Le accuse a Luca Gramazio, il «volto istituzionale di Mafia Capitale»

Per la Procura di Roma era l’«asset del capitale istituzionale» del clan. L’anello di collegamento tra la politica e Mafia Capitale. C’è anche Luca Gramazio, ex capogruppo del Pdl in Campidoglio ai tempi della giunta Alemanno e poi eletto consigliere regionale di Forza Italia nel Lazio, tra i nomi di spicco dei 44 arrestati nella seconda tranche dell’inchiesta “Mondo di Mezzo sulla mafia capitolina. In diretta collaborazione, seppur in posizione “subordinata”, con il “Nero” Massimo Carminati, a capo della “cupola”. Così come con il ras delle cooperative e presidente della “29 Giugno” Salvatore Buzzi e gli altri sodali.

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Luca Gramazio
Luca Gramazio, tra i 44 arrestati dell’inchiesta su Mafia Capitale (Archivio Ansa)

LUCA GRAMAZIO, «ASSET DEL CAPITALE ISTITUZIONALE» DEL CLAN –

Ma questi i consiglieri comunali devono sta ai nostri ordini ….”, spiegava in una conversazione intercettata l’uomo delle coop, evocando il totale asservimento della politica locale agli ordini di Mafia Capitale. Ed è proprio il “Mondo di sopra”, con esponenti politici locali di destra, centro e sinistra, a essere travolto dalla seconda fase dell’inchiesta. Compreso lo stesso Gramazio. Il suo nome era già emerso mesi fa nella prima fase delle indagini, quando decise di dimettersi dal partito, senza però lasciare l’incarico di consigliere alla Pisana. Già allora, secondo gli atti dell’inchiesta, emerse la sua partecipazione ad alcuni incontro con Carminati insieme al padre Domenico Gramazio (non indagato, ndr). Ovvero, il leader storico della destra romana, detto «il pinguino», ricordato per aver festeggiato il Aula la caduta del governo Prodi con mortadella e spumante.

Il figlio Luca, classe ’80, era invece in contatto con il mondo dell’estremismo di destra di Casapound. Basta ricordare quando, ai tempi dell’amministrazione Alemanno, rivendicò di aver ottenuto il patrocinio del Comune per un’iniziativa della stessa formazione politica sul piano regolatore e come si preparasse per dare battaglia con una delibera sulla casa che garantisse «l’italianità». Le indagini hanno adesso chiarito il ruolo dell’ex capogruppo Pdl, considerato un “contatto privilegiato” di Mafia Capitale con il “Mondo di sopra“. A carico di Gramazio è contestato il 416bis, con l’aggravante di aver agito per agevolare l’associazione mafiosa, come si legge nell’ordinanza firmata dal gip romano Flavia Costantini. Nelle stesse indagini dei carabinieri del Ros è stata evidenziata «la straordinaria pericolosità» di Gramazio. Tale da aver motivato, secondo il magistrato, la custodia cautelare, considerata la possibilità di «sfruttare la rete ampia dei collegamenti per fornire nuova linfa alle attività delittuose e agli interessi dell’associazione» di Carminati e Buzzi, nonostante numerosi sodali si trovassero già in carcere. 

LE ACCUSE NEI CONFRONTI DI GRAMAZIO –

Il gip sottolinea nella sua ordinanza l’«incessante attività» di Gramazio, «espletata per l’associazione», con l’obiettivo di inserire nei settori più sensibili della pubblica amministrazione soggetti e personaggi funzionali agli interessi della “cupola” di Buzzi e Carminati. Ma anche allo scopo di orientare risorse pubbliche in quelle attività presa di mira dal sodalizio criminale. Allo stesso modo nell’ordinanza viene sottolineata «la sua presenza operativa nella turbativa d’asta trasversale agli opposti schieramenti politicicostituito dall’assegnazione di uno dei lotti del Cup». Uno degli affari più ghiotti per Mafia Capitale. A passare all’incasso, secondo gli inquirenti, era però anche lo stesso Gramazio. Emerge dagli atti dell’inchiesta, dove si sottolinea «il diretto interesse personale economico (di Gramazio, ndr) e non nel partecipare attivamente alla consorteria mafiosa»

