revolucion cubana”, Fidel Castro col fucile in copertina, barbudos, carri armati, sole che sorge e tutto il resto. Un album di figurine della rivoluzione. Lo pubblica Alfio Marchini, che dell’ Unità alla fine si è tenuto solo Elle U Multimedia, videocassette album e poster, un settore che rende. Del quotidiano fondato da Gramsci nessuna notizia. Esce l’ album del Che, piuttosto. Va in edicola insieme alla rassegna di tutti i gol degli ultimi 35 anni attraverso le cronache di 90 minuto, iniziativa gemella e sotto il profilo storico ugualmente significativa. Nel panorama botanico del centrosinistra l’ azzardo editoriale, in apparenza marginale, si staglia con la luce di un faro. Illumina il labirinto da giardino all’ italiana fiorito all’ ombra dell’ Ulivo – quadrifogli girasoli rose e margherite – con la forza rude delle passioni di una volta. E’ un gesto politico forte, difatti si ispira alla frase dell’ ideologo dell’ orgoglio minoritario Nanni Moretti: “Facciamo qualcosa di sinistra”, che è il titolo della collana.

Oppure per la sua giovinezza per nulla scapestrata:

“a quattordici anni mio nonno Alfio mi mando’ in America e la girai tutta quanta e da solo”, da ragazzo fini’ sui giornali perche’ gli avevano rubato una Porsche d’ antiquariato, una giovinezza tra donne e motori, piglio deciso, look manageriale, attico in via Frattina, la sede della societa’ e’ invece in largo Argentina, alle spalle del teatro, vicino agli scavi, quelli che i romani chiamano “la casa di Cesare”.

Ma il suo nome nella vicenda dell’Unità compare anche nel libro Inciucio, a firma di Peter Gomez e Marco Travaglio:

Ed è proprio per essere stati «un ingombro» che, secondo i due autori, si scatenò l’ «attacco concentrico» di Silvio Berlusconi «e dei suoi quotidiani», insieme a un pezzo dei Ds e di giornali amici. Era già stato singolare il modo in cui si era svolto il funerale del giornale, ai tempi del fallimento nel luglio del Duemila. Gomez e Travaglio raccontano che non si vide nessuno. «Il bell’ Alfio Marchini», ad esempio, che «nell’ Unità avrebbe messo una ventina di miliardi», per «sfilarsi poco dopo aver concluso con la benedizione del governo D’ Alema un affare mica male»: l’ acquisto a Napoli, dalla Banca d’ Italia, di cinquemila appartamenti in centro. «Prezzo stimato: 821 miliardi di lire. Prezzo pagato: 490 miliardi. Tutto regolare si capisce». Ma nella redazione «il bersaglio del risentimento» era l’ attuale presidente dei Ds, ex direttore della testata, che rese visita solo il giorno delle esequie. L’ Unità «con un buco di 200 miliardi di lire», apparteneva ancora alla Quercia, sebbene fosse ormai «una società in liquidazione, nella mani del professor Viktor Uckmar».

Se il nonno Alfio amava le imprese editoriali, tanto da essere tra i fondatori dello storico Paese Sera, lui ha provato a seguire la stessa strada con il Sabato, il settimanale di Comunione e Liberazione, di cui fece direttore l’allora filosofo Rocco Buttiglione. Ma le cose andarono male e fu lui stesso a chiudere la testata finendo alla fine in tribunale.

CHE HA FATTO ALFIO MARCHINI – Stranamente, per un imprenditore di successo, il suo nome rimbalza raramente nelle cronache giudiziarie, e quando c’è si tratta di quasi sempre di sciocchezze. Nel curriculum c’è un rinvio a giudizio per una lottizzazione:

L’ imprenditore Alfio Marchini e altre sedici persone, tra ex dirigenti comunali, professionisti, amministratori e agenti di polizia municipale, rischiano il processo per presunte irregolarità nel rilascio di una concessione per la costruzione di un edificio con rimessa per più di nove autovetture in un’ area in località Grottarossa. Il procuratore aggiunto della capitale Maria Cordova ha chiesto il rinvio a giudizio per reati che vanno dall’ abuso d’ ufficio al falso, per aver procurato, nella metà degli anni Novanta, alla Società Terme della Tuscia, nel ‘ 97 denominata Alcor, un ingiusto vantaggio patrimoniale.

Finito cancellato grazie alla ex Cirielli:

È finito in prescrizione, grazie alla ex Cirielli, il processo in cui l’ imprenditore Alfio Marchini era accusato di abuso d’ ufficio e falso. La legge ribattezzata «salva-Previti» è scattata anche per altri 14 imputati, tra cui ex dirigenti e funzionari del Comune. L’ inchiesta si riferiva a una (presunta) lottizzazione abusiva avvenuta tra il ‘ 91 e il ‘ 94. Amareggiato l’ avvocato David Terracina, che contava sul proscioglimento di Marchini: «Speravo in una sentenza più coraggiosa».

Poi il nome ritorna nell’inchiesta Telecom su Tavaroli e Cipriani: secondo l’accusa, all’epoca, i due spioni per conto di Dio avevano ottenuto casellari giudiziari e altre informazioni giudiziarie su Alfio Marchini nell’epoca in cui la battaglia per Capitalia infuriava, e lui era vicinissimo a Cesare Geronzi. Il Corriere all’epoca della Rai gli dedicò un ritrattino niente male:

Ed e’ oggi, il giovane Alfio, in continuita’ e insieme in contraddizione con la famiglia, e’ amico di Massimo D’ Alema ma anche di Rocco Buttiglione, legato ai cattolici di Comunione e Liberazione, vicino all’ Opus Dei, amico pure di Berlusconi, di Cossiga… A differenza del nonno, il giovane Alfio e’ pero’ riservato, non ama gli eccessi, e’ definitivamente introdotto nel capitalismo italiano, sua sorella Federica ha sposato Guido Barilla, e lui stesso ha sposato Allegra Giuliani Ricci, secondogenita di Franca Ferruzzi, la cognata di Raul Gardini, ha una casa in Florida, una tenuta in Umbria, un’ altra (della moglie) nel Chianti, la sua impresa costruisce in tutto il mondo, anche in Cina, e ha pure vinto un grosso appalto per gli impianti sportivi in Australia, dove nel ‘ 96 si terranno le Olimpiadi. Capitalismo solido, dunque, quello del giovane imprenditore, lontano dagli affari politici, “ho una presunzione, non accetto appalti pubblici, l’ impresa Marchini e’ fisiologicamente fuori dal mondo delle tangenti” ripete sempre. Ma e’ difficile immaginare un consigliere d’ amministrazione della Rai che non si misuri con il mondo politico. Candidato del presidente della Camera Irene Pivetti, Alfio Marchini ha sempre sognato di fare l’ editore.

IL RAPPORTO CON CALTAGIRONE – Ma il punto più interessante della sua biografia è il rapporto con Francesco Gaetano Caltagirone. Non tanto e non solo per quello che rappresenta in termini di affari, ma perché il Calta era considerato lo sponsor principe di Gianni Alemanno in Campidoglio. Dopo la rottura con la giunta Veltroni, testimoniata dagli attacchi del Messaggero al piano regolatore perché favoriva altri costruttori (“un regalo ai Toti e una grave turbativa del mercato urbanistico romano”), Caltagirone ha rivolto tutti i suoi sforzi politici romani nel sostegno al marito di Isabella Rauti. Ricevendo in cambio quanto voleva l’uomo più liquido d’Italia. E oggi? Oggi la stella di Alemanno è ormai sulla via del tramonto, ma piuttosto che buttarsi di nuovo a sinistra meglio fare da sé, avrà pensato il proprietario di Vianini Industrie. L’attuale primo cittadino della Capitale non l’ha presa benissimo. “Sono sindaco da quattro anni e mezzo e non ho mai conosciuto o visto Alfio Marchini, né parlato con lui di problemi della città, letto suoi articoli o proposte”, ha detto stamattina Alemanno a Un caffé con… su Sky.  “Improvvisamente una persona che non ha detto nulla su Roma si candida a sindaco, con un salto che dovrebbe essere spiegato e che non può non lasciare abbastanza perplessi i romani. Io ho una storia e un percorso politico, Marchini da dove viene?”.

ALFIO MARCHINI: DOVE VA? – Forse sarebbe più intelligente chiedersi dove va, però. Non certo a fare la fine di Geraci, il famoso candidato che non c’era degli andreottiani nella tornata che incoronò Franco Carraro sindaco. E se il presidente di Unindustria Maurizio Stirpe oggi è l’unico ad aprire dopo la sua intervista alla Annunziata (“E’ una novità, vedremo che propone”) chi vorrà correre al Campidoglio, a destra come a sinistra, dovrà da questo momento fare i conti con Marchini. E con Caltagirone.

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