Enza Bruno Bossio contro la Tampon Tax: «Questa volta il Governo non si giri dall’altra parte»

Ormai non si può più fare finta di niente: l’imbarazzante “tampon-tax”, la tassa sugli assorbenti, va tolta. Le donne non possono scegliere di non avere il ciclo, e un assorbente è una necessità, non un bene di lusso. Sono lontani i tempi in cui si rideva dietro a Pippo Civati, uno dei primi a raccogliere l’appello. Oggi a farsi carico di questa lotta è Enza Bruno Bossio, prima firmataria della proposta di legge che verrà presentata oggi a Montecitorio. E le speranze ci sono tutte: «Questa potrebbe essere la volta buona» dice a Giornalettismo.

Enza Bruno Bossio «presenteremo una proposta per abbassare l’aliquota dal 22% al 5»

«Ormai c’è una presa di coscienza molto più ampia rispetto al passato» dice Enza Bruno Bossio citando le petizioni lanciate da Onde Rosa, Non una di meno e molte altre associazioni che fanno campagne di sensibilizzazione sulla tampon tax, l’aliquota al 22% che imbarazza l’Italia. «Ormai è chiaro che si tratta di una vera e propria discriminazione di genere: le donne non possono nell’eta fertile, che dura circa 40 anni, evitare di comprare l’assorbente» dice la deputata dem. «Tutto sommato in Italia se n’è cominciato a parlare per davvero da poco, e noi vogliamo non solo contribuire alla discussione ma avviare anche un percorso che abbassi l’aliquota» continua Bossio, spiegando che «noi altro non chiediamo che la modifica della tabella A, ovvero quella che elenca i beni considerati di prima necessità». Perché l’inghippo sta proprio lì: gli assorbenti non vengono considerati un bene di prima necessità, mentre il rasoio, ad esempio, sì. Persino il tartufo sembra essere più essenziale di un assorbente. Uno strascico che risale al 1973, quando la tassa venne fissata al 12%. Con gli anni è cresciuta sempre di più fino a toccare la vetta del 22% odierna.

Enza Bruno Bossio, «C’è una maggioranza trasversale»

Il tema della tampon tax continua a tornare a diverse ondate, ma la presa di coscienza politica e sociale che c’è oggi è una novità: «ora i tempi sono maturi» secondo Enza Bruno Bossio, che sostiene che questa volta si riuscirà ad abbassare l’aliquota. Complice anche una «maggioranza trasversale su questo tema»: in effetti anche il Movimento 5 stelle aveva annunciato, durante la campagna elettorale, che si sarebbe fatto carico di questa battaglia. Eppure, l’emendamento è stato bocciato in legge di bilancio.  Il presidente della Commissione Igiene e sanità Pierpaolo Sileri (M5s) aveva a sua volta presentato un disegno di legge sottolineando come «gli assorbenti intimi per le donne sono una necessità primaria,  un presidio che andrebbe considerato medico». «D’altronde avere il ciclo mestruale e dover comprare degli assorbenti non è una cosa che le donne possono evitare a livello fisiologico» diceva, spiegando che non si tratta di una battaglia femminista ma di una «battaglia logica, di buonsenso, che hanno portato avanti anche molti paesi europei. Sembra poca cosa, ma non lo è». Eppure, non se n’è concluso nulla nemmeno quella volta.

Bocciatura per non infastidire l’Europa: «Ma è una motivazione che non sta in piedi»

Se ne continua a parlare ma non si riesce mai a ottenere nulla, forse «perché i tempi non erano maturi, ora lo sono. Il peso esercitato dall’opinione pubblica è fondamentale per spingere e pressare il governo a prendere una posizione positiva» dice Enza Bruno Bossio a pochi minuti dalla conferenza stampa di presentazione. Ma come convincere un governo che aveva di sua iniziativa proposto l’abbassamento dell’aliquota e poi si è tirato indietro? «Perché le motivazioni non erano fondate» spiega Bossio. «Le motivazioni di Laura Castelli in riunione di commissione bilancio quando si discuteva della manovra sono stati piuttosto deboli, perché ha parlato di verifica con la commissione europea quando la stessa commissione ha più volte invitato i paesi europei ad abbassarla» continua Bossio. E in effetti i dati le danno ragione: la Spagna, che tassa gli assorbenti al 10%, ha annunciato che abbasserà l’Iva al 4%, così come ha fatto la Francia nel dicembre 2015, scendendo dal 20 al 5,5 per cento, il Belgio a sua volta è passato dal 20 al 6 per cento e l’Olanda si mantiene sul 6%. E, ancora per poco europei, anche il Regno Unito l’ha abbassata nel 2000 dal 17,5 al 5%, dando il buon esempio che è stato poi valorizzato ancora di più: l’Irlanda l’ha azzerata completamente, così come la Scozia, dove addirittura gli assorbenti vengono distribuiti gratuitamente alle studentesse. «Tutti i paesi europei hanno raccolto questa iniziativa, tranne l’Italia e altri due o tre». Il cambio di rotta dei pentastellati non è definitivo, e Bossio conta di trovare supporto anche da loro: «Spero che i 5 stelle a suo tempo l’abbiano accantonata perché nel frastuono e nella confusione della legge di bilancio, dove c’era una discussione con l’Europa questioni più significative per la manovra finanziaria, possano oggi ascoltare con più serenità». E salutandoci, Enza Bruno Bossio rinnova la sua decisione e speranza: «Lo ribadisco: alla manovra di bilancio eravamo arrivati tutti un po’ “a freddo” su questa discussione. Oggi, che si è sviluppata una  presa di coscienza maggiore, credo che il risultato sarà diverso».

(Credits Immagine copertina: pixabay CC0 Creative Commons)

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