DA BUZZI A GRAMAZIO 98MILA EURO E ASSUNZIONI –

In base alle carte, l’ex forzista riusciva così a intascare ingenti somme di denaro e altre utilità grazie ai rapporti con la “cupola romana”. Tra le altre, avrebbe ricevuto da Buzzi 98mila euro in contanti in tre tranches (50, 28 e 20mila euro), più «15mila euro con bonifico per finanziamento al comitato Gramazio, l’assunzione di 10 persone», retribuite nell’interesse dello stesso ex capogruppo Pdl. Oltre a una «promessa di pagamento di un debito per spese di tipografia».

Il peso politico – e criminale – di Gramazio cresce in contemporanea con il “tramonto” di Riccardo Mancini, l’ex ad dell’Ente Eur e fedelissimo di Alemanno, coinvolto in diverse inchieste e a processo nell’inchiesta sulla presunta tangente da 600 mila euro per la fornitura di 45 filobus al Comune di Roma. Il ruolo crescente di Gramazio veniva esplicitato dallo stesso Carminati nel corso di diverse conversazioni, come hanno spiegato gli investigatori del Ros:

«Già nel noto “manifesto programmatico”, allorquando illustrava a Riccardo Brugia” – un suo collaboratore, ndr) come le funzioni di Riccardo Mancini nell’aggiudicazione dei lucrosi appalti pubblici in favore delle cooperative di Buzzi (“ce sta a passa’ i lavori buoni perche’ funzioni questa cosa …’), fossero state prese da un nuovo soggetto intraneo all’amministrazione comunale che insieme a Fabrizio Testa (manager, ndr) aveva il compito di “prendere appalti” e far passare ‘le delibere”.

«Mo’ non decide piu’ lui mo’ de… ce l’ha? l’amico mio insieme a Fabrizio Testa… che sta al Comune… passa al Comune e poi… prendono appalti.. poi passano le delibere…”», si legge. Una figura che per gli inquirenti è da identificare nello stesso Gramazio, all’epoca della conversazione capogruppo Pdl al Comune di Roma.

Ma non solo: dalle carte emerge come la sua partecipazione strutturata a Mafia Capitale sia descritta da Testa, durante una conversazione con Buzzi e Carminati nell’assegnazione dei lotti del Centro unico di prenotazioni sanitarie (gara sospesa dalla giunta Zingaretti, con le dimissioni del capo della segreteria del governatore laziale Maurizio Venafro, che ha anche subito una perquisizione nel proprio domicilio, ndr):

«… in Regione c’avemo il capogruppo al Comune e in Regione.. noi stamo na favola.. non demo.. non dobbiamo riporta’ nessun altro.. quindi meglio de cosi?!..»

LA “TELA” DEI RAPPORTI DI GRAMAZIO E LE SUE ATTIVITÀ 

Diverse le vicende descritte agli atti dell’inchiesta nelle quali emerge il ruolo di Gramazio come “volto istituzionale” dell’organizzazione criminale. Viene ricordato il «sostegno dato per l’elezione di Luzzi a sindaco di Sacrofano» (già “Amministratore Delegato dell’azienda Astral Spa e soggetto già in rapporti con Buzzi”), con il gruppo criminale che contava su Gramazio «per assicurarsi l’adesione di costui agli interessi del sodalizio». E si ricorda come sia proprio Gramazio la persona che, con l’occulta regia di Carminati, «instaura rapporti con rappresentanti di altre forze politiche»

Ma Gramazio si interessava soprattutto di sfruttare il suo ruolo, istituzionale e politico, per orientare risorse pubbliche in settori nelle mire della cupola criminale. Si passa dai «livelli istituzionali più alti (la Regione, ndr)» dove Gramazio si attivava, secondo le carte, per destinare «importanti risorse, al comune di Roma», fino ai «livelli decisionali intermedi, quelli comunali, politici (Coratti, e non solo) e amministrativi ( Altamura), che «si muovono per destinare tali risorse al X municipio, presidiato da amministratori vicini a Buzzi». Infine, «a livello di X municipio, laddove l’intervento è sul decisore ultimo, in questo caso il Presidente (Tassone, ndr)».  C’è un intercettazione agli atti dell’inchiesta che è esemplificativa, risalente al 14 marzo 2014:

