L’Odissea degli abilitati TFA: “Ecco perché la Buona Scuola è un’ingiustizia” dice Antonio.

Buongiorno direttore,

mi chiamo Antonio, ho 30 anni e sono uno degli insegnanti precari – abilitati di seconda fascia – che saranno esclusi dal piano di assunzioni previsto nel DDL “La buona scuola”.
Le scrivo per raccontarle la mia storia e per spiegarle brevemente in cosa consiste l’ingiustizia di cui credo di essere vittima, insieme ad altre decine di migliaia di insegnanti nella mia stessa condizione.
Mi iscrivo alla facoltà di Lettere dell’università di Napoli nel 2003 con il sogno di diventare insegnante di materie letterarie alle scuole medie e superiori. Concludo i miei studi di laurea triennale in Lettere Moderne nel 2006 e conseguo anche la laurea specialistica in Filologia Moderna nel marzo del 2009. Purtroppo però, appena un anno prima della mia laurea, le scuole di abilitazione all’insegnamento, le cosiddette SISS, sono state chiuse.
Pur avendo completato i miei studi nei tempi stabiliti, e pur avendo superato tutti gli esami richiesti per l’inserimento nelle graduatorie scolastiche, non ho più la possibilità di abilitarmi per entrare nelle Gae, le famose graduatorie ad esaurimento, da cui il governo ha deciso ora di attingere per le assunzioni dei 100mila precari.
Per tre anni nessuna notizia, tutto fermo. Non posso più abilitarmi e, di conseguenza, nessuna speranza di poter lavorare. Così rimango in attesa di notizie dallo Stato per potermi abilitare, requisito indispensabile per poter lavorare, ma tutto è fermo fino al 2011: nel frattempo mi dedico ad altri lavori in Italia e all’estero. Poi, finalmente, il ministro Gelmini annuncia l’apertura delle nuove scuole di abilitazione, i cosiddetti Tfa (tirocinio formativo attivo), che partono nell’anno accademico 2012-2013.
Passo un’intera estate a studiare, poi sono finalmente pronto per le prove preselettive a numero chiuso, basate sul fabbisogno dei docenti in ogni provincia e regione. Ebbene, riesco a superare le prove preselettive, la prova scritta e la prova orale per essere ammesso a questo corso abilitante presso la Seconda università di Napoli.

Finalmente, dopo mesi di selezioni, vengo a sapere che sono ammesso al corso di abilitazione all’insegnamento, primo ciclo del nuovo Tfa. Pago 2500 euro e dedico un anno intero della mia vita allo studio, ai corsi, al tirocinio con gli studenti presso una scuola media, alla scrittura di una tesi, nella speranza di poter lavorare nel giro di poco tempo.
A luglio del 2013 conseguo l’agognata abilitazione ma devo aspettare un altro anno (settembre 2014) per l’aggiornamento delle graduatorie (che avviene ogni tre anni) e per informare il ministero del conseguimento della mia abilitazione! A questo punto vengo inserito dal ministero nella seconda fascia delle graduatorie d’Istituto, quindi escluso dalle Gae, le graduatorie ad esaurimento di prima fascia.
In pratica, vengo messo in un altro bacino di migliaia di insegnanti dal quale si spera che, prima o poi, il governo possa andare ad attingere per le assunzioni perché – non dimentichiamo – i Tfa erano stati organizzati a numero chiuso sulla base del fabbisogno docenti! Addirittura nell’università in cui ho conseguito io l’abilitazione gli ammessi al TFA sono stati solo 30 su 70 posti disponibili: quindi una selezione piuttosto dura.
Così, finalmente, nel novembre 2014 riesco a prendere servizio a tempo determinato in una scuola media con incarico – ancora in corso – fino al 30 giugno. Il mio primo contratto: una bella soddisfazione dopo anni di attesa. Ne sono passati ormai 6 dalla laurea. Ma il mio sogno è destinato a durar poco: il governo Renzi decide di assumere dalle Gae, quindi solo i vecchi abilitati (fino al 2008), dunque di età più avanzata. E a noi più giovani cosa resta? Un pugno di mosche, o la cancellazione definitiva del sogno di diventare insegnante.
Il governo, in realtà, afferma che avremo la possibilità di fare un altro concorso, ma:
1) Sarebbe del tutto simile a quello già fatto per l’ammissione al Tfa;
2) Il Tfa era basato sul fabbisogno di docenti
3) Ritengo ingiusto che i vecchi abilitati – che hanno fatto esattamente il mio percorso, né più né meno – debbano essere assunti mentre noi dovremmo rifare un concorso pubblico, probabilmente insieme anche ai non abilitati (cioè ai circa 200mila aspiranti docenti inseriti in terza fascia). Come se ci fossero abilitati di serie A e abilitati di serie B. Figli di un dio minore, forse solo perché noi siamo la generazione senza sindacati, senza tutele di alcun tipo.

Il governo ha anche indetto un secondo ciclo del Tfa quest’anno, ulteriore beffa per altre migliaia di docenti che forse non insegneranno mai, rimpinguando soltanto le casse delle università (e allora viene da pensar male sul motivo per cui sono stati pensati questi corsi abilitanti). In tutto, tra primo e secondo ciclo TFA, siamo circa 30mila abilitati, ma il nostro futuro lavorativo, di vita, di costruzione di una famiglia, è di nuovo assai incerto, dopo anni e anni di attesa per l’incapacità dello Stato di prendere decisioni rapide e di risolvere i problemi. Insomma, una vera beffa per la mia generazione, bastonata sempre e comunque, soggetta alle decisioni contrastanti di governi che si contraddicono l’uno con l’altro, soltanto sulla nostra pelle.

Grazie dell’attenzione, spero di aver chiarito la situazione dei precari abilitati della scuola con TFA.
Cordiali saluti,
Antonio

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