La Turchia e il rubinetto d’oro dei migranti

Il controllo da parte della Turchia del rubinetto dei rifugiati sembrerebbe una leva decisamente d’eccezione nelle negoziazioni con l’Europa. Questo l’aspetto più controverso del primo vertice euro-turco, conclusosi ieri a Bruxelles con l’adozione di un «action plan» per frenare l’afflusso di migranti irregolari verso le coste europee. Un accordo che ha molte pecche. Ecco l’analisi di Repubblica:

Negoziare su tutto, non dire mai di no, guadagnare tempo, evitare temi controversi: messi sotto ricatto dalla Turchia, che controlla il rubinetto dei rifugiati, gli europei hanno applicato le regole base di qualsiasi buon negoziatore in una presa di ostaggi. Il primo vertice euro-turco si è concluso ieri a Bruxelles con l’adozione di un «action plan» che contiene molte promesse, tutte da verificare, in cambio dell’impegno turco a frenare l’afflusso di migranti irregolari verso le coste europee, anche quello tutto da verificare. Raramente, nella storia pur non lineare della diplomazia europea, la distanza tra le cose dette e le cose veramente pensate è stata più grande.

Gli europei promettono di dare tre miliardi ai turchi per aiutarli nell’accoglimento dei due milioni di rifugiati siriani. Ma chi dovrà mettere i soldi, come e quando, non è ancora definito. Altra promessa europea è la liberalizzazione del sistema dei visti di ingresso, che dovrebbe scattare a ottobre. Ma si tratterà solo di visti turistici per tre mesi. E, secondo il premier bulgaro Borisov, la liberalizzazione potrebbe essere ristretta solo ad alcune categorie professionali, come imprenditori o studenti turchi che vogliono venire in Europa. Infine Bruxelles si impegna a riaprire una serie di capitoli nel negoziato di adesione della Turchia alla Ue, bloccati da anni per il veto franco-tedesco. Ma, anche qui, la distanza tra l’apertura di un negoziato e la sua chiusura resta grande sopratutto se, come dice Renzi, «bisogna mantenere alta l’asticella » degli standard europei.

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Stesse informazioni che provengono dall’inviato a Bruxelles…

Ieri Erdogan però non si è presentato a Bruxelles, ha mandato il premier Davutoglu. Gli europei, dal canto loro, non hanno ancora deciso chi metterà i soldi: la Commissione propone di pagare 500 milioni chiedendo che gli altri 2,5 miliardi vengano sborsati dai governi, che però non ne vogliono sapere. Quando alla riapertura dei negoziati di adesione, viene indicato un solo capitolo (politica economica) mentre vengono stralciati gli altri cinque su richiesta di Cipro e Grecia che non vogliono promettere troppo ai turchi. Sul tavolo anche l’impegno europeo di prendersi carico di parte dei rifugiati accolti in Turchia in cambio della chiusura delle rotte migratorie. La Merkel ha riunito i leader di Austria, Svezia, Finlandia, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Grecia e la stampa tedesca ha parlato di un numero tra i 100 e i 400mila richiedenti asilo che verrebbero redistribuiti tra i Ventotto. Il premier olandese Mark Rutte ha però smentito la cifra. Visto il ritardo con il quale i governi stanno procedendo allo smistamento di 160mila siriani sbarcati in Italia e Grecia, a Bruxelles ci si aspetta che i numeri finali saranno ben più contenuti.

(in copertina Erdogan fotot ADEK BERRY/AFP/Getty Images)

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