Quel segreto tra le carte di Moro: «La pista libica dietro Ustica e Bologna»

05/05/2016 di Redazione

Per scovare quell’ultimo segreto nascosto tra le carte dello storico leader della Democrazia Cristiana, i parlamentari della commissione d’inchiesta Aldo Moro sono partiti da un cablo del Sismi. Un messaggio cifrato da Beirut, che risale al febbraio 1978 e ora desecretato, come spiega La Stampa, nel quale venivano spiegati i dettagli del Lodo Moro. Ovvero, un accordo informale del 1973 tra italiani e palestinesi per mettere al riparo il nostro Paese da attentati terroristici in cambio del sostegno alla lotta di Olp e Fplp. Scavando su quel documento, deputati e senatori hanno avuto la possibilità di visionare tutto il carteggio di Beirut sugli anni ’80-’90, al contrario ancora «segretissimo». Non possono raccontarlo, perché c’è il segreto di divulgazione. Ma, convinti di avere tra le mani un documento inedito e importante, chiedono ora a Renzi di liberalizzarlo e renderlo pubblico.

QUEL DOCUMENTO SEGRETO CHE NASCONDE L’ULTIMO SEGRETO NELLE CARTE DI MORO –

Una prima interpellanza è già stata presentata, come riporta il quotidiano piemontese: 

«È davvero incomprensibile e scandaloso – scrivono i senatori Carlo Giovanardi, Luigi Compagna e Aldo Di Biagio – che, mentre continuano in Italia polemiche e dibattiti, con accuse pesantissime agli alleati francesi e statunitensi di essere responsabili dell’abbattimento del DC9 Itavia a Ustica nel giugno del 1980, l’opinione pubblica non sia messa a conoscenza di quanto chiaramente emerge dai documenti secretati in ordine a quella tragedia e più in generale degli attentati che insanguinarono l’Italia nel 1980, ivi compresa la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980».

GIOVANARDI: «RENZI RENDA PUBBLICI I DOCUMENTI»

Nella sede dei servizi segreti dove hanno potuto visionare il carteggio, con divieto di fotocopiare e senza smartphone al seguito, i commissari parlamentari hanno potuto leggere quanto riportava il colonnello Stefano Giovannone. Ma non solo:

Volevano verificare se nel dossier ci fossero state notizie di fonte palestinese per il caso Moro, cioè documenti sul 1978. Sono incappati invece in documenti che sorreggono – non comprovano, ovvio – la cosiddetta pista araba per le stragi di Ustica e di Bologna. O meglio, a giudicare da quel che ormai è noto (si veda il recente libro «La strage dimenticata. Fiumicino 17 dicembre 1973» di Gabriele Paradisi e Rosario Priore) si dovrebbe parlare di una pista libico-araba, ché per molti anni c’è stato Gheddafi dietro alcune sigle del terrore. C’era la Libia dietro Abu Nidal, per dire, come dietro Carlos, o i terroristi dell’Armata rossa giapponese. Giovanardi e altri cinque senatori hanno presentato ieri una nuova interpellanza. Ricordando le fasi buie di quel periodo, in un crescendo che va dall’arresto di Daniele Pifano a Ortona con due lanciamissili dei palestinesi dell’Fplp, agli omicidi di dissidenti libici ad opera di sicari di Gheddafi, alla firma dell’accordo italo-maltese che subentrava a un precedente accordo tra Libia e Malta sia per l’assistenza militare che per lo sfruttamento di giacimenti di petrolio, concludono:

 

«I membri della Commissione di inchiesta sulla morte dell’on. Aldo Moro hanno potuto consultare il carteggio di quel periodo tra la nostra ambasciata a Beirut e i servizi segreti a Roma, materiale non più coperto dal segreto di Stato ma che, essendo stato classificato come segreto e segretissimo, non può essere divulgato; il terribile e drammatico conflitto fra l’Italia e alcune organizzazioni palestinesi controllate dai libici registra il suo apice la mattina del 27 giugno 1980».

Ora secondo Giovanardi, che ha lasciato la maggioranza e da tempo è convinto che ci sia una bomba dietro la strage di Ustica, Renzi deve liberalizzare tutto il carteggio.

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