Alessandra Cattoi, Giovanni Caudo e Marta Leonori indagati per abuso d’ufficio

Tre assessori della giunta di Ignazio Marino finiscono nel filone d’inchiesta sulle nomine in Campidoglio: Alessandra Cattoi, fedelissima del sindaco chirurgo e già assessore al Patrimonio; Marta Leonori, assessore al Commercio, in prima linea sulla battaglia degli spazi pubblicitari e sulle bancarelle; e Giovanni Caudo, superassessore all’Urbanistica e grande sponsor dell’operazione Tor di Valle; con loro, indagato anche Mattia Stella, già delegato all’attuazione del programma del sindaco chirurgo. Tutti hanno ricevuto la visita della Guardia di Finanza, rituale per l’elezione di domicilio.

LA GIUNTA MARINO FINISCE IN TRIBUNALE

Il Messaggero nella Cronaca di Roma spiega.

Secondo l’accusa, anche i tre assessori avrebbero controfirmato nomine di dirigenti in violazione del Testo Unico sugli Enti Locali. E Mattia Stella sarebbe nella lista dei beneficiati da questi provvedimenti.  Caudo, nominato assessore all’Urbanistica nel 2013, con il suo ruolo in giunta è stato il grande sponsor dell’operazione Parnasi a Tor di Valle, accusato dalle principali associazioni ambientaliste di avere avallato una «gigantesca speculazione edilizia», bocciata anche dall’Istituto di urbanistica. La Leonori, sempre nel 2013, era stata eletta deputata alle elezioni politiche con il Pd, ma si era dimessa per seguire il sindaco come assessore al Commercio. La Cattoi invece era alla guida della sezione Patrimonio. Stella, infine, era stato nominato responsabile dell’Attuazione del programma nella segreteria di Marino. Si dimise lo scorso luglio, dopo le polemiche legate alla prima ondata di arresti di Mafia Capitale. Secondo gli atti dell’inchiesta su Massimo Carminati, capo della cupola che per anni avrebbe tenuto in scacco Roma, infatti, per provare a condizionare la giunta di centrosinistra, Salvatore Buzzi, braccio destro del boss, avrebbe tentato di stringere legami con Stella che, però, non è mai stato indagato. l pm Francesco Dall’Olio, titolare del fascicolo contenente 60 indagati tra ex sindaci, assessori e dirigenti, contesta l’assunzione di figure professionali esterne, avvenuta per chiamata diretta e in violazione del Testo unico degli Enti locali. Prima di prendere personale al di fuori del Comune, i politici avrebbero infatti dovuto verificare se non ci fossero interni qualificati per quei ruoli. Nella documentazione acquisita dalla Guardia di finanza, mancherebbero proprio i documenti relativi a questo controllo. Un’altra possibile irregolarità ipotizzata è che alcuni dirigenti contrattualizzati con l’articolo 110, invece di ricevere potere di firma o la responsabilità operativa di un ufficio, come previsto dalle norme, abbiano riempito lo staff di sindaco e assessori. Si indaga anche per truffa.

 

 

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