Affittopoli Roma, così si vendono sottobanco (e in nero) le case popolari

Le case popolari a Roma, edifici residenziali pubblici, sono talmente pubblici che i privati che li occupano sono pronti a venderseli sottobanco con la massima disinvoltura: questi sono i primi risultati delle indagini degli ispettori della gestione commissariale, messi all’opera dal prefetto di Roma Capitale Francesco Paolo Tronca, deciso a risolvere la nuova affittopoli Roma entro la fine del suo mandato commissariale, ovvero entro giugno. Oltre agli sfratti e all’adeguamento dei canoni per chi occupa un immobile di edilizia pubblica, c’è da risolvere anche la piaga degli inquilini che si vendono sottobanco, e in nero, gli ERP.

AFFITTOPOLI ROMA, COSÌ SI VENDONO SOTTOBANCO E IN NERO LE CASE POPOLARI

Il Messaggero nella Cronaca di Roma con Alessia Marani spiega.

La buonuscita è d’obbligo. Il giro d’affari delle vendite sottobanco enorme. Anche perché ora non si può essere troppo sfacciati, i controlli sono aumentati, la legge Lupi vieta di mettere residenza in una casa occupata e il rischio più alto. Così chi vuole lasciare l’appartamento dell’ente e guadagnarsi un bel gruzzolo deve fare le cose “per bene”. Meglio se con l’aiuto di intermediari che procaccino il cliente. Più che agenzie immobiliari, criminali. A Roma gli ispettori comunali e dell’Ater calcolano che, in una media al ribasso, ogni anno si consumano un centinaio di vendite “mascherate”. Un business da cinque milioni di euro e che mette “su piazza” soldi in nero come se piovesse, anche i proventi di spaccio, rapine e prostituzione.

 

I canali per vendite sono moltissimi, e i sotterfugi di ogni genere.

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Chi vive nelle case Erp, di edilizia pubblica residenziale sa come funziona. Ci si mette d’accordo su tutto. Gli escamotage sono tantissimi. A volte nemmeno servono. Come nel caso degli annunci immobiliari scovati online dai vigili urbani: «Vendesi appartamento di 57 mq, finemente ristrutturato, Garbatella, 130mila euro solo contanti»; «Appartamento ente, Don Bosco, 55mila euro, no perditempo». Pizzicati, denunciati e con l’appartamento tolto tramite sequestro preventivo. È dietro lo scambio casa che, spesso, s’annida il sotterfugio. È un’opportunità regolata in base al consenso delle parti, per cui gli inquilini possono scambiarsi gli alloggi. Non esiste un portale ad hoc, la ricerca avviene soprattutto grazie alle inserzioni su “Porta portese”, nella voce “affitti senza prezzo”. Telefoniamo a un inquilino che vorrebbe scambiare la sua casa sulla Casilina con una a Ostia: «Ma vuole una buonuscita?», chiediamo sul finale. E lui: «Beh, la mia casa sta molto bene, se la sua è peggio… Ma incontriamoci». Sul gruppo Facebook degli inquilini delle case popolari, qualcuno azzarda «Vorrei sapere se qualche persona vuole una buonuscita per una casa popolare grazie». E Angelo risponde: «Il modo più adatto pe’ fasse carcera’». Chissà quanti hanno risposto in privato.

 

 

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