Alessandro Milan e il vaffa all’ascoltatore. Noi siamo con lui, altro che scuse – AUDIO

06/10/2016 di Boris Sollazzo

“Attenti a noi due”, al di là di qualche volo pindarico del pur efficace Oscar Giannino, è una di quelle trasmissioni radiofoniche che, in podcast o in diretta, non potete perdervi. Da Radio 24 Alessandro Milan detto Alino, prima esplora i quotidiani in rassegna stampa per costruire un racconto politico, sociale ed emotivo che non rinuncia mai al coinvolgimento, intellettuale ed emozionale, dei conduttori stesso. A questo va aggiunto poi lo spin-off “Attenti a noi due” appunti, fatto di approfondimenti e spesso di interviste mai banali, come quella al dottor Pietro Bartolo, uno degli eroi “normali” di Lampedusa e protagonista del film candidato all’Oscar per l’Italia Fuocoammare, un dottore che – ha raccontato – ha aiutato a partorire una migrante stringendo il cordone ombelicale con i lacci delle proprie scarpe, non avendo nient’altro, o che ha salvato una donna già destinata alla camera mortuaria: ora lei vive in Svezia, ha due figli ed è tornato per ringraziarlo.

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E lui ha pianto, come noi ascoltandolo (dal minuto 4.30 al 16.50 circa). Ci informa che i viaggi dei barconi della speranza hanno delle “classi”, decise dalla quantità di denaro – o da pezzi del proprio corpo, addirittura, donatori d’organi forzati – elargite agli scafisti: chi è in terza, sono in fondo a quei natanti di fortuna, con difficoltà di respirazioni e nel caso di un parto senza neanche la possibilità di aprire le gambe. Lì ci sono la maggior parte delle vittime. Ammette Bartolo, che non di rado ha vissuto momenti di sconforto e dolore tali da indurlo nella tentazione di mollare “soprattutto quando vedi certe atrocità sui bambini”. Poi chiama un ascoltatore (sentitelo, dal minuto 18.03 fino a 20.53). Di quelli paranoici e complottisti, che ammantano il loro razzismo egoista di complottismo e sospetto. Il nostro ammette orgoglioso di aver mentito alla centralinista sul contenuto del suo intervento – vecchio trucco dei zanzariani dei Cruciani – convinto che la poverina fosse il filtro della censura di Via Monte Rosa e poi tira fuori il coniglio dal cappello: “volete farci sentire emotivamente coinvolti attorno a questi racconti perché la Confindustria ha iniziato a organizzare i corsi di formazione per migranti (confermato da uno spot che passerebbe proprio su Radio 24, dice l’illuminato). “Parlate di canale di Sicilia perché Radio 24 è molto coinvolta da questo business”. Il gombloddo plutogiudaicomigrantomassonico insomma. Milan ha reagito prima con pazienza. Poi con ironia. Poi con insofferenza, “adesso spacco la tastiera del computer”. Infine con impazienza. E ha mandato a fanculo Andrea da Monza.

“Andrea, vada a fare in culo!”. Mi è uscito così, perché di fronte a un non argomento, a una ossessiva e maliziosa ricerca del complotto, del retroscena spinto, del voler vedere sempre il male anche nelle cose banali, non ce l’ho fatta.

Infine ha chiesto scusa, immediatamente in diretta e a fine trasmissione su Facebook. Ha sbagliato, il bravo Milan. Ma non nel pronunciare quel vaffa. E’ vero, la professionalità di chi conduce un programma radiofonico dovrebbe impedire a un anchorman di chiudere una telefonata, un dibattito in questo modo. Ma un uomo, con sangue e cuore, di fronte all’indegnità e alla malafede di un intervento del genere, non poteva che rispondere così. Tanto di cappello quindi ad Alessandro Milan, per avere il coraggio di provare emozioni, di dedicare ai pensieri vergognosi di un uomo così il giusto tono. Quello dell’insulto. Perché se uno insulta l’intelligenza di tutti noi con un intervento così è giusto che riceva un trattamento adeguato. Quindi, per quello che vale, ci uniamo anche noi alle parole del conduttore di Radio 24. E non certo alle scuse, per essere precisi. Una delle poche cose per cui dobbiamo essere fieri di essere italiani è che abbiamo salvato 11.000 persone negli ultimi tre giorni. Di avere come connazionale Pietro Bartolo. Di non costruire muri. Purtroppo, però, il nostro paese è (anche) pieno di Andrea da Monza.

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