«Buzzi, all’interno degli uffici di via Pomona, dopo aver attivato il dispositivo Jammer, riferiva ai propri collaboratori che Francesco D’Ausilio – non indagato, ndr –   nel corso dell’ultimo consiglio comunale, gli aveva sottolineato come, nonostante fosse a conoscenza del rapporto che legava Buzzi a Mirko Coratti, qualsiasi questione relativa all’area di Ostia non potesse prescindere dal suo consenso. In particolare, Buzzi spiegava che tale affermazione era legata all’assegnazione da parte della Regione, grazie all’interessamento di Luca Gramazio di “un milione di euro per il verde” al Municipio di Ostia, fondi che Buzzi sosteneva sarebbero dovuti “ritornà tutto a noi perché….una mano lava l’altra e tutte e due lavano il viso..”. A tal proposito, Buzzi coinvolgeva il Presidente del Municipio, che si stava impegnando per favorirlo nell’illecito progetto (“io c’ero andato a parlà..sta facendo gli atti per darceli tutti a noi..), nonché lo stesso D’Ausilio, cui avrebbero parlato del problema, sollevato da quest’ultimo, sull’assegnazione di tutti i fondi alla “29 giugno”».

LA PROROGA DEI LAVORI SUL VERDE PUBBLICO ALLE COOP SOCIALI. BUZZI A GRAMAZIO: «FIRMA LA MOZIONE DI OZZIMO»

Dalle carte emerge anche il caso del voto a favore della mozione, presentata da Ozzimo in Assemblea Capitolina, per la proroga dei lavori sul verde pubblico alle cooperative sociali. Un settore nel quale Buzzi ha forte interesse, tanto da “indicare” a Gramazio come dovrà comportarsi in consiglio comunale: «La firmi? Grazie». Ozzimo ha in effetti presentato l’emendamento, poi approvato con il voto favorevole di Gramazio.

Tra le attività contestate c’è anche l’impegno per «creare il consenso istituzionale, in sede di assemblea capitolina e organi tecnici e contabili, volto all’approvazione degli emendamenti intesi allo stanziamento di 1.000.000 di euro per le piste ciclabili nel 2013, emendamento alla cui approvazione partecipava personalmente».

…E L’ “ATTIVISMO” PER “BLINDARE” GLI INVESTIMENTI DI MAFIA CAPITALE –

Anche nella già citata vicenda del Cup, Gramazio si attiva:

«Egli, in nome della lottizzazione politica, che impone vi siano quote riservate all’opposizione nei lavori pubblici assegnati, chiede ed ottiene che vi sia una quota destinata a soggetti economici a lui riconducibili, pretendendo, e ottenendo, a garanzia ditale accordo, la nomina di Scozzafava quale membro della commissione.

Lo stesso Buzzi, ha spiegato ai pm che:

«per poter riuscire a vincere la gara CUP, era necessario avere un referente politico; era a conoscenza che “la gara era chiusa” e per loro non “c’era spazio”, “siccome sappiamo benissimo che tutte le gare, in Regione, in Comune, insomma, c’è la quota della maggioranza e la quota dell’opposizione, siamo andati, eh, da Gramazio, per chiedere se ci poteva aiutare nella nostra aspettativa …. di essere rispettati ….. non abbiamo mai parlato con Gramazio di trattative economiche in cambio, se avessimo vinto la gara. Però ovviamente eravamo interessati al fatto che per Gramazio avesse avuto, cresciuto come potere, perché se cresceva Gramazio, noi che eravamo amici suoi, crescevamo anche noi»

Ma non solo: secondo le carte, nel passaggio dall’amministrazione Alemanno alla nuova Marino, l’ex capogruppo Pdl si attivava per “blindare” e «mettere in sicurezza gli investimenti criminali del gruppo, spingendo perché vendano adottati provvedimenti amministrativi e determine dirigenziali che impegnino il comune a spese a favore del gruppo di Buzzi».